Vescovi Kenya grati al Papa per messaggio "forte ed educativo" dopo attentato

L’arcivescovo di Nairobi ha incontrato stamane il Pontefice. In un messaggio dei giorni scorsi, la Conferenza Episcopale chiedeva al governo di andare fino in fondo al problema del terrorismo

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“Siamo grati al Papa per il messaggio forte ed educativo dopo l’attentato al campus universitario di Garissa, un attacco alla vita inaccettabile”. Sono le parole dell’arcivescovo di Nairobi, il cardinale John Njue, durante il suo incontro di oltre 30 minuti con il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, nella capitale kenyana.

Il porporato, da oggi a Roma, ha incontrato in mattinata Papa Francesco, al quale ha portato un messaggio a nome della Conferenza Episcopale del paese africano di cui è presidente. Nel messaggio, diffuso nei giorni scorsi a seguito della strage, i presuli auspicavano “che il governo vada a fondo nel problema del terrorismo per impedire che questi incidenti accadano di nuovo”.

Elevando una preghiera per le 148 persone uccise dall’assalto degli Shabaab somali nel campus Garrisa University College, i vescovi invitano le istituzioni della Chiesa a prestare assistenza alle vittime e ai loro familiari. Allo stesso tempo lanciano un appello al governo a “rafforzare le misure di sicurezza, specialmente nelle istituzioni educative del Paese, e di affrontare le evidenti falle nei servizi di sicurezza”.

Dalle indagini dopo la tragedia – rileva l’agenzia Fides – è emerso che l’assalto è stato commesso con la complicità di cittadini del Kenya. Un fatto che i vescovi rimarcano nel messaggio, scrivendo: “È triste che diversi giovani kenyani si siano radicalizzati fino al punto di commettere atti di terrorismo contro i loro stessi concittadini”. Ed è ancora più “spiacevole” che alcuni terroristi “vivano tra noi e non vengano denunciati alle autorità competenti”.

“Se ci si aspetta dal governo che garantisca la sicurezza di ognuno in tutto il Paese – scrive la Conferenza Episcopale – sottolineiamo che tutti noi abbiamo la responsabilità di aiutare il governo con la vigilanza e fornendo informazioni su persone e situazioni sospette nel nostro ambiente”. 

Nel testo si chiama in causa anche il Ministero dell’Educazione, affinché “vagli con attenzione il suo personale per evitare che non venga impiegato per radicalizzare gli studenti per poi reclutarli in gruppi sovversivi”. E una richiesta va anche a tutti i leader religiosi del paese perché evitino di “insegnare e predicare l’odio nei confronti di coloro che non aderiscono alla loro religione e alle loro dottrine, e invece di riconoscere che ognuno crede in un Essere Supremo”. “Ognuno – sottolineano infatti i presuli – ha un inalienabile diritto alla vita e alle libertà fondamentali, specialmente quella religiosa”.

   

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ZENIT Staff

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