Mistero grande il sabato santo, sul quale oggi come cristiani sembriamo preferire tacere, quasi avessimo paura. Il cristiano oggi non dovrebbe dimenticare questo mistero del grande e Santo sabato, vero preludio alla Pasqua e alla Nuova e definitiva Creazione, ma anche lettura della discesa di Cristo nei nostri inferni, nonostante il nostro desiderio di seguirlo. Chi non riconosce in sé la presenza di questi inferi?
Quante zone del nostro cuore, della nostra intelligenza non sono evangelizzate, sono territori di incredulità, luoghi dove Dio non c’è e nei quali ognuno di noi nulla può se non invocare la discesa di Cristo perché le evangelizzi, le illumini, le trasformi da “luoghi” di morte assoggettate alla potenza del demonio in humus capace di germinare vita in forza della grazia.
Mi piace paragonare il Sabato santo al tempo della gravidanza, è un crescere del tempo verso il parto, verso il trionfo della vita nuova ad immagine di Cristo nel grembo di Maria che è la Chiesa: il suo silenzio non è mutismo ma tempo carico di energie e di vita eterna.
Come non pensare al secolo passato e a quello appena iniziato come secoli in cui il Sabato santo è stata l’esperienza di molti credenti in Gesù e di altri uomini la cui fede solo Dio conosce e giudica? Nei campi di sterminio sotto il nazismo, nei gulag e nelle prigioni comuniste, in tanti paesi in cui l’ideologia atea comunista ha ridato martiri alla chiesa, nelle stragi etniche e religiose, quale profondo Sabato santo… Anni fa avevo come professore di religione un padre passionista bulgaro (durante il regime comunista) che mi diceva: “Noi viviamo il Sabato santo, ma siamo in attesa della Pasqua: verrà!
Sabato santo, Dio sembra assente, il male sembra prevalere, il dolore appare senza senso e Dio, dov’è? Sabato santo a volte anche per chi nel suo cammino di fede trova le tenebre, vede vacillare la propria fede, non riesce a nutrire speranza: giorno di insensibilità, in cui ogni fiducia e speranza sembra inaccessibile, troppo grande perché la si possa solo pensare. Penso al Sabato santo di molti malati, ai tanti poveri legati a Cristo che provano vergogna per il loro stato. Sabato santo anche come tempo in cui il sangue dei martiri e delle vittime cade come seme a terra per fecondarla in vista di un frutto abbondante, tempo in cui il disfacimento del nostro essere esteriore fa spazio alla crescita del nostro uomo interiore… Ognuno di noi potrà dire del suo Sabato santo: “Dio veramente era qui accanto a me, ma io non lo sapevo!” (Gen 28,16).
Sorelle e fratelli, non c’è l’alba di Pasqua senza Sabato santo. Chiediamo a Maria, donna del Sabato santo di accompagnarci in questo giorno pieno di tenebra.