Fratel Girotti sarà beatificato il prossimo 26 aprile

La cerimonia avverrà nella cattedrale di Alba. Perseguitato per aver difeso gli ebrei, il domenicano morì a Dachau nel 1945

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Ogni cattolico ha fissato sul proprio calendario la data del 27 aprile prossimo, giorno in cui verranno canonizzati i Papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. In pochi sanno, invece, che il giorno prima, il 26 aprile, diverrà beato fratel Giuseppe Girotti. Figura meritevole d’attenzione, che ha vissuto il suo servizio pastorale con coraggio nel periodo turbolento della Seconda guerra mondiale.

La cerimonia avverrà ad Alba, città dove il domenicano nacque nel 1905. Cresciuto in una famiglia contadina, apprese dapprima la cultura della terra e poi, mandato dai genitori a studiare in un convento dell’ordine fondato da San Domenico di Guzman, iniziò il suo percorso spirituale.

Grazie anche a una parentesi di studio a Gerusalemme, dopo esser stato ordinato presbitero il 3 agosto del 1930, divenne un raffinato biblista. Fu inviato ad insegnare Sacra Scrittura a Torino, presso il Convento di Santa Maria delle Rose. Al lavoro più squisitamente professionale unì un prezioso ministero pastorale nel servizio umile agli anziani indigenti dell’ospizio “Poveri Vecchi”, situato di fronte al suo convento.

Era un periodo, tuttavia, in cui gli eventi bellici distendevano i propri riverberi di terrore e persecuzione un po’ in ogni angolo d’Italia. Fratel Girotti decise così di costituire una rete di contatti a sostegno degli ebrei. In particolare a partire da una data fatidica, quella dell’8 settembre 1943, il domenicano prese a muoversi con sempre maggiore determinazione, supportato da alcuni amici che vivevano fuori dal convento.

Il suo nome iniziò ad essere accompagnato da una cattiva fama, se non da quella timorosa diffidenza dei più nei confronti di chi sfida i pericoli pur di darsi al prossimo. Le sue attività a sostegno dei perseguitati, del resto, lo esponevano a un rischio molto alto, a tal punto che ancora oggi qualche anziano prete torinese ricorda che si diceva in giro: “Girotti è uno che rischia”.

Ebbene, queste voci circolarono sino al 29 agosto 1944, giorno in cui, a causa di una delazione, fu consegnato alla Gestapo. Fratel Girotti conobbe così le Carceri Nuove di Torino, poi San Vittore a Milano, poi ancora Bolzano, fin quando fu spedito nel campo di prigionia di Dachau. Sulla sua casacca da internato venne apposto un triangolo rosso, simbolo dei detenuti per motivi politici.

Di politico però fratel Girotti aveva ben poco. Era mosso, piuttosto, da un evangelico amore per la vita. Passò il periodo della sua prigionia producendo moltissimo materiale letterario, che è però andato perduto.

Ciò che è rimasto è un’omelia che il frate pronunciò nella cappella di fortuna che i preti e i religiosi detenuti nella baracca 26 di Dachau erano riusciti ad allestire. Il testo, scritto in latino, tratta dell’unità dei cristiani. Si tratta del suo testamento spirituale, pertanto verrà letto integralmente durante la cerimonia di beatificazione che avverrà nella cattedrale di Alba. È il lascito che questo presto beato consegnò idealmente nell’aprile 1945, si suppone nel primo giorno del mese, quando morì a causa di un’iniezione letale.

Fra Massimo Rossi, attuale priore della comunità torinese che fu di Girotti, afferma: “La testimonianza di carità del padre Girotti non può cadere nell’oblio! È necessario recuperare la memoria di un martire domenicano che ha affrontato la Via Crucis del lager con il coraggio della fede”.

Il monito di Fra Massimo Rossi è stato raccolto proprio dai Frati della Provincia San Domenico in Italia, i quali hanno prodotto in sua memoria un documentario intitolato Il triangolo rosso, realizzato con il centro di produzioni televisive e multimediali dei Frati Cappuccini, Nova-T.

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Federico Cenci

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