Nella seconda parte della Evangelii Gaudium, lo sguardo di Papa Francesco si amplia alle sfide del mondo contemporaneo. Indica quindi come prima minaccia dell’azione evangelizzatrice l’attuale sistema economico che, “ingiusto alla radice”, “uccide” e fa prevalere la “legge del più forte”. Ad esso si aggiunge la “cultura dello scarto” più volte denunciata da Bergoglio, che riduce gli esseri umani allo stato di “rifiuti”, di “avanzi” della società. Viviamo soffocati da “una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale” – prosegue il Santo Padre – dove regnano “speculazione finanziaria”, “corruzione ramificata”, “evasione fiscale egoista”. Il male del mondo si concretizza anche negli “attacchi alla libertà religiosa” e nelle “nuove situazioni di persecuzione dei cristiani”, come pure in quella che Ratzinger definiva una “diffusa indifferenza relativista”.
In tal contesto, a rimetterci è soprattutto la famiglia, che – sottolinea il Papa – “attraversa una crisi culturale profonda”, poiché vittima di un “individualismo postmoderno e globalizzato che favorisce uno stile di vita che snatura i vincoli familiari”. Il testo affronta poi il tema delle “tentazioni degli operatori pastorali”, che, in diverse forme, ledono l’apporto “enorme” che la Chiesa può e deve dare al mondo attuale. “Il nostro dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa, e per i propri, non devono far dimenticare quanti cristiani danno la vita per amore” chiarisce Bergoglio. E osserva come spesso in molti operatori di evangelizzazione “sebbene preghino”, si denoti “un’accentuazione dell’individualismo, una crisi d’identità e un calo del fervore”. Altri sono affetti invece da “una sorta di complesso di inferiorità, che li conduce a relativizzare o ad occultare la loro identità cristiana”.
In ogni caso, scrive Francesco, “la più grande minaccia è il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tutto apparentemente procede nella normalità, mentre in realtà la fede si va logorando e degenerando nella meschinità”. Di questo passo, aggiunge, si sviluppa “la psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo”. Il Papa esorta allora a non cedere ad un “pessimismo sterile”, né a revocare il diritto dei Pastori “di emettere opinioni su tutto ciò che riguarda la vita delle persone”. “Nessuno – afferma – può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza nella vita sociale”. Per dirla con le parole del Beato Giovanni Paolo II: “La Chiesa non può né deve rimanere al margine della lotta per la giustizia”.
Dal canto suo, la Chiesa deve spogliarsi di quella “mondanità spirituale”, che “si nasconde dietro apparenze di religiosità” e diventare “povera per i poveri”, prendendo esempio da quest’ultimi che – rimarca il Santo Padre – “hanno molto da insegnarci”. “Per la Chiesa – scrive – l’opzione per i poveri è una categoria teologica”, prima che sociologica. Addirittura, “finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, non si risolveranno i problemi del mondo”. Il Pontefice prega allora che il Signore “regali più politici che abbiano davvero a cuore la vita dei poveri”. Perché la politica, seppur “tanto denigrata”, è “una delle forme più preziose di carità”.
Oltre ai poveri, nella prima Esortazione apostolica del Papa argentino non manca il riferimento alle categorie deboli. Invoca quindi maggior cura per: senza tetto, tossicodipendenti, rifugiati, popoli indigeni, anziani sempre più soli e abbandonati”. E naturalmente per i migranti, per cui esorta i Paesi “ad una generosa apertura”. Il pensiero va poi alle “vittime della tratta e di nuove forme di schiavismo”: molti – osserva con rammarico – “hanno le mani che grondano sangue a causa di una complicità comoda e muta” verso questo crimine “mafioso e aberrante”.
Tra i deboli di cui la Chiesa vuole prendersi cura, Bergoglio elenca poi “i bambini nascituri”, “i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana”. Il Papa chiarisce ogni dubbio e chiosa: “Non ci si deve attendere che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione… Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana”.
Sul tema dell’evangelizzazione, il Successore di Pietro rimarca poi che essa implica “un cammino di dialogo” della Chiesa con tutte le realtà politiche, sociali, religiose e culturali. In tal senso, l’ecumenismo è “via imprescindibile dell’evangelizzazione” e porta ad un arricchimento reciproco. “Il dialogo interreligioso è condizione necessaria per la pace nel mondo”, afferma il Papa, e non oscura l’evangelizzazione. Nell’epoca attuale, inoltre, è fondamentale “la relazione con i credenti dell’Islam”, che il Vescovo di Roma implora “umilmente” affinché assicurino la libertà religiosa ai cristiani. “Di fronte ad episodi di fondamentalismo violento”, esorta poi a “evitare odiose generalizzazioni, perché il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza”. Ribadisce infine l’importanza del dialogo tra credenti e non credenti.
L’ultimo capitolo è dedicato agli “evangelizzatori con Spirito”, tutti coloro che “si aprono senza paura all’azione dello Spirito Santo”, annunciando il Vangelo “con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente”. Gesù – afferma il Pontefice – vuole “che tocchiamo la carne sofferente degli altri” e ci invita “a dare ragione della nostra speranza”, non però come “nemici che puntano il dito e condannano” .
L’anima mariana di Papa Francesco emerge infine nelle ultime righe della Evangelii Gaudium, in cui il Santo Padre rivolge una preghiera a Maria, “Madre dell’Evangelizzazione”. “Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa – conclude – perché ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto”.