“Quello che abbiamo fatto con la Svizzera, con Montecarlo o con il Liechtenstein vogliamo farlo con il Vaticano”. La volontà del presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, manifestata in un’intervista di qualche settimana fa al settimanale L’Espresso, ha trovato riscontro quest’oggi, presso la Santa Sede, negli accordi raggiunti tra Italia e Vaticano sullo scambio di informazioni fiscali e la trasparenza finanziaria.
Il documento, firmato da mons. Paul Richard Gallagher (segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede) e da Pier Carlo Padoan (ministro italiano dell’Economia e delle Finanze), assume un valore storico. “L’Italia – si legge nel comunicato diramato dalla Sala Stampa vaticana – è il primo Paese con cui la Santa Sede sottoscrive un accordo che disciplina lo scambio di informazioni”.
Di fatto l’accordo – che recepisce il più aggiornato standard internazionale dell’Ocse in materia di scambio di informazioni per disciplinare la cooperazione tra le autorità competenti delle due Parti contraenti – consentirà il pieno adempimento, con modalità semplificate, degli obblighi fiscali relativi alle attività finanziarie detenute presso enti che svolgono attività finanziaria nella Santa Sede da alcune persone fisiche e giuridiche fiscalmente residenti in Italia. “Gli stessi soggetti – riferisce la Santa Sede – potranno accedere ad una procedura di regolarizzazione delle stesse attività, con i medesimi effetti stabiliti dalla legge n. 186/2014”.
Padre Ciro Benedettini, vice-direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha commentato: “A differenza da quanto previsto dall’Italia per paesi che erano sulla ‘black list’, per il Vaticano, che non vi era inserito, non c’è retroattività”. In ogni caso, ha aggiunto il sacerdote che lo scambio di informazioni riguarderà i periodi d’imposta a partire dal 1° gennaio 2009.
Il negoziato – ha aggiunto p. Benedettini – “ha avuto un decorso molto rapido grazie anche alla professionale collaborazione dei tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze”. L’obiettivo della Convenzione è evitare che l’extraterritorialità vaticana possa agevolare operazioni di riciclaggio di denaro sporco o evasione fiscale. Contestualmente, la magistratura italiana potrà accedere in modo più semplice rispetto al passato a informazioni utili su movimento di denaro per la prosecuzione di inchieste giudiziarie.
L’accordo, che – come precisa l’Osservatore romano – opererà “in senso unilaterale” in quanto la Santa Sede non ha motivo di chiedere informazioni in assenza di un sistema tributario che possa giustificare la richiesta, segna un “ulteriore e significativo” passo in avanti – ha affermato p. Benedettini – nel lavoro di massima trasparenza nel campo delle relazioni finanziarie tessute dentro le Mura Leonine.
Nella Convenzione sono inoltre presenti dei riferimenti ai Patti Lateranensi tra Stato italiano e Santa Sede del 1929: l’attuazione di quanto previsto dal Trattato del Laterano in materia di esenzione dalle imposte per gli immobili della Santa Sede “indicati nello stesso Trattato”, il che esclude dallo scambio di informazioni e dal pagamento delle imposte sulle rendite finanziarie gli enti centrali della Chiesa cattolica destinati allo svolgimento, con modalità non commerciali, di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di religione o di culto.
“L’assetto fondamentale del Trattato – sottolinea mons. Gallagher sull’Osservatore romano – è infine non solo confermato, ma anche portato a compimento in relazione al regime fiscale peculiare degli immobili situati nelle zone extraterritoriali, di cui la Convenzione ribadisce l’esenzione da ogni tributo che aveva costituito di recente oggetto di incertezze giurisprudenziali”.