"Oggi è l'alba della Speranza"

Riflessione sul Vangelo della Veglia Pasquale

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Così tutto quello che si fa, tutto quello che la gente fa, lo si fa per la piccola speranza.

Tutto quello che c’è di piccolo è tutto quello che c’è di più bello e di più grande.
Tutto quello che c’è di nuovo è tutto quello che c’è di più bello e di più grande.

Tutto quello che comincia ha una virtù che non si ritrova mai più.
Una forza, una novità, una freschezza come l’alba.
Una giovinezza, un ardore.
Uno slancio.
Un’ingenuità.
Una nascita che non si trova mai più.
C’è in quello che comincia una fonte, una razza che non ritorna.
Una partenza, un’infanzia che non si ritrova, che non si ritrova mai più.

Ora la piccola speranza
È quella che sempre comincia.
Quella nascita
Perpetua
Quell’infanzia
Perpetua.

Per sperare, bimba mia, bisogna essere molto felici. 

Charles Péguy, Portico del mistero della seconda virtù 

Un inizio, un Principio. Il Principio. Religioni, filosofie, politiche, rivoluzioni, tutto grida, e cerca, e fatica, per un un nuovo inizio. Si inventano calendari per cancellare la storia passata e vergare in rosso la nuova era, il nuovo inizio, contrabbandando come svolte radicali delle semplici convenzioni; si uccide, si parla, si seduce, si inganna, perché il fine giustifica sempre i mezzi se il fine è un inizio. Tutto si fa per voltare la pagina definitiva ed incontrare un’alba nuova per ricominciare. Brama ardente di un inizio che cancelli il passato, che spazzi via dolore, male e storture che inquinano la vita. Anche un divorzio può andar bene, non ci si lascia per ricominciare? Anche manipolare e impiantare embrioni segna un nuovo inizio, il peggiore, mutazioni genetiche e fredda e lacerante inseminazione, nell’illusione di superare imperfezioni, debolezze e sterilità, profanazione dell’uomo, debole e perciò perfetto.

E oggi è il Principio. Oggi è Pasqua, il miracolo di un inizio che accoglie ogni inizio già finito: il sangue nel quale si schiantano le rivoluzioni, le menzogne che smascherano le promesse, i tribunali che stracciano i matrimoni, le gelosie che tagliano le amicizie, i fallimenti che deludono le preghiere, le malattie che assorbono la vita, i cimiteri che chiudono il sipario.

Oggi è l’inizio che fa giustizia di quel grido dell’anima che non ne può più, e cerca disperatamente la freschezza, lo slancio, l’ingenuità di un inizio che colmi l’esistenza, di un Principio che apra alla speranza i giorni dati. Oggi è l’inizio profetizzato, annunciato, sigillato nel cuore, e mai visto. Oggi è lo stupore di fronte all’inizio che ti viene incontro, per scoprire che non sei tu a doverlo cercare, a studiare forme e radunare forze per costruirtelo, e rabbia per afferrarlo, e tenacia per difenderlo. Oggi è Lui a cercarci, l’Inizio fatto carne, l’Inizio fattosi fine, quella sulla quale si è infranto ogni nostro inizio; oggi è il Principio che sorge vittorioso dalla fine d’ogni cosa, che ha sconfitto l’ineluttabile.

E ci cerca sulla soglia del nulla a cui abbiamo consegnato la speranza. Oggi è l’alba della Speranza, un vagito, un occhio appena dischiuso, fragile e piccola, la speranza bambina. Eppure è l’unica, proprio perché debole, rivestita di carne impaurita ma rocciosa di un amore che ha sconfitto la morte. E la bellezza indescrivibile dell’inizio, la piccolezza indomita che si mangerebbe il mondo incontra oggi un compimento inatteso, laddove ancora è solo un principio, la felicità della Pasqua. 

Se per sperare occorre essere molto felici ecco questo giorno, ecco deposta la felicità come inizio e non più meta, e ogni inizio divenire il grembo di un compimento certo. Non è più necessario andare alla tomba dei sogni infranti, da oggi si può partire con la felicità nello zaino del cuore, per entrare in ogni giorno, in ogni fatica e relazione, e vivere tutto come un nuovo inizio, senza timore di non raggiungere l’obiettivo. Il Destino ci è già dato, è cosa nostra ormai, una speranza incrollabile vestita di felicità; il resto, la vita, la storia, da oggi, non sono altro che il rinnovarsi di questo inizio, una soglia dischiusa sul Cielo che non conosce tramonto.

Sfolgora, infatti, il sole di Pasqua: il Signore è risorto anche per te, e per chi ti è accanto e che forse hai dimenticato. Per tua moglie, che è un secolo che non guardi con quel desiderio che è la rugiada della creazione; per tuo marito, che troppe parole hai sbattuto sulle sue orecchie sorde; per i figli, intontiti di canne e discoteche, fratelli siamesi dei loro smartphone. 

