"I Legionari di Cristo si sono riconciliati con se stessi e con la loro storia"

L’omelia del cardinale Velasio De Paolis durante la messa conclusiva del Capitolo Generale della Congregazione

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Riportiamo di seguito il testo integrale dell’omelia del cardinale Velasio De Paolis, delegato pontificio per la Legione di Cristo, in occasione della Santa Messa conclusiva del Capitolo Generale, celebrata stamattina presso il Centro Studi Superiori della Congregazione.

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Abbiamo iniziato  il Capitolo generale straordinario l’8 gennaio. Sono trascorsi poco meno di due mesi. Abbiamo portato a compimento il programma prefissato nei due punti principali: dare alla congregazione una nuova direzione generale e la revisione delle costituzioni. Sono stati i due punti di maggiore rilievo. La revisione delle costituzioni è stata anche l’occupazione principale, che ha richiesto il tempo maggiore sia nella preparazione del Capitolo che nello stesso svolgimento. Ed è una cosa che non dovrebbe destare meraviglia quando si pensi al significato che tale documento ha nella vita degli istituti religiosi. Nel testo costituzionale ritroviamo il carisma e la spiritualità, il  patrimonio spirituale e l’identità della Congregazione e le norme necessarie per la sua conservazione e la sua promozione. Essa è  la regola alla quale il Legionario è chiamato a conformare la propria vita. L’ultimo articolo delle stesse costituzioni, rifacendosi e riproducendo lo stesso diritto canonico (can. 662) afferma il primo obbligo fondamentale di ogni religioso: “I religiosi hanno come regola suprema della loro vita la sequela di Cristo come viene espressa nel vangelo e nel diritto proprio. Le costituzioni segnano, accanto al vangelo,  il cammino di santità dei religiosi. In esse i religiosi trovano la fonte della propria spiritualità”.

All’interno di  questi due temi principali, abbiamo avuto modo di toccare altri argomenti molto importanti. In particolare, fin dall’inizio del Capitolo, dopo aver ascoltato le relazioni sul lavoro di preparazione del Capitolo stesso  e sulla situazione attuale della Congregazione, è subito emersa la consapevolezza dei tanti interrogativi per i quali Legionari di tutto il mondo  attendevano una risposta e che i Padri Capitolari portavano con sé. Essi, una volta individuati, precisati e discussi, dovevano avere una risposta.

Si è fatto strada soprattutto l’interrogativo sul rapporto tra il Fondatore e la sua vicenda personale da una parte e la valutazione della stessa congregazione, che si riconosceva da lui fondata. Si può dire che è stato l’interrogativo con il quale erano connessi tutti gli altri interrogativi. Il Capitolo ha affrontato il problema fin da principio; la riflessione su di esso e la ricerca della risposta da dare hanno attraversato tutti  i lavori capitolari dall’inizio alla fine.

Una prima risposta è venuta con il documento che il Capitolo ha creduto urgente preparare e pubblicare fin dall’inizio. Si è trattato di una valutazione, ampia, oggettiva, e serena, quasi distaccata, sulla figura di Maciel in relazione alla stessa congregazione. Si riconoscono le responsabilità di Maciel, si approva l’operato della Chiesa nei suoi confronti, e si ringrazia la stessa Chiesa, per la sua azione in favore della Congregazione, per sanare le ferite prodotte e, dopo un cammino di revisione, di penitenza e di purificazione, incoraggiarla e sostenerla nel riprendere in modo rinnovato la sua missione all’interno del movimento Regnum Christi e della vita della Chiesa. Nello stesso tempo si è invocata la misericordia di Dio sullo stesso Maciel.

Le vicende personali di Maciel, si afferma,  non possono essere viste come colpe personali dei Legionari, al punto che essi si possano ritenere responsabili delle sue azioni. Anzi la stessa Legione si può ritenere una vittima dell’operato sbagliato del Fondatore. Tuttavia individua anche delle responsabilità degli stessi superiori, particolarmente per i ritardi con i quali  hanno operato. Il Capitolo mentre chiede perdono alle vittime di Maciel, si rende conto che i Legionari sono chiamati ad assumere su di sé le conseguenze delle colpe di Maciel, ad immagine di nostro Signore Gesù Cristo, che ha preso su di sé il  peccato del mondo, e per quanto  possibile, espiarle. Si  scopre così e si accetta di percorrerla,  una via penitenziale di purificazione e di rinnovamento.

