La Croazia, un paese a maggioranza cattolica (87% dei cittadini) da diversi mesi sta vivendo una situazione paradossale. Di fronte ai tentativi di stravolgere le basi naturali del matrimonio, i cittadini croati si sono mobilitati ed hanno raccolto circa 750.000 firme per indire un referendum in favore del matrimonio inteso come unione tra un uomo e una donna.
Negli ultimi giorni la situazione è diventata così tesa che gli oppositori del matrimonio naturale hanno annunciano proteste alla vigilia del referendum che si terrà il 1° dicembre. Il quesito del referendum recita: “E’ favorevole che nella Costituzione croata entri la disposizione secondo la quale il matrimonio è un’unione tra un uomo e una donna?”
Perché un referendum sul matrimonio?
La Legge sulla famiglia in Croazia riconosce il matrimonio come unione di un uomo e una donna. Ma nella Costituzione, che rappresenta il compendio dei valori sociali fondamentali e in base alla quale vengono regolate tutte le leggi del paese, non vi è traccia di questa definizione. Il fatto che nella Costituzione non vi sia una definizione di matrimonio, consente la ridefinizione del matrimonio e della famiglia tramite decisioni politiche contrarie alla volontà del popolo.
Il referendum è espressione democratica della volontà del popolo di fronte all’arbitrarietà di gruppi politici che stanno proponendo stravolgimenti contrari alla cultura ed al patrimonio storico del popolo croato. Il governo croato ha annunciato la volontà di promulgare una Legge per i matrimoni di coppie dello stesso sesso. In questo contesto i gruppi che compongono il governo stanno invitando gli elettori a votare contro il matrimonio come unione tra un uomo e una donna.
L’ideologia contraria al matrimonio naturale è così aggressiva al punto che tutti i cittadini che non condividono il matrimonio omosessuale vengono etichettati come omofobi, retrogradi e arretrati. I fedeli alla Chiesa cattolica vengono criticati in maniera particolarmente aggressiva. Indipendentemente dalle ideologie politiche e considerando la minaccia al matrimonio naturale, cellula base della società, nella primavera di quest’anno si è formata in Croazia l’Iniziativa dei cittadini “ A nome della famiglia“.
Più di 6.000 volontari in appena due settimane hanno raccolto circa 750.000 firme per indire lo svolgersi del referendum. L’iniziativa è stata promossa da circa trenta associazioni. Insieme alla necessità di difendersi da una minaccia, ad animare la speranza del popolo croato è stata la Primavera francese del 2013 e l’iniziativa francese ” I Sindaci per i bambini”.
E’ stato incoraggiante sapere che altri paesi dell’Unione Europea come Polonia, Ungheria , Lettonia, Lituania e Bulgaria proteggono con la Costituzione il matrimonio tra un uomo e una donna. Anche paesi europei non ancora membri dell’Unione come Montenegro, Serbia, Ucraina, Bielorussia e Moldavia, proteggono il matrimonio tra un uomo e una donna. L’iniziativa dei cittadini per l’indizione del referendum ha avuto il sostegno di tutti i principali gruppi religiosi.
In questo momento tutti i gruppi religiosi hanno invitato apertamente i propri fedeli a votare PER il matrimonio. Con una Dichiarazione congiunta sulla famiglia i rappresentanti delle tre religioni monoteiste, ebraica cristiana e islamica,hanno invitato i fedeli delle loro comunità a votare per la famiglia naturale. Cattolici, ortodossi , protestanti, ebrei, musulmani ed altri, sono stati invitati a partecipare al referendum del primo dicembre e con il loro voto assicurare una protezione costituzionale del matrimonio. Perché il matrimonio inteso come unione tra un uomo e un donna, è il posto migliore per accogliere ed educare i figli ed è la base della famiglia che è l’unità fondamentale di ogni società.
Inoltre Il referendum è molto di più che un messaggio sul matrimonio. La Croazia nella sua storia recente ha avuto finora due referendum: nel 1991 dove i cittadini decidevano sull’indipendenza del paese (poiché prima faceva parte della Jugoslavia ; e poi l’esercito jugoslavo, assieme alle forze paramilitari serbe, attaccò la Croazia), e nel 2012 per l’adesione della Croazia all’Unione europea . In questo caso siamo di fronte al primo referendum promosso dal popolo. La richiesta per il suo svolgimento è stata firmata da 749.316 cittadini. Si tratta di una richiesta chiara, espressa democraticamente e liberamente dai cittadini.
A sostegno del referendum e della risposta affermativa per il matrimonio come unione tra un uomo e una donna ha parlato pubblicamente anche la nota campionessa di salto in alto Blanka Vlasic, la quale molto coraggiosamente ha mantenuto la sua posizione anche quando alcuni sponsor hanno chiesto la sospensione del contratto.
I gruppi più ideologizzati accusano l’ Iniziativa “A nome della famiglia ” di essere omofoba. I giovani volontari che hanno raccolto per le strade le firme per il referendum sono stati derisi e alcuni offesi e attaccati. Eppure, c’è da sottolineare che l’iniziativa “A nome della famiglia ” ha soddisfatto tutte le condizioni previste dalla legge, che è stato confermato anche dalla Corte Costituzionale .
Il quesito referendario è conforme alla Legge sulla discriminazione, vigente in Croazia, con la Costituzione croata e con le dichiarazioni e convenzioni internazionali sui diritti umani. Gli oppositori del matrimonio sostengono che “Il referendum porterà ad una crisi costituzionale”. Al contrario si tratta di un referendum promosso dal popolo. Dopo essere stata per anni sotto la dittatura, la Croazia sta sperimentando una esperienza diffusa di vita democratica. È evidente che il potere governativo tenta di imporre un sistema di valori estraneo alla cultura croata. Il governo attuale, parte delle organizzazioni filo-governative e i media affiliati al potere centrale, stanno abusando dello spazio pubblico per confondere gli elettori, ostacolando una decisione informata e libera circa la volontà che la Costituzione protegga il matrimonio come unione tra uomo e donna.
(La seconda parte verrà pubblicata domani, venerdì 29 novembre)