Nel settembre 1989, mentre ero nella redazione di “Mondo e Missione” a Milano, squilla il telefono: «Sono il segretario del Papa. Guardi la sua agenda: lei è libero il 3 ottobre prossimo?». «Sì, sono libero, perchè?». «Il Papa la invita a un incontro con lui e a pranzo, per discutere della nuova enciclica missionaria che ha programmato».
La telefonata mi sembra improbabile, penso che sia uno scherzo. Invece, fatti i necessari controlli, è proprio vero. Così è nata la mia collaborazione alla “Redemptoris Missio”, come redattore della stessa. Abitavo nella casa generalizia degli Oblati di Maria Immacolata (OMI) col superiore generale padre Marcello Zago. Avevo ricevuto diversi schemi dell’enciclica e le note preparate da una commissione che aveva interrogato Conferenze episcopali, facoltà teologiche, istituti missionari, altri enti interessati e personalità delle missioni; e alcune pagine di Giovanni Paolo II su cosa intendeva dire.
Così, dal 3 ottobre al 7 dicembre 1989 ho lavorato 12-13 ore al giorno alla macchina da scrivere. Non leggevo nemmeno i giornali né vedevo il telegiornale per non distrarmi. Un lavoro appassionante anche se faticoso, una corsa contro il tempo interrotta solo dalla preghiera e da una passeggiata alla sera dopo cena nel vasto parco con padre Zago. Quando finivo di scrivere un capitolo, Zago lo leggeva, mi suggeriva alcune correzioni o aggiunte e poi lo portava in Segreteria di Stato e al Papa; alcuni giorni dopo ricevevo le osservazioni del Papa, scritte a matita o con la biro: qui aggiungi questo, spiega meglio il concetto, cita questo passo del Vangelo…
Due volte trovo scritto: «Si legge bene, vai avanti così». E ancora: «Bravo, è scritto veramente bene». Ci mettevo tanta passione e impegno che il lavoro non mi pesava affatto, anzi quel servizio diretto al Papa e alla missione alle genti mi esaltava: non sono mai riuscito ad andare in missione per fare il giornalista e finalmente questa obbedienza ai superiori mi ricompensa. Il lavoro era così tanto, che dopo una decina di giorni abbiamo convocato anche padre Domenico Colombo del Pime, specialista di teologia missionaria ed esperto di ecumenismo e di dialogo con le religioni non cristiane: ha dato un contributo notevole, inventando anche nuove impostazioni di alcuni temi.
Consegnata al Papa la prima stesura dell’enciclica il 7 dicembre 1989, sono stato richiamato a Roma un mese per la seconda stesura (marzo 1990) e una ventina di giorni per la terza (luglio 1990): il primo e il secondo testo, infatti, sono stati mandati alle persone ed enti consultati. Ciascuno mandava le sue osservazioni, il Papa poi dava direttive per procedere alla seconda e terza stesura del documento. La Redemptoris Missio porta la data del 7 dicembre 1990, venticinquesimo anniversario del decreto conciliare Ad Gentes, ma è stata presentata il 22 gennaio 1991, per il tempo richiesto dalle traduzioni e stampa in varie lingue.
La Redemptoris Missio è stata giudicata l’enciclica rappresentativa del pontificato di Giovanni Paolo II, diversi ne hanno lodato lo stile semplice e immediato. Il card. Godfried Daneels di Bruxelles ha scritto che è «il programma di lavoro per il prossimo millennio». Va ricordata l’opera del cardinal JosephTomko, prefetto di Propaganda Fide, che aveva ottenuto un’enciclica per il XXV dell’Ad gentes, l’unico fra i 16 documenti del Concilio Vaticano II commemorato e aggiornato da Giovanni Paolo II con un’enciclica. L’idea ricorrente a quel tempo, anche nelle alte sfere della Curia romana, era che un’enciclica per le missioni era troppo: non è più il momento di porre in risalto il valore specifico della missione alle genti, dato che tutta la Chiesa è missionaria e tutti i popoli hanno bisogno di missione…
Il fatto che il Papa abbia voluto fare un’enciclica specifica sul primo annunzio del Vangelo ai non cristiani, ha un significato importante che va richiamato! Anzi nell’enciclica dice: «Proprio il contatto diretto con i popoli che ignorano Cristo, mi ha convinto ancor più dell’urgenza di tale attività (missionaria)» (n. 1); e aggiunge diverse volte con varie espressioni questi concetti: «Vogliamo nuovamente confermare che il mandato di evangelizzare tutte le genti costituisce la missione essenziale della Chiesa» (n. 14); «La missione ad gentes… (è) un’attività primaria della Chiesa, essenziale e mai conclusa» (n. 31); «L’attività missionaria rappresenta ancor oggi la massima sfida per la Chiesa… La missione alle genti è ancora agli inizi» (n. 40).
Il card. Tomko, in una cena con me e padre Colombo, diceva che Guovanni Paolo II aveva scelto di scrivere l’enciclica “per chiarire la confusione teologica sorta intorno alla missione alle genti, al dialogo con le religioni non cristiane e al rapporto fra l’annunzio di Cristo e lo sviluppo dell’uomo e dei popoli”. Infatti la Redemptoris Missio sviluppa questi e altri punti, riportando la missione al suo valore primario, annunziare la salvezza in Cristo a tutti i popoli, con tutte le conseguenze positive per l’uomo e la storia umana che ne discendono. Impossibile sintetizzare l’enciclica, un libretto di 82 pagine, in poche battute.
Mi limito a dire che sono rimasto ammirato del lavoro che si svolge per anni (tre per la Redemptoris Missio), attorno ad un’enciclica. Il documento è opera del Papa perchè decide lui, dice quel che lui vuol dire e come lo vuol dire. Però passa attraverso la mediazione, il consiglio e la scrittura di molti che leggono i vari schemi e stesure. Nella prima, ma anche nella seconda e terza stesura del documento, ho esaminato il materiale giunto in risposta agli interrogativi del Papa e ai testi già preparati. Materiale ricco e interessante, che Giovanni Paolo II ha letto, valutato e giudicato meritevole o no di passare nell’enciclica. È un fatto notevole, di cui credo pochi hanno notizia. Il che indica che l’organizzazione creata per i documenti pontifici dalla Santa Sede, attraverso la Segreteria di Stato e le Nunziature, è incredibilmente attenta e precisa.
[La prima parte è stata pubblicata domenica 27 aprile 2014. La seconda, lunedì 28; la terza ieri, martedì 29]
Per informazioni e approfondimenti consultare l’indirizzo del sito ufficiale di padre Gheddo, missionario e giornalista: http://www.gheddopiero.it/