Una delle prime esortazioni di Papa Francesco appena salito al Soglio pontificio è stata “andare nelle periferie”. Un invito che lui per primo ha preso sul serio, promettendo di visitare come Vescovo di Roma ogni parrocchia nei sobborghi della Capitale. Il 26 maggio scorso si era recato nella Parrocchia dei Santi Elisabetta e Zaccaria. Domani pomeriggio invece visiterà San Cirillo Alessandrino, parrocchia del Quartiere Alessandrino, dove incontrerà i malati e i battezzati dell’anno pastorale in corso, confesserà alcuni parrocchiani e presiederà la liturgia eucaristica impartendo il sacramento della cresima a nove ragazzi. Sulla grande attesa di questo evento ZENITha intervistato don Marco Ridolfo, giovane parroco di San Cirillo Alessandrino dal 1° agosto.
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Questa è la seconda visita di Papa Francesco in una parrocchia romana. Come mai il Santo Padre ha scelto proprio San Cirillo Alessandrino?
Don Ridolfo: È nato tutto spontaneamente. In occasione di una telefonata da parte del cardinale vicario Agostino Vallini i primi di settembre, in cui mi chiedeva come stavo, visto che ero parroco qui da poco più di un mese, il discorso è andato su Papa Francesco. Allora ho raccontato al cardinale il grande affetto che c’è nella parrocchia e nel quartiere nei confronti del Papa, un affetto personale e comunitario. Naturalmente non ho avanzato alcuna richiesta particolare. Dopo una settimana, ho ricevuto un’altra telefonata del cardinale Vallini che mi chiedeva cosa pensavo di ricevere una visita del Santo Padre. Il cardinale era preoccupato che potesse essere un evento che avrebbe destabilizzato la parrocchia, che ha già vissuto tante novità: una nuova struttura, un nuovo parroco, ecc. Per me invece è stata un’emozione immensa e, anche con un po’ di timore, ho detto “Proviamoci”. Il momento più bello è stato però quando, dopo aver avuto la conferma della visita del Pontefice, ho detto ai parrocchiani durante una Messa: “L’1 dicembre non prendete impegni. Vi aspetto qui in parrocchia perché verrà a trovarci Papa Francesco”. L’applauso è stato come un palloncino che esplodeva: fragoroso, dirompente, è durato forse un quarto d’ora! Veramente qui a San Cirllo Alessandrino tutti vogliono un gran bene al Santo Padre, e questa gioia e affetto ne è la dimostrazione.
Come si sta preparando la parrocchia ad accogliere il Papa domani?
Don Ridolfo: Sarà un’accoglienza all’insegna della sobrietà e della semplicità sotto tutti i punti di vista. In accordo con il Consiglio Pastorale abbiamo deciso che non venisse traviato il senso della visita del Papa. Francesco viene infatti a conoscere l’ordinario della nostra vita pastorale, quindi non volevamo presentargli una realtà finta che durasse solo nell’arco di una giornata. Lo vogliamo accogliere proprio come lui stesso si presenta: il Vescovo nella sua Chiesa. Certo, abbiamo intensificato i lavori, e quelli resteranno per il futuro. Abbiamo anche arginato le proposte di interventi ed ospiti esterni: io sono fiero dei miei figli e non voglio presentarne altri. Domani pomeriggio, quindi, non sarà un evento, ma una straordinaria giornata ordinaria.
Per lei che è parroco da circa quattro mesi è un bel regalo l’arrivo di Francesco. Cosa si aspetta da questa visita?
Don Ridolfo: Indubbiamente è un bel regalo, perché, come dicevo prima, abbiamo cercato di inserire questa visita del Santo Padre all’interno del nostro cammino pastorale. E, al di là della mia personale gioia di incontrarlo, credo che la presenza del Papa sia un segno tangibile della presenza di Nostro Signore nella Chiesa. Spero quindi che la giornata di domani possa dare maggiore impulso al cammino della comunità, e magari avvicinare alla Chiesa anche quelle persone che domani vi si affacceranno per la prima volta solo per curiosità. Domani, vivendo quest’atmosfera di festa, spero che diranno: “Mi piace, voglio tornarci”.
Che parrocchia è San Cirillo Alessandrino dal punto di vista ecclesiale e sociale?
Don Ridolfo: Come tutte le parrocchie di Roma, vive nel e del quartiere. La zona di Tor Sapienza è modesta, c’è tanta povertà, gente che non riesce ad arrivare a fine mese e via dicendo. Ma non è quello il punto. Spesso si identifica la periferia solo con le difficoltà. È vero queste non mancano, ma credo che non dobbiamo fossilizzarci su questi discorsi a cui già noi come Chiesa cerchiamo di dare una risposta con l’ascolto e l’accoglienza. Quello che invece, secondo me, caratterizza San Cirillo Alessandrino è un cuore grande che ho sperimentato in prima persona appena vi ho messo piede. Io e don Daniel siamo stati accolti subito. Sarà per la giovane età (lui 26 anni, io 39), ma le persone qui ci hanno adottati e continuano a “coccolarci”. Chi sta nella difficoltà è ancora più portato ad aiutare l’altro. E qui c’è un sentimento generale di attenzione verso gli altri, una propensione a condividere il proprio tempo con chi soffre. In parrocchia non abbiamo ditte di pulizie o perpetue, viviamo di quello che disponiamo e posso affermare che non ci manca nulla, grazie proprio alla disponibilità e generosità della gente. La periferia è bella perché nella difficoltà si sperimenta la provvidenza. E la visita del Santo Padre è un segno di provvidenza.