Così i Legionari si sono riconciliati con se stessi, con la storia, con il mondo e con la Chiesa. Con un occhio nuovo e purificato si sono guardati dentro per esaminare il loro presente, scoprire eventuali tracce di inquinamento lasciate dal loro Fondatore nella Legione; nel suo essere, e nel  suo agire, nella sua legislazione e nel suo modo di operare. 

Si trattava di progettare il futuro della stessa congregazione a partire dalla sua storia e dal suo  presente. Per questo i Padri Capitolari si  sono sentiti impegnati a   tracciare il cammino futuro della congregazione, a partire dalla riflessione sul sacerdozio e sulla vita  religiosa, passando attraverso la riflessione sul carisma, sull’apostolato  e sulla spiritualità, e sui diversi settori della vita: come, in particolare sulla formazione, sul  governo, sull’amministrazione e sulla povertà, l’obbedienza e il celibato; sulla preghiera liturgica e personale.Sono nati così gli altrettanti documenti  consegnati alla Direzione Generale per indicare un preciso cammino da percorrere particolarmente nel prossimo sessennio. Si è trattato di un vasto esame di coscienza che ha percorso in profondità la vita della Legione,  impegnandola per un futuro pieno di  speranza.

Tutto questo ha richiesto un salutare cammino spirituale profondo per tutti i Capitolari. Nei documenti  hanno trasfuso la loro esperienza spirituale, che hanno voluto comunicare a tutti gli altri confratelli sparsi nel mondo. Si sono posti in modo nuovo, generoso e coraggioso di fronte al mistero di Cristo nella loro vita. Se di fronte alla vicenda di Maciel essi hanno vissuto un  momento di tenebra e di sofferenza, e forse di smarrimento. Se  il  turbamento dinanzi ad eventi tanto  gravi è entrato per un momento  nel loro cuore, essi nel lungo cammino percorso in questi ultimi anni e particolarmente durante questo capitolo si sono sentiti illuminati e rinnovati  dal di dentro; hanno sperimentato in modo nuovo la gioia della loro vocazione missionaria ed apostolica; hanno ritrovato il loro sì alla loro vocazione di  Legionari; hanno rifatto e sperimentato in modo nuovo la gioia di appartenere a Cristo e di annunciarlo con tutte le loro forze al mondo; con  tutta la loro vita. In Cristo Gesù, hanno ritrovato se stessi, e la gioia  di operare per il Regnum Christi.

Nel ritrovare la loro vocazione, il dono di sé a Cristo e se stessi, si sono liberati dal peso che gravava sulle loro spalle, sono usciti da se stessi e si sono ritrovati nel grande movimento del Regnum Christi, partecipi di una vocazione comune in un movimento di laici che vivono il loro battesimo e rendono testimonianza con la vita alla loro fede nella loro professione, particolarmente nel mondo della famiglia e della cultura, di laici e  laiche che rafforzano la loro attività nel Regnum Christi nel mondo con la testimonianza anche della professione dei consigli evangelici. Il loro cammino è stato percorso anche dai fratelli e dalle sorelle del Regnum Christi.

I Legionari si ritrovano così nel cuore del mondo e della Chiesa per instaurare tutte le cose in Cristo; lavorare  insieme ai fratelli laici e ai fratelli e sorelle consacrati nel Regnum Christi.

Percorrendo con lo sguardo questo cammino spirituale in tutta la sua ampiezza si può rimanere meravigliati e può sorgere spontanea la domanda; chi ha operato tutto questo?  La risposta  è già sulle vostre labbra, perché l’avete maturata da tempo nel vostro cuore. E’ il momento di dire grazie al Signore, con i sentimenti e il cuore di Maria. Potete cantare il vostro Magnificat. Innalzate un inno di grazie alla misericordia di Dio, che vi ha guariti, vi ha sanati e vi ha ripresi con l’antico amore rinnovato. Non stancatevi di operare il bene per il Regno di Cristo. Con Sant’
Agostino, vi dico; camminate e cantate; cantate e camminate. Il cammino può stancare; il canto dà nuove forze; e  si torna a camminare e cantare. Camminate e cantate.

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ZENIT Staff

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