Il terrorismo islamico, che miete vittime in Africa e in Medio Oriente, è un “cancro” che richiede una “azione in risposta a tali orrendi crimini”. Mons. Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, intervenuto, prima della strage in Kenya, nel Consiglio Onu sui diritti umani, rivolge un forte appello alla comunità internazionale.
Il presule ricorda che in Nigeria, come in Camerun, in Benin, in Ciad, in Niger, avvengono “continue violenze, persecuzioni e omicidi per mano del gruppo Boko Haram”, reo di “gravi trasgressioni del diritto internazionale, inclusi crimini di guerra e crimini contro l’umanità, che richiedono – indica mons. Tomasi – una risposta urgente ed efficace degli Stati coinvolti, insieme alla solidarietà della comunità internazionale”.
Il presule dencunai il “continuo sviluppo e diffusione di un tipo di estremismo radicale e spietato, ispirato da un’ideologia che tenta di giustificare i suoi crimini in nome della religione”, i quali “non sono mai giustificati”. Mons. Tomasi ribadisce infatti che “massacrare persone innocenti in nome di Dio non è religione ma manipolazione della religione per altri fini”.
Desta preoccupazione, prosegue il diplomatico vaticano, “la recente esplicita alleanza di Boko Haram con il cosiddetto Stato islamico”. Per cui – ammonisce mons. Tomasi – “non si può essere ciechi di fronte al fatto che tali gruppi estremisti stanno crescendo come un cancro, propagandosi in altre parti del mondo ed attraendo anche militanti esteri per combattere nelle loro file”. La Nigeria in particolare – ricorda l’arcivescovo – ha dovuto affrontare “nuove e violente forme di estremismo e fondamentalismo per motivi etnici, sociali o religiosi”.
Data l’inefficacia degli sforzi del Governo nigeriano per fermare questi terroristi, mons. Tomasi invoca “un’azione rapida, decisiva e combinata da parte del governo nigeriano, i Paesi confinanti, l’Unione Africana e le Nazioni Unite”. “Non possiamo permetterci – sottolinea infine il presule – di avere un atteggiamento di indifferenza” e di “non azione in risposta a tali orribili crimini”.