Pregare coinvolgendoci

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

La Trasfigurazioneè appena avvenuta: Pietro, Giacomo e Giovanni scendono dal monte con Gesù. E trovano gli altri discepoli intenti in una discussione con gli scribi ed altre persone. Sembra che il motivo della discussione sia stato un ragazzo con sintomi che oggi spesso vengono considerati come attacchi epilettici. I discepoli di Gesù avevano tentato invano di guarire il ragazzo. Gesù interroga il padre del ragazzo e quando questo gli chiede se può guarire il figlio, Gesù lo riprende: “Se crede”, gli dice, “il figlio guarirà”. 

Meditazione

Nei libri in cui gli studiosi della Bibbia spiegano ogni singola parola si trova un’indicazione interessante. Nello trascrivere copie di questo Vangelo, qualcuno ha inserito alla fine della frase «Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera», l’aggiunta «e il digiuno». Naturalmente, l’aggiunta dell’anonimo copiatore fu subito cancellata. Ma è interessante ugualmente. Al di là del miracolo o esorcismo è evidente che tutto succede perché il padre del ragazzo riesce a chiedere con fede – con tutta la fede – senza qualche preclusione. E Gesù, spiegando ai discepoli perché non riuscivano a scacciare quel demone, ricorda loro che questo si può scacciare solo con la Preghiera:. Ma la Preghiera: intesa da Gesù e la “Preghiera:” che chiede a quel padre, non è certo la recita di qualche formula. Ecco perché l’aggiunta dell’anonimo copiatore ha dell’interessante: poiché “recitare” qualche Preghiera: per chi sta male, non ci coinvolge troppo. Ma digiunare si! Poiché dobbiamo rinunciare a qualcosa e la Preghiera: ci inizia a coinvolgere completamente. L’anonimo copiatore aveva semplicemente provato a spiegare, con quell’aggiunta, cosa intendeva realmente Gesù con Preghiera:: non la recita di qualche formula per tutti i cari e i malati, ma il coinvolgimento totale della persona che si rivolge a Lui. Ma potremmo fare anche un altro esempio: chi ha fatto un colloquio di lavoro e ha sperato ardentemente di avere quel posto, ha sicuramente pensato tutto il giorno – forse anche giorno e notte – a quel lavoro, al colloquio. Ha sperato con tutto il cuore, ha pregato, ha parlato di questo con tutti e non si è dato pace: probabilmente non ha neppure mangiato per la tensione. La preghiera per il ragazzo malato non poteva essere “Gesù, se puoi, aiutami”. E le nostre preghierine, fatte di qualche formula recitata con le labbra, non avranno nessun risultato. Iniziamo a prendere sul serio il nostro pregare. Che ci coinvolga almeno quanto l’attesa per un nuovo posto di lavoro, che ci coinvolga anche fisicamente. Il digiuno, poi, non è un esercizio di pietà così fuori luogo…

Preghiera

Padre nostro… 

Agire

Oggi prego per qualcuno che mi è caro. Ma oltre alla preghiera rinuncerò a qualcosa che può costarmi un po’ di sacrificio.

Meditazione del giorno a cura della prof.ssa Alexandra von Teuffenbach, docente di Teologia e Storia della Chiesatratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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