«Il governo nigeriano ha a cuore soltanto i propri interessi e non quelli della popolazione». È il duro sfogo di monsignor Hyacinth Oroko Egbebo, vicario apostolico di Bomadi nello stato del Delta, che in una conversazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre, descrive la drammatica situazione della Nigeria meridionale.
Se nel nord del paese la popolazione è vittima delle violenze della setta islamica Boko Haram, nel sud i nigeriani soffrono «l’inquinamento atmosferico, l’ingiustizia sociale, l’incapacità governativa, la cattiva gestione economica e la corruzione». Gli abitanti non beneficiano neanche della ricchezza prodotta ai numerosi giacimenti di petrolio della regione. «Al contrario – aggiunge monsignor Egbebo – subiscono le conseguenze negative dello sfruttamento incontrollato delle risorse del territorio». L’inquinamento derivante dall’estrazione del petrolio ha notevolmente ridotto il numero di pesci, danneggiando gravemente la pesca: una delle principali forme di sostentamento. Per sopravvivere, in molti cercano nuove forme di guadagno, come reperire del petrolio grezzo e tentare di trasformarlo in combustibile per venderlo. Un metodo che però incontra la ferma opposizione del governo.
«Le condizioni di vita nel nostro vicariato sono terribili – continua il presule – I bambini muoiono a causa della malnutrizione, la qualità dell’acqua che beviamo è pessima e manca ogni tipo di infrastruttura: scuole, ospedali e qualsiasi altro centro di formazione».
In un tale contesto il sostegno della Chiesa alla popolazione è fondamentale, sebbene i cattolici siano appena 30mila su un totale di oltre tre milioni di abitanti. Il vicariato gestisce un piccolo ospedale e monsignor Egbebo spera di riuscire presto ad aprire delle scuole. Ovviamente le difficoltà non mancano: il territorio è molto vasto ed i trentacinque sacerdoti che si prendono cura delle venticinque diverse parrocchie non hanno a disposizione sufficienti mezzi di trasporto. Inoltre la maggioranza della popolazione appartiene a religioni tradizionali e la Chiesa cattolica deve fronteggiare anche gli effetti dannosi delle credenze popolari. «A dispetto delle difficoltà, noi continuiamo la nostra opera – conclude il presule – la gente si fida della Chiesa e noi possiamo contribuire a migliorare le condizioni della popolazione. Non abbiamo mezzi, ma proseguiamo a fare tutto quanto in nostro potere».