Inizieranno lunedì 5 maggio prossimo, a Roma, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, le lezioni del nono corso Esorcismo e preghiera di liberazione, che sarà possibile seguire, tramite videoconferenza, anche da Bologna, presso la sede delle Missionarie dell’Immacolata – P. Kolbe.
Come per le altre edizioni, il corso è organizzato dall’Istituto Sacerdos dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e dal GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa).
Per approfondire su questo evento, che ad oggi conta più di 190 iscritti tra sacerdoti e laici da 33 Paesi del mondo, abbiamo intervistato Giuseppe Ferrari, Segretario Nazionale del GRIS.
Quando è stato proposto per la prima volta il corso e quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere?
Giuseppe Ferrari: Il primo corso è stato organizzato sviluppandolo nell’arco di tre mesi da febbraio ad aprile 2005, mentre lo svolgimento in modalità intensiva, così come è impostato l’attuale, è iniziato dal terzo corso, che si è tenuto nel 2007. Questa modalità è quella che ha dato l’avvio ad una notevole iscrizione di sacerdoti e laici provenienti da varie parti del mondo. L’obiettivo principale del corso è la formazione culturale e pastorale di presbiteri che oggi, con più facilità che in passato, vengono a contatto con situazioni problematiche sul territorio e nei diversi ambiti sociali in cui vivono e operano. Si tratta in particolare di situazioni e dinamiche (spirituali, psicologiche, antropologiche, legali) legate alla diffusione di una cultura negativa che spinge le persone verso atteggiamenti superstiziosi ed esasperati verso se stessi, oppure verso il controllo degli altri o della realtà circostante, in vista di una fallimentare realizzazione personale. Esoterismo, magia, occultismo, spiritismo, satanismo e adesione a sette che agiscono in tal senso, sono solo alcuni esempi di un “mondo parallelo” che troppo spesso non viene preso in seria considerazione e che, invece, esiste effettivamente e coinvolge molte più persone di quanto si possa immaginare.
Aggiungo che alla realizzazione del corso collaborano anche l’Associazione Internazionale Esorcisti e la Fondazione Dignitatis Humanae, inoltre il corso vede già da quattro edizioni il patrocinio della Congregazione per il Clero della Santa Sede, che lo investe di una importante responsabilità nei confronti della Chiesa e di tutti i partecipanti.
Il corso in questi anni ha suscitato enorme interesse: secondo lei, come mai questo interesse è in crescita?
Giuseppe Ferrari: Sì, l’interesse è grande ed è in crescita. Infatti, il corso ha avuto un successo superiore alle aspettative. I motivi di questo interesse sono vari e qui desidero far riferimento solo ad alcuni: da una parte viviamo in una società che si ritiene disincantata e che invece si lascia con facilità ammaliare dalle sirene che cantano una conoscenza particolare e corre il rischio di restarne schiava fino a morire, ma a differenza di Ulisse non prende le opportune e ragionevoli misure per non lasciarsi vincere da loro canto. Viviamo altresì in un mondo secolarizzato, che pensava di essersi emancipato gettando fuori dalla porta la religione e pur vedendo rientrare dalla finestra la superstizione e l’irrazionalità ha pensato bene di disinteressarsene e di non affrontare questo problema (come d’altronde fa con altri) ma di continuare a vivere come se nulla fosse e, in particolare, come se Dio non esistesse.
Tutto ciò, unito alla fragilità personale che oggi esce allo scoperto, con tutte le sue conseguenze negative a causa della perdita di punti di riferimento sicuri, porta inevitabilmente le persone a interrogarsi sull’esistenza del male, sulla sua origine e sul modo corretto di sopportarne gli effetti e di affrontarlo. Da qui nasce l’interesse per corsi come quello da noi proposto.
Oggi, a differenza dei primi anni, al corso può partecipare anche chi non è sacerdote o religioso: quale è stata la motivazione degli organizzatori per coinvolgere il mondo laico?
Giuseppe Ferrari: Il primo anno il corso era riservato solo ai sacerdoti, ai religiosi, ai diaconi permanenti, ma già fin da allora alcuni laici ci chiesero di potersi iscrivere e ne accettammo solo qualcuno. Dall’anno seguente decidemmo di accettare, sempre con una certa prudenza, qualche laico in più, fino ad aprire l’iscrizione, nei corsi successivi, a tutti quei laici che erano in possesso di valide motivazioni, presentati da un presbitero e professionalmente motivati ad approfondire le loro conoscenze e competenze nel settore. La decisione venne presa perché, di anno in anno aumentavano le richieste di persone laiche desiderose di conoscere il fenomeno in modo più approfondito, oppure di aiutare alcuni sacerdoti esorcisti nello svolgimento del loro ministero.
Chi sono i partecipanti e quale può essere il loro contributo nel risolvere il problema delle sette sataniche?
Giuseppe Ferrari: La maggioranza dei partecipanti sono sacerdoti, vi sono poi alcune religiose, alcuni diaconi permanenti e diversi laici. Tra i laici che si iscrivono figurano in genere medici, infermieri, psicologi, legali, docenti, rappresentanti delle forze dell’ordine.
Il contributo non lo vedrei tanto orientato a risolvere il problema delle sette sataniche, le quali esistono da tanto tempo e credo che continueranno ad esistere, ma ad affrontare nel modo migliore possibile le problematiche che un fenomeno di questo genere può porre alla società contemporanea e alla comunità ecclesiale. La prima questione da prendere in considerazione è sicuramente il rispetto della dignità umana e della libertà religiosa e questo è un tema che interessa sia la società civile che la Chiesa. Ritengo che questo corso possa dare un valido contributo per affrontare un tema così delicato, come anche quello relativo alla prevenzione di potenziali attività criminogene da parte di tali sette. Inoltre può sicuramente contribuire a fornire un approccio idoneo e professionalmente adeguato alla complessità, difficilmente spiegabile, della sofferenza spirituale e psichica della persona umana.
Secondo l’esperienza vissuta durante questi anni, quali sono i paesi dove c’è un maggior interesse nell’apprendere teoria e pratica sull’esorcismo e la preghiera di liberazione?
Giuseppe Ferrari: Non saprei dirlo con certezza, perché ovunque il corso venga fatto conoscere, immediatamente attrae iscritti. Ad esempio quest’anno abbiamo iscritti da ben 33 paesi di cinque continenti. Solo dalla Corea si sono iscritti una trentina di persone. Pertanto direi che l’interesse è diffuso ovunque.
Quali sono le tematiche principali che il corso si propone di approfondire?
Giuseppe Ferrari: La caratteristica principale del corso è quella di coinvolgere più discipline creando così una formazione pluridisciplinare in grado di dare una visione completa, a 360 gradi, di tutti gli aspetti che dovrebbero essere conosciuti da chi vuole approfondire il tema dell’esorcismo e della preghiera di liberazione. Tali aspetti sono: antropologici, relativi ad alcune terapie alternative, biblici, teologici, pastorali, spirituali, liturgici, canonici, sociologici, fenomenologici, sociali, farmacologici, medici, psicologici, fisici, simbolici, criminologici, giuridici e legali. Inoltre ci sarà un approfondimento sulla pratica dell’esorcismo con la partecipazione di alcuni esorcisti che porteranno la loro esperienza, parlando anche di casi particolari.
Chi fa il corso, può diventare esorcista? Qual è il suo obiettivo di fondo?
Giuseppe Ferrari: Chi fa il corso non diventa esorcista ma può già esserlo o meno. Per esercitare il ministero dell’esorcistato non bisogna aver fatto il nostro corso, ma essere presbiteri incaricati al riguardo dal proprio vescovo. L’obiettivo del corso è quello di rivolgersi ai sacerdot
i – che siano o meno esorcisti non ha importanza – per offrire loro un’alta formazione in questo campo. L’ideale sarebbe che partecipassero sopratutto i sacerdoti non esorcisti, in particolare quelli che, trattando le persone con eccessivo o immotivato distacco, non sono in grado di cogliere l’“odore delle pecore” e farlo proprio vivendo in mezzo a loro, ascoltando e comprendendo i loro problemi e le loro sofferenze, che non sono solo fisiche e morali ma spesso anche spirituali ed esistenziali. In fin dei conti credo sia questo ciò che chiede papa Francesco ai sacerdoti. Essi dovrebbero rendersi conto che oggi le persone, e in particolare i giovani, si lasciano coinvolgere con facilità nelle idee e nelle esperienze più strane anche dal punto di vista spirituale e il sacerdote dovrebbe tornare ad essere per loro un punto di riferimento; questo lo si può fare solo conoscendo correttamente ciò che la società e il mondo di oggi propongono. Questo corso ha il pregio di analizzare a fondo una particolare e diffusa realtà del mondo contemporaneo sotto diverse sfaccettature.
Cos’è il GRIS e come mai affianca l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum nell’organizzazione di questo corso?
Giuseppe Ferrari: Il GRIS è un’associazione, approvata dalla Conferenza Episcopale Italiana, che si occupa di ricerca e informazione in ambito socio-religioso, affrontando le tematiche di sua pertinenza da un punto di vista sia culturale che sociale. A quest’ultimo riguardo il GRIS ha aperto anche centri di ascolto nei quali offre consulenza e sostegno alle persone che vivono momenti difficili o di disagio in seguito al coinvolgimento proprio o di qualche familiare in particolari gruppi religiosi o pseudoreligiosi o in attività non compatibili con un sereno approccio alla fede religiosa o con un corretto uso della ragione. Nei centri di ascolto riceve tante richieste di gente che soffre primariamente a livello spirituale ed esistenziale, e che da nessuno o da veramente pochi viene ascoltata e presa in considerazione in modo adeguato e competente; questo ci fa capire che il GRIS sta realmente operando in quelle che Papa Francesco chiama “periferie esistenziali”.
Il GRIS affianca l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum nell’organizzazione di questo corso, perché nel 2004 proposi di dar vita assieme a un corso su Esorcismo e preghiera di liberazione. Infatti già da alcuni anni collaboravamo con l’APRA nella realizzazione e promozione di varie iniziative: convegni, master, corsi, pertanto sorse in me spontaneo richiedere al Rettore dell’Ateneo di realizzare assieme il corso sull’esorcismo.
Un fatto che mi piace ricordare riguarda le prime due edizioni del corso (2005 e 2006) nelle quali partecipò come docente, con il compito di trattare gli aspetti canonici, il Vescovo mons. Velasio De Paolis. Ebbene proprio qualche anno dopo, nel 2010, verrà nominato da Papa Benedetto XVI Delegato Apostolico per la Congregazione dei Legionari di Cristo e nello stesso anno creato cardinale.
In ambito sociale, in che modo sono state coinvolte le strutture pubbliche, e in particolare il mondo politico, in questo corso?
Giuseppe Ferrari: Fino ad ora non abbiamo coinvolto particolari strutture pubbliche e neppure il mondo politico in questa iniziativa, non perché oggi l’interesse e la stima della gente comune per i politici pare essere ai minimi storici, ma perché sia i politici che alcune strutture pubbliche come università statali, Forze dell’ordine (carabinieri, polizia), strutture sanitarie, oppure enti come Ordini professionali (medici, avvocati) li abbiamo coinvolti in altre iniziative di loro particolare interesse, ad esempio: ricerche, convegni e corsi di formazione. Ricordo al riguardo che assieme all’Università Europea di Roma, anni fa, organizzammo un convegno sul disegno di legge sulla libertà religiosa, allora in discussione in Parlamento, nel quale coinvolgemmo parlamentari di tutte le forze politiche. In futuro, ovviamente se sono d’accordo le autorità dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, si potrebbe anche prendere in considerazione un eventuale coinvolgimento di istituzioni pubbliche nel corso.