“Il lavoro: aspetti antropologici, teologici e sociali” è il tema del workshop che si è svolto sabato 4 aprile a Roma, presso l’Aula magna del Collegio Universitario Celimontano. Un incontro ormai atteso ogni anno ed organizzato dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apollinare, centro accademico della Pontificia Università Santa Croce, che, nella Settimana Santa, ha scelto la capitale per partecipare alle celebrazioni pasquali e proporre uno spazio conviviale ricco di spunti di riflessione e di approfondimento.
“Sollevarono il corpo. Sfilarono in silenzio. Da lui ancora emanava fatica ed un senso d’ingiustizia. Ma l’uomo ha portato con sé la segreta struttura del mondo dove l’amore prorompe più alto.” Con i versi e l’immagine di un giovane Karol Wojtyla, operaio, è iniziato il convegno, introdotto dall’avvocato ecclesiastico Filomena Longino Lombardi e dalla moderatrice, la professoressa di Teologia dogmatica Ilaria Vigorelli.
“Parlare di lavoro nella nostra società significa tenere presente la dignità che da esso scaturisce. In quest’ottica anche il tempo libero, volto ad instaurare proficue relazioni tra gli individui, assume una fondamentale rilevanza” ha esordito l’avvocato.
Riprendendo la frase di Cesare Pavese “Lavorare stanca” la professoressa Mirella Rossi, presidente della sezione romana dell’Associazione Pedagogica Italiana, ha precisato “Il lavoro ci migliora perché, grazie alle nostre mani, abbiamo la possibilità di produrre Bellezza. Non limita l’uomo, ma lo rende più disponibile a scoprire nuovi orizzonti”. Tale affermazione è stata da lei consolidata con una vivace carrellata di opere artistiche e cinematografiche, da Charlie Chaplin a Italo Calvino, per poi toccare la ricca raccolta di testi dei Pontefici.
La professoressa Maria Aparecida Ferrari, docente di Storia delle dottrine politiche e la Dottoressa Claudia Picazio, postulatrice delle cause di beatificazione e canonizzazione, hanno invitato il pubblico a riflettere da un punto di vista teologico ad antropologico sull’argomento con particolare riferimento all’enciclica “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI, numero 63:
“Che cosa significa la parola decente applicata al lavoro? Significa un lavoro che, in ogni società, sia l’espressione della dignità essenziale di ogni uomo e di ogni donna. Un lavoro scelto liberamente, che associ efficacemente i lavoratori, uomini e donne, allo sviluppo della loro comunità. Un lavoro che, in questo modo, permetta ai lavoratori di essere rispettati al di fuori di ogni discriminazione; un lavoro che consenta di soddisfare le necessità delle famiglie e di scolarizzare i figli, senza che questi siano costretti essi stessi a lavorare. Un lavoro che permetta ai lavoratori di organizzarsi liberamente e di far sentire la loro voce; un lavoro che lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale, familiare e spirituale. Un lavoro che assicuri ai lavoratori giunti alla pensione una condizione dignitosa”.
Anche alla luce di questo testo non bisogna nascondere le difficoltà di oggi, ha concluso la dottoressa Serena Angioli, dirigente dell’Area Programmi dell’Agenzia Nazionale per i Giovani. Bisogna affrontare il cambiamento di occupazione, anche se molto spesso è costoso e mai muoversi in solitudine. E’ consigliabile considerare la crisi come un’opportunità. Da qui l’importanza di questi spazi di confronto.
La giornata si è conclusa, dopo dibattiti e riflessioni, in piazza San Pietro per la tradizionale Veglia Pasquale con il Santo Padre.