Novembre si apre -come ben sappiamo- con la gioiosa solennità dei Santi, a cui subito segue il commosso ricordo dei nostri cari defunti, quasi a tracciare l’ideale legame che si intreccia tra la luce beata e intramontabile del Cielo e la dolorosa e penosa penombra del Purgatorio. I primi giorni del mese richiamano, cioè, alla nostra distratta memoria, la meta che attende la vita di ciascuno e il faticoso incedere -nel tempo e al di là del tempo- verso la Gloria, verso la meta a cui l’anima anela, profondamente e ardentemente, durante il suo cammino terreno e anche oltre il confine stesso della morte.
Il 21 del mese, sia in Oriente sia in Occidente, abbiamo celebrato la Presentazione della Vergine al Tempio. Il “Protovangelo di Giacomo”, noto apocrifo dell’infanzia di Gesù, racconta (VII 1 ss) che “quando (Maria) giunse all’età di due anni, Gioacchino disse ad Anna: «Portiamola al tempio del Signore per compiere la promessa che abbiamo fatta… ». Ma Anna rispose: «Aspettiamo fino al terzo anno… »”. Il testo poi prosegue: “Quando la bimba ebbe tre anni, Gioacchino disse: «Chiamate le figlie senza macchia degli Ebrei; prendano ognuna una lampada, la quale deve rimanere accesa, perché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non rimanga prigioniero fuori del tempio del Signore»… Il sacerdote la ricevette e, baciandola, la benedisse, dicendo: «Il Signore ha reso grande il tuo nome in tutte le generazioni. Per mezzo tuo, alla fine dei giorni il Signore manifesterà la sua redenzione ai figli di Israele». Quindi la pose sul terzo gradino dell’altare. Il Signore Dio mandò su di lei la sua grazia; ella allora cominciò a danzare sui suoi piedi e tutta la casa d’Israele le diede il suo amore”. Nel commento al testo (v. “Gli apocrifi del Nuovo Testamento”) Mario Erbetta sottolinea come: “nella mente dell’autore il terzo gradino dovrebbe essere il più alto, prossimo al braciere dell’altare. È evidente il simbolismo in relazione a colei che sarà tutta un’offerta per il suo Signore”.
La suddetta celebrazione risale al sec. VI in Oriente e venne introdotta otto secoli più tardi anche in Occidente. La sua origine è correlata alla dedicazione della Basilica di Santa Maria Nuova, sorta presso il Tempio di Gerusalemme. Attraverso il linguaggio narrativo, semplice e ingenuo, tipico degli “apocrifi”, si intende alludere alla dedicazione che la Vergine fece di se stessa a Dio, fin dalla più tenera età. È il primo esplicito accenno alla vocazione -unica e irripetibile- di Maria Santissima, della sua totale e irrevocabile donazione a Dio, della sua volontà di aderire generosamente e senza riserve al progetto di amore del Cielo. Ella è consacrata completamente “alle cose di Dio”, e a noi si dona come esempio di umanità irradiata dalla Grazia, che accoglie e abbraccia il volere dell’Onnipotente “senza volgersi indietro” (Protovangelo di Giacomo VIII,1), determinata -ancorché bambina- a realizzare perfettamente il piano divino di Salvezza.
All’inizio di novembre, il giorno successivo alla commemorazione dei defunti, ricorre la memoria di Nostra Signora del Suffragio, legata alla straordinaria e poliedrica figura del beato Francesco Faà di Bruno (1825 – 1888). Scienziato, matematico, militare, musicista e poi sacerdote (nel 1876, in età ormai avanzata) e fondatore, uomo dalle molteplici risorse -che ben si colloca nel panorama della sorprendente “esplosione” di santità dell’ ‘800 piemontese- ebbe a cuore in modo speciale le anime del Purgatorio. Per loro volle che si edificasse, a Torino, in Borgo San Donato, la chiesa dedicata appunto a Nostra Signora del Suffragio e diede vita a una Congregazione di Suore (Minime di N.S. del Suffragio), con la missione -accanto ad altri compiti, di natura spirituale e sociale- di alimentare la devozione e la preghiera per i defunti, spesso dimenticati, anche dai loro congiunti.
Non sembri azzardato tracciare un ideale “filo conduttore” tra l’antica festa della Presentazione della Vergine e questo affettuoso e devoto ricordo delle anime dei nostri cari. La Vergine Maria, nella sua piena e luminosa disponibilità alla Volontà di Dio, attestata, nella Tradizione, fin dai suoi primi anni, come criterio unico e decisivo della sua vita, ai piedi della Croce suggellò, nel martirio dello spirito, la sua dedizione a Cristo e alla sua opera: la salvezza dell’uomo, di ogni uomo. La responsabilità della Vergine non si arresta alle soglie del mistero: si protende oltre, fino a tendere la sua mano anche verso i nostri poveri fratelli, che ancora scontano la pena dei loro peccati e attendono fiduciosi di introdursi definitivamente nella eterna beatitudine.
L’ingenuo racconto degli apocrifi cela, in realtà, una verità profonda: che abbiamo davvero una Madre santa, in tutto e da sempre protesa alla maggior gloria di Dio; ma, proprio per questo, sollecita anche del nostro autentