Si firma “Servo dei servi di Dio” e invoca “grazia, misericordia e pace” a quanti la leggeranno Papa Francesco nella Bolla “Misericordiae vultus” con cui ha indetto oggi il Giubileo straordinario, durante i primi Vespri della seconda Domenica di Pasqua, o della Divina Misericordia.
Misericordia: architrave che sorregge la Chiesa
Una bolla che si può considerare una vera e propria Enciclica. Composto da 25 numeri, il documento si sintetizza in tre punti focali. Nel primo il Papa approfondisce il concetto di misericordia quale parola per nulla “astratta”, bensì “volto da riconoscere, contemplare e servire”. Il volto cioè di Cristo, in cui “tutto parla di misericordia e nulla è privo di compassione”. La Bolla si snoda quindi in chiave trinitaria e si estende nel descrivere la misericordia come “architrave che sorregge la vita della Chiesa”.
Nella seconda parte, il Pontefice offre alcuni suggerimenti pratici per celebrare il Giubileo, indicandone anche le tappe salienti, a cominciare dal motto “Misericordiosi come il Padre”. Prosegue poi spiegando il senso del pellegrinaggio, “segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere che richiede impegno e sacrificio”, e l’esigenza del perdono di cui diventare strumenti, restando lontani da “chiacchiere”, da parole mosse da “gelosia ed invidia” e cogliendo invece “il buono che c’è in ogni persona”.
Contro la corruzione, “piaga putrefatta della società”
Tuttavia è la terza parte a catalizzare completamente l’attenzione, facendo emergere l’impeto bergogliano e il rigetto verso ogni forma di male che mina alla società e alla dignità dell’uomo. Al punto 19, il Papa stigmatizza con vigore, infatti, la mafia, la violenza organizzata e tutte quelle persone “fautrici o complici” di corruzione.
Francesco parla per metafore e per condannare quest’ultimo crimine usa espressioni durissime: “piaga putrefatta” della società, “grave peccato che grida verso il cielo”. La corruzione, afferma, “mina fin dalle fondamenta la vita personale e sociale”, “impedisce di guardare al futuro con speranza, perché con la sua prepotenza e avidità distrugge i progetti dei deboli e schiaccia i più poveri”. Questo “male” – ammonisce il Vescovo di Roma – “si annida nei gesti quotidiani per estendersi poi negli scandali pubblici”. È “un accanimento nel peccato” che sostituisce Dio con l’illusione del potere del denaro, nonché “un’opera delle tenebre, sostenuta dal sospetto e dall’intrigo”.
“Nell’Anno Santo cambiate vita!”
Tuttavia, le forti parole del Pontefice non si limitano alla mera condanna, ma vogliono essere occasione di riflessione per tutte le persone “che si trovano lontane dalla grazia di Dio per la loro condotta di vita”. “La parola del perdono possa giungere a tutti e la chiamata a sperimentare la misericordia non lasci nessuno indifferente”, auspica il Santo Padre.
E insiste perché in questo Anno Santo vi sia una vera conversione: “Questo è il momento favorevole per cambiare vita! Questo è il tempo di lasciarsi toccare il cuore. Davanti al male commesso, anche a crimini gravi, è il momento di ascoltare il pianto delle persone innocenti depredate dei beni, della dignità, degli affetti, della stessa vita”.
“Rimanere sulla via del male è solo fonte di illusione e di tristezza – prosegue -. La vera vita è ben altro. Dio non si stanca di tendere la mano. È sempre disposto ad ascoltare, e anch’io lo sono, come i miei fratelli vescovi e sacerdoti. È sufficiente solo accogliere l’invito alla conversione e sottoporsi alla giustizia, mentre la Chiesa offre la misericordia”.
In particolare Bergoglio si rivolge agli uomini e alle donne appartenenti a gruppi criminali, e non si stanca di ripetere: “Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita […] Non cadete nella terribile trappola di pensare che la vita dipende dal denaro e che di fronte ad esso tutto il resto diventa privo di valore e di dignità. È solo un’illusione. Non portiamo il denaro con noi nell’al di là. Il denaro non ci dà la vera felicità. La violenza usata per ammassare soldi che grondano sangue non rende potenti né immortali. Per tutti, presto o tardi, viene il giudizio di Dio a cui nessuno potrà sfuggire”.
Giustizia di Dio è misericordia. Chi sbaglia, però, deve scontare la pena
A tal proposito, il Papa, nei punti 20 e 21, si sofferma sul rapporto tra misericordia e giustizia: due aspetti non antitetici, spiega, ma “due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente fino a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore”. “La misericordia non è contraria alla giustizia – assicura il Papa – ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere”.
Viene tralasciata dunque ogni visione legalista, e si incoraggia invece a puntare su un percorso che sfocia nell’abbandono fiducioso alla volontà di Dio, secondo la prospettiva biblica. Ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, “al contrario – chiarisce il Papa – chi sbaglia, dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza del perdono”. In fondo, sottolinea il Santo Padre, “l’amore è a fondamento di una vera giustizia”.
Indulgenze nell’Anno Santo
Il discorso si lega quindi all’indulgenza che il Giubileo porta con sé. Ovvero la certezza che “il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini”. “Dio è sempre disponibile al perdono e non si stanca mai di offrirlo in maniera sempre nuova e inaspettata”, rimarca Francesco. Quindi “lasciarsi riconciliare con Dio è possibile”, anche se nei nostri comportamenti e pensieri rimane “l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato”. “La misericordia di Dio però è più forte anche di questo”: essa “raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità”.
Dialogo con Ebrei e Musulmani
Tra gli aspetti più originali della Bolla vi è poi il richiamo a Ebrei e Musulmani, affinché, in virtù proprio della misericordia che lega le tre religioni, si possa favorire in questo Anno Giubilare una maggiore apertura al dialogo “per meglio conoscerci e comprenderci”, e per eliminare “ogni forma di chiusura e di disprezzo” ed espellere ogni “violenza e discriminazione”.
L’augurio di Francesco è quindi che la misericordia sia come una “medicina” per il mondo, come già affermava San Giovanni XXIII, all’insegna di una spiritualità che sia quella del Vaticano II, identificata da Paolo VI nella figura del buon Samaritano.
I “Missionari della Misericordia”, segno del perdono di Dio
Uno spunto che il Papa rende concreto istituendo la nuova figura dei “Missionari della Misericordia”, inviati nelle Diocesi in Quaresima come segno “della sollecitudine materna della Chiesa per il Popolo di Dio”. Saranno sacerdoti a cui il Successore di Pietro concede “l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica, perché sia resa evidente l’ampiezza del loro mandato”. Soprattutto, saranno “segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono in ricerca del suo perdono”.
Ai vescovi il Papa chiede quindi “di invitare e accogliere questi Missionari, perché siano anzitutto predicatori convincenti della misericordia”. Raccomanda pure che si organizzino nelle Diocesi delle “missioni al popolo”, in modo che “questi Missionari siano annunciatori della gioia del perdono”
e possano celebrare con e per i fedeli il sacramento della Riconciliazione.
Opere di misericordia corporale e spirituale: i poveri davanti agli occhi
Francesco incoraggia poi a praticare nell’Anno Santo le opere di misericordia corporale e spirituale che – dice – dovranno essere riprese per “risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina”.
“Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi”, esclama il Pontefice. Ricorda pertanto che, nel Giubileo, “ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta”. “Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto”.
Giubileo non solo a Roma: cattedrali e Santuari aprono Porta Santa
Un Giubileo universale, quindi, con un occhio particolare alle periferie. Aspetto, questo, che si riflette anche in un’altra novità di quest’Anno Santo: il fatto cioè che esso non sarà celebrato solo a Roma ma anche in tutte le altre diocesi del mondo. Più nel dettaglio, il Papa aprirà la Porta Santa a San Pietro l’8 dicembre, in coincidenza con il 50° anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II, perché “la Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’evento”.
Lo stesso gesto dovrà essere ripetuto domenica successiva in tutte le Chiese del mondo. Non solo, il Papa concede la possibilità di aprire la Porta Santa anche nei Santuari, dove tanti pellegrini si recano in preghiera.
Le porte verranno poi richiuse il 20 novembre 2016, nella solennità liturgica di Gesù Cristo Signore dell’universo. “In quel giorno – scrive il Pontefice – chiudendo la Porta Santa avremo anzitutto sentimenti di gratitudine e di ringraziamento verso la SS. Trinità per averci concesso questo tempo straordinario di grazia. Affideremo la vita della Chiesa, l’umanità intera e il cosmo immenso alla Signoria di Cristo, perché effonda la sua misericordia come la rugiada del mattino per una feconda storia da costruire con l’impegno di tutti nel prossimo futuro”.
Maria, Mater misericordiae
In chiusura del documento, Francesco si richiama alla figura di Maria, “Madre della Misericordia”, la cui vita è stata plasmata “dalla presenza della misericordia fatta carne”. La Vergine “attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti, senza escludere nessuno”. Nella stessa ottica, il Pontefice ricorda anche Santa Faustina Kowalska, “che fu chiamata ad entrare nella profondità della divina misericordia”.
Infine, la Bolla si conclude con l’invito a “lasciarsi sorprendere da Dio che non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore” agli uomini. Primo e fondamentale compito della Chiesa è pertanto “di introdurre tutti nel grande mistero della misericordia di Dio, contemplando il volto di Cristo, soprattutto in un momento come il nostro, colmo di grandi speranze e forti contraddizioni”.
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