Lettura
Dopo la grande sinfonia del Vangelo di Emmaus, Luca raccorda il grande racconto con ciò che intanto si vive a Gerusalemme. È ancora il Cenacolo il quartiere generale dove gli Undici sono riuniti e dove giungono i dispacci della Pasqua. I due di Emmaus, dopo una notte insonne trascorsa a tornare indietro, raccontano la loro esperienza del Risorto, ma ecco che il racconto si fa esperienza viva del Risorto. La Parola raccontata fa ciò che dice. Ancora oggi.
Meditazione
«Mentre parlavano di queste cose»: raccontano col cuore in gola per la corsa, ma, ciò che più conta, ancora con il cuore ardente. La vitalità della Chiesa ieri come oggi sta nel raccontare ad altri la Parola, i gesti e i detti di Gesù che si attualizzano all’atto in cui li si racconta. La Parola che resta scritta nel Libro, anche se avvolta in preziosi evangeliari, rischia di restare lettera morta, ma appena è detta, appena passa per la gola e il cuore di un uomo, non appena è raccontata riprende vita e spessore. È la storia il luogo di risveglio della Parola, l’orizzonte della vita in tutte le sue espressioni, ridona vigore a ciò che altrimenti resterebbe lettera morta. Il compito di ogni discepolo è mettere a contatto, leggere in sinossi, la storia di Gesù di Nazaret morto e risorto e le vicende degli uomini del proprio tempo. Torna qui il verbo “oportet”: «Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè». Gesù ha già utilizzato lo stesso verbo con i viandanti di Emmaus: «Non bisognava (oportebat) che il Cristo patisse tutte quelle cose per entrare nella sua gloria?». Ciò che agli occhi degli uomini appare come un incidente e un fallimento, nella catechesi di Gesù è letto come un passaggio obbligato, un’esigenza che permette la realizzazione della Pasqua. Anche nella tua vita ci sono eventi che vorresti non aver vissuto, che vorresti resettare, cancellare dall’ordito…, proprio quelli Gesù ti presenta come importanti e snodi essenziali per la tua salvezza.
Preghiera
Non so, Gesù, come leggere e rileggere la mia vita. Temo che nel farlo da solo darò valore a ciò che non ne ha e lascerò cadere ciò che per te abbia importanza. Sii tu dunque l’esegeta della mia povera esistenza. Rendimela nuova, riletta alla luce della tua Pasqua.
Agire
Forse in ciò che ho cestinato c’erano fermenti di vita e semi pasquali. Torno indietro a raccattare e rileggere eventi che avevo lasciato cadere.
Meditazione a cura di mons. Arturo Aiello, vescovo di Teano-Calvi, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it