Carta, matita, idee ma soprattutto cuore

L’Associazione Ingegneri Volontari dona la propria professionalità per lo sviluppo dell’Africa e dell’America Latina

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La bellezza di donare il proprio tempo, a contatto con le persone dei villaggi. Dormire, mangiare con loro, cercare di capire le loro usanze, diventa una esperienza di gioia che ha spinto alcuni giovani ingegneri a fondare l’Associazione Ingegneri Volontari (Aiv) con cui, dall’aprile 2010, offrono volontariamente la propria professionalità, esperienza e competenza tecnica nei campi di progettazione, volti a favorire lo sviluppo dei Paesi poveri. Al momento l’associazione vanta di 25 soci e 43 collaboratori e, nel luglio 2012, ha ottenuto l’iscrizione all’anagrafe unica delle Onlus.

Gli ingegneri dell’Aiv (www.ingegnerivolontari.org) progettano pozzi e impianti per riciclare l’acqua piovana nelle terre aride dell’Africa, pensano soluzioni per lo sviluppo economico di attività locali nel Terzo mondo, promuovono l’alfabetizzazione, la prevenzione sanitaria, l’insegnamento professionale e ed oltre alle diverse attività concettuali gli associati danno la loro disponibilità ad aiutare direttamente o indirettamente le popolazioni in via di sviluppo anche collaborando gratuitamente e concretamente con le altre Odv, Onlus o Aps.

L’obiettivo è che, con tali attività, si possano abbattere spese che ricadono nel bilancio di una attività di cooperazione, in modo tale che, risparmiando sulle consulenze tecniche, tali costi possano riversarsi a vantaggio dei beneficiari ultimi.

L’associazione non ha scopo di lucro e non è fondata su alcuna pregiudiziale politica o religiosa ma vuole unire “competenza tecnica e tanta generosità di cuore”, mettendo a disposizione la propria conoscenza per chi ne ha realmente bisogno. Così, Massimo, Luca, Pierpaolo, Angela, Alberto, Isacco e tutti gli altri membri, hanno operato in paesi come Mozambico, Malawi, Benin e Congo.

Attualmente l’Aiv è impegnata su più fronti in Africa e in America Latina: in Camerun per un progetto di riabilitazione di una rete di distribuzione di acqua potabile e sistema di emungimento e potabilizzazione; in Guinea Bissau con il Progetto di edificazione di pozzi alimentati da pompe solari; in Perù con l’accumulo e distribuzione di acqua ad uso irriguo.

In Congo, nell’estate del 2014, Luca e Alberto hanno viaggiato per le foreste in cerca di fonti idriche, in grado di produrre, mediante una turbina, energia elettrica, grazie all’aiuto di padre Ghislain, il progetto ha avuto un interessamento del Governo Congolese.

“Io e Alberto – racconta Luca Comutti, fondatore dell’Aiv – con altri volontari dell’associazione di Perugia la “Casa del Cuore” eravamo arrivati a Pointe Noire e partivamo su un minibus alla volta di Kingouè in compagnia di un giovane sacerdote congolese che ci avrebbe accolto a casa sua in questo piccolo villaggio”.

Dopo aver superato un grande campo di pozzi dell’Eni, Luca e Albert costeggiano la Riserva della Biosfera Dimonika, entrando nella foresta Mayombe, e si riempiono gli occhi di verde. Percorrono la larga lingua di asfalto in mezzo ad un’alta cortina di foglie, in cui alti fusti bianchi si stagliano e protendono i rami verso il cielo grigio.

Prendono la strada rossa che parte da Mouyondzi, ed è ormai buio quando arrivano a Kingouè e vengono accolti dal calore gioioso degli adulti e di una muta di bambini, che offrono loro un benvenuto sorprendente, illuminato da sguardi limpidi e sorridenti. “Il giorno dopo abbiamo modo di constatare la vicinanza tra la latrina ed il pozzo, e di fare due tiri a pallone con i marmocchi, prima di visitare il villaggio”, prosegue Luca.

Diversi edifici con pareti in mattoni rossi e tetto in lamiera, bassi e sparsi, che differiscono tra loro quasi solo per le dimensioni, sono la sede per il commissariato di polizia, il tribunale, la casa del sindaco e la clinica. Luca e Alberto visitano la Casa del Cuore, in fase di costruzione, che ospiterà un centro di accoglienza per bambini in difficoltà.

Lo scopo del loro viaggio nella Repubblica del Congo è verificare la possibilità di fornire energia elettrica al villaggio di Kingoué, in prima battuta mediante un micro impianto idroelettrico. Nei tre giorni che seguono, hanno concentrato i sopralluoghi presso le cascate vicine, dove si ritiene sia possibile installare una turbina.

Don Ghislain dismette il crocifisso e impugna con disinvoltura un machete; insieme a suo padre e ad un paio di guide conduce Luca e Alberto per ore, attraverso sentieri che talvolta neppure lui conosce, ma che percorre come un mezzo cingolato, mentre i due volontari fin troppo spesso rimaniamo impigliati nelle liane o inciampiamo nelle radici.

Gli sforzi sono sempre ripagati dalla vista delle cascate: due sul fiume Niari, basse ma con una grande portata nonostante la stagione secca e altre più alte ubicate sugli affluenti Moudzimoukoulou, Loulou e Bougane.

Durante queste escursioni Luca e Alberto provano alcuni frutti aspri che offre la foresta e un miele dolcissimo, prodotto da insetti a metà tra l’ape e il moscerino, che la guida porge loro dopo avere aperto a colpi di machete un anonimo alberello secco. Passano altri due giorni a Kingouè, a riprendersi dalle scarpinate.

Visitano la scuola, vicino a casa, dove classi di 90 bambini disegnano e imparano le tabelline. La domenica partecipano alla messa, un rito di un paio d’ore con diversi canti del coloratissimo coro. Decidono quindi di andare a Brazzaville, per raggiungere poi la Riserva di Lefini.

Dopo sei ore di viaggio, arrivano sporchi e stremati e vengono ospitati per tre giorni da padre Jordain. Qui visitano le rapide del fiume Congo e si recano in giornata nella Riserva Lésio Louna, ai margini della Riserva Lefini, dove rimangono ad osservare per un’ora due cuccioli di gorilla: l’emozione del primo incontro è davvero impagabile. 

“Esiste dentro di me un vissuto fatto di incontri meravigliosi con persone semplici e straordinarie, un ricordo di due settimane immersi in una natura forte e quasi intatta, ed è pulsante anche la voglia di portare avanti il progetto, per contraccambiare almeno in parte quanto abbiamo ricevuto”, racconta ancora Luca.  “La cosa che rende unica e vincente una squadra è che diventi una macchina organizzativa e che sia formata da un gruppo di amici che doni il proprio tempo , idee, lavoro e sicuramente una parte del proprio cuore”.

Attualmente è stato redatto e consegnato il progetto pilota “Impianto micro-idroelettrico”  all’associazione “Casa del Cuore amici del Congo” e si è in attesa di considerazioni e sviluppi con le Autorità del Governo congolese.

L’azione dell’Associazione Ingegneri Volontari (www.ingegnerivolontari.org) si fonda sul rispetto e la valorizzazione della cultura e dell’identità di ciascuna comunità e si basa sul rispetto delle necessità delle future generazioni e degli ecosistemi.

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ZENIT Staff

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