E’ in questo contesto che papa Francesco sta scrivendo un’enciclica che si presume tratterà i temi che riguardano l’ecologia umana.
Nell’ambito di questa discussione la rivista Studia Bioethica della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” ha appena pubblicato il n. 8, vol.2/2015, il cui tema centrale è “Bioetica e ecologia umana”.
La rivista curata in questo caso dal prof. Pietro Ramellini è interamente disponibile on line, previa iscrizione gratuita.
Per cercare di capire che cosa si intende per ecologia umana e come si coniuga in relazione ai problemi di sviluppo e crescita dell’umanità, ZENIT ha intervistato il prof. Massimo Losito, docente presso la Facoltà di “Bioetica ed ecologia”, autore di uno dei contributi alla rivista.
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La vostra Facoltà, oltre al numero dedicato a Bioetica e ecologia umana, propone nel prossimo Maggio un convegno e all’inizio di luglio un intero Corso Estivo dedicato ai temi ambientali. Qual è la ragione di questo interesse, forse l’imminente enciclica di Papa Francesco?
Prof. Massimo Losito: Come tanti, siamo in attesa di poter leggere il documento che il Papa sta preparando, certi che esprimerà il suo rigore dottrinale e la sua amorevole cura pastorale su un tema così urgente come la salvaguardia del creato. Ma l’interesse per i temi ambientali è presente fin dall’inizio nella nostra Facoltà, con corsi e master ad essi dedicati; come del resto è presente fin dall’inizio della storia della Bioetica, introdotta negli anni ’70 come “scienza della sopravvivenza” da Van Rensselaer Potter.
Cosa intende specificamente per “ecologia umana”?
Prof. Massimo Losito: L’espressione viene usata già nei primi anni del ’900, da Ellen Swallow Richards ed era riferita alla sanitizzazione degli ambienti di vita dell’uomo. Negli anni a seguire si focalizzerà su aspetti differenti: ecologici, geografici o sociologici (quest’ultimi hanno avuto particolare successo con i lavori di Robert E. Park, Ernest W. Burgess e Roderick D. McKenzie della cosiddetta Scuola di Chicago).[1] Negli anni ’80 trova spazio in un seminario di studi e nella conseguente pubblicazione presso l’Università Gregoriana.
E’ un concetto utilizzato anche nel magistero pontificio..
Prof. Massimo Losito: Esattamente, tanto che Benedetto XVI ha definito l’ecologia umana una “necessità imperativa”. Ma ha anche specificato che essa va intesa in senso giusto.
Che vuol dire “intendere in senso giusto”?
Prof. Massimo Losito: È l’uso nel magistero che va inteso con chiarezza. A partire dalla sua comparsa nel 1973 con Paolo VI l’ecologia umana ha una forte accezione morale, pertanto si lega profondamente alla bioetica.
Ecologia umana come “pulizia”, purificazione dell’ambiente di vita dell’uomo dall’immoralità?
Prof. Massimo Losito: E’ stato Giovanni Paolo II a sottolineare nella Centesimus Annus che, come con l’ecologia ci preoccupiamo di tutelare la natura che Dio ci ha donato, così con l’ecologia umana dobbiamo anche salvaguardare il primo nostro ambiente: la famiglia e noi stessi.
Con l’ecologia umana il magistero ci porta a riconoscere la contraddizione che sussiste quando desideriamo e addirittura pretendiamo misure legislative che venga rispettato l’ambiente, e poi favoriamo e legalizziamo comportamenti che disprezzano l’essere umano, la sua vita ai suoi albori o nel suo declino.
Il libro della natura, ha affermato Benedetto XVI, è “uno e indivisibile”.
Dall’ecologia ambientale dunque siamo condotti quasi spontaneamente verso questa ecologia dell’uomo.
Prof. Massimo Losito: Si, come pure dall’ecologia umana, cioè da un uomo rinnovato, che rispetta se stesso, e l’intera famiglia umana (attuale e futura) arriviamo al rispetto dell’ecologia ambientale, evitando lo sperpero delle risorse o comportamenti inquinanti miopi ed egoistici, senza però per questo cadere in superficiali ecologismi antiumani, che dipingono l’uomo come un “guastafeste” o un “parassita” nella natura, per usare espressioni dello stesso Ratzinger.
Perché l’ecologia umana è una “necessità imperativa”?
Prof. Massimo Losito: Ciò che è a rischio in tanti comportamenti dell’uomo, non è solo l’ambiente naturale ma la stessa sopravvivenza dell’umano: non in senso biologico ma antropologico; quando “non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale – scriveva Benedetto XVI – se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell’uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca”, se si deludono dunque i principi condivisibili di una bioetica personalista, l’uomo s’innalza a padrone e manipolatore, e contemporaneamente si degrada a materia manipolata.
Ecco che dove manca una vera ecologia umana, gli uomini, vivono solo per se stessi, in modo “orizzontale”, e allora prevale una deleteria “cultura dello scarto”, per usare l’incisiva espressione di papa Francesco. Lo sguardo che porto all’altro decide della mia stessa umanità. Posso trattarlo come cosa dimenticandomi della sua e quindi anche della mia dignità, del suo e mio essere immagine e somiglianza di Dio. “L’altro è custode della mia dignità”, scriveva papa Ratzinger.
Dunque ecologia ambientale e ecologia umana si sostengono a vicenda?
Prof. Massimo Losito: Ha scritto a tale proposito papa Francesco nella Lumen fidei: “Al centro della fede biblica, c’è l’amore di Dio, la sua cura concreta per ogni persona, il suo disegno di salvezza che abbraccia tutta l’umanità e l’intera creazione e che raggiunge il vertice nell’Incarnazione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Quando questa realtà viene oscurata, viene a mancare il criterio per distinguere ciò che rende preziosa e unica la vita dell’uomo. Egli perde il suo posto nell’universo, si smarrisce nella natura, rinunciando alla propria responsabilità morale, oppure pretende di essere arbitro assoluto, attribuendosi un potere di manipolazione senza limiti». Quando questa realtà è oscurata, quando l’uomo abdica dalla sua “custodia” per farsi schiavo del denaro, ogni ecologia si perde. All’opposto l’ecologia umana ci ricorda che all’inizio e al fondo di tutto l’essere c’è lo Spirito creatore, che il mondo non è il prodotto dell’oscurità e dell’assurdo, come scriveva Benedetto XVI: « Esso deriva da una libertà, da una bellezza che è amore. Riconoscere questo ci infonde il coraggio di vivere, il coraggio che ci rende capaci di affrontare fiduciosi l’avventura della vita”.
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