“Quel che è certo ė che le cose cambiano – ha spiegato il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana -. Allora, più che la lamentela per ciò che si va perdendo, ha senso cercare di assumere il cambiamento e orientarlo verso una direzione dotata di senso”.
“La sfida – ha sottolineato il porporato - è quella di cogliere l'opportunità di cambiamento” perché “la crisi è un'occasione per ripensare il senso della professione”.
“È infatti un dato innegabile”, ha aggiunto, che “la professione del giornalista - prima ancora che la vendita dei giornali cartacei - abbia bisogno di essere ripensata”.
Il presule ha rilevato che la definizione di professione “tende all'autoreferenzialità, e questo la allontana dal suo senso originario, che è anche la sua missione”.
In questo contesto vanno lette le derive nell'uso strumentale e destabilizzante di notizie non verificate allo scopo di sostenere o danneggiare una parte in causa nell'agone pubblico; nel silenzio calato, allo stesso scopo, sulle notizie che romperebbero pregiudizi e che si ha vantaggio a mantenere.
O ancora, nella corsa allo scoop che non esita a violare non solo la privacy, ma i tempi e i ritmi di istituzioni che devono anteporre operare discernimento e confronto piuttosto che sfamare la curiosità spesso indotta del pubblico.
Per il cardinale Bagnasco queste derive “rafforzano stereotipi e alimentano pregiudizi che spesso non hanno fondamento nella realtà e rendono più difficile e sofferente il nostro vivere insieme”.
Ha scritto a proposito Papa Francesco nella recente Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium: “Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa”.
E il poeta britannico Wystan Hugh Auden: “Il male senza voce prese a prestito il linguaggio del bene. E lo ridusse a mero rumore”.
In merito alla professionalità del giornalista, il Presidente della CEI ha menzionato ciò che ha scritto Indro Montanelli e cioè: “La deontologia professionale sta racchiusa in gran parte, se non per intero, in questa semplice e difficile parola: onestà (…) gli sbagli del servilismo e del carrierismo – che poi sbagli non sono, ma intenzionali stilettate – sono quelli che sporcano”.
Il cardinale Bagnasco ha sostenuto che “occorre rinverdire e rimotivare l’impegno per un giornalismo costruttivo e mai polemico, popolare e mai populista, sempre espressione dell’identità culturale e religiosa del nostro popolo e mai di lobby o di ideologica precomprensione”.
Come soluzione per i tempi moderni, il Presidente della CEI ha invitato i giornalisti a “coniugare l'appassionata intensità con l'amore per la verità” e con “il coraggio di dire non ciò che conviene, ma ciò che è vero”.
Dopo aver precisato come l’evoluzione digitale ha importanti ricadute sul piano della sostenibilità economica, l’Arcivescovo di Genova ha invitato l’Assemblea della Fisc a “fare spazio ai giovani”, “curare la formazione di tutti, sia a livello culturale e professionale che a livello spirituale” e sviluppare un rapporto più organico tra la Fisc e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana).
In conclusione il cardinale Bagnasco ha indicato il beato giornalista spagnolo Manuel Lozano Garrido, più conosciuto come Lolo, come esempio per i giornalisti tutti.