E’ Pasqua per tutti noi, che assomigliamo così tanto alle mirofore che si recarono di buon mattino, al levar del sole, alla tomba del Maestro. Come loro ci alziamo per infilarci nel giorno che ci attende, ed è come andare ad imbalsamare la speranza. Tutto preparato, tutto previsto, ma l’imprevedibile è in agguato, stanotte, celato nell’alba che da sempre ci sta inseguendo! Eccoli gli angeli sulla soglia della nostra vita, gli apostoli del Signore risorto ci attendono, ci cercano, ci amano. 

E lì, sulla soglia di quel Sepolcro ad accogliere l’annuncio degli angeli ecco le donne, spinte dall’amore appesantito però dall’angoscia per la pietra che incarcera la speranza, deposta dinanzi alla vita da quel giorno in cui insieme al loro sposo, furono scacciate dal Paradiso.

Le donne, come ogni donna, come Eva che ha conosciuto la menzogna e il suo frutto avvelenato, le prime a sperimentare il perdono, e per questo le prime testimoni della risurrezione. E’ loro la speranza bambina ridestata dagli angeli e da quel Volto così bello da rapire il cuore. Loro, immagine della Chiesa, e perciò di ogni peccatore perdonato e inviato ad annunciare il perdono. Senza il loro annuncio Pietro non sarebbe andato al sepolcro… Quindi, senza l’annuncio delle donne niente Papi, Vescovi e preti; niente messe e niente confessioni… 

Così è anche oggi: senza le donne che annunciano la resurrezione di Cristo, il perdono dei peccati attraverso il loro essere donne, madri, spose e vergini, nulla ha senso nella Chiesa, neanche il Papa: “Se la Chiesa perde le donne, nella sua dimensione totale e reale, la Chiesa rischia la sterilità” (Papa Francesco, Brasile 2013). 

All’avanguardia della storia (la guerra ad esempio, le carestie, e le nostre famiglie…) si trovano le donne, la madre di famiglia come la suora di clausura, la sposa come la vergine consacrata: la donna è al sepolcro prima di tutti, prima degli uomini, prima dei preti, dei padri e dei mariti. E’ lì perché ha seguito fedelmente il Signore, come la Vergine Maria e la Maddalena, le uniche sotto la Croce. La donna ama e ha coraggio dove l’uomo teme e tradisce. La donna “apre” la Chiesa e il cammino che ad essa conduce. La donna è la Chiesa e per questo si apre e si dona, e accoglie ogni peccatore perché in essa incontri la misericordia nei sacramenti e nella Parola. 

Non può mancare l’amore ardente delle donne, la loro ricerca innamorata, il loro giungere all’alba e prima di tutti sulla soglia delle situazioni disperate. La mamma arriva sempre dove sente puzza di bruciato: guarda un figlio, lo “annusa” con il suo sesto senso, e ne intercetta subito il disagio, il dolore, la crisi; la madre, non si sa come, giunge sempre per prima al sepolcro dove si è infilata la vita dei suoi figli. E sempre per venerare e amare, donne innamorate di Cristo, e dei loro mariti, e dei loro figli, donne feconde e fedeli, come le mirofore al sepolcro. E sempre accade lo stesso, appare Cristo risorto, e parla al loro cuore, e le apre alla speranza. Per questo, le madri corrono poi a chiamare il padre, perché vada anche lui alla tomba, e veda, e creda, e prenda decisioni… Prima la misericordia di una madre, e poi l’autorità del P
adre, autorità che può essere accolta solo se scaturisce dalla misericordia materna. 

E’ Pasqua, la notte nella quale la Chiesa sposa e madre consegna alla luce della vita immortale i suoi figli. La notte che ha distrutto le tenebre del peccato e nella quale Cristo risorge vittorioso per noi, appesi a un legno che inchiodava la speranza. Coraggio allora, lasciati sorprendere, con la Chiesa guarda anche tu gli angeli, le bende e il sudario; vedi e comincia a camminare sino a credere che il Signore è risorto davvero e ti aspetta in Galilea. Sono pronte le acque del battesimo, possiamo rinnovare le promesse fatte per noi quel giorno da genitori e padrini, consegnarci a Cristo per rivestirci della vita immortale, essere unti dello Spirito che vince ogni timore. E risuscitati con Lui andiamo a gettarci sulle strade della Galilea, i luoghi nostri di ogni giorno, le relazioni che ci strappano alla solitudine, per riflettere i raggi del Sole che ci illumina e trasforma, primizie della Vita offerte a ogni uomo.

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Antonello Iapicca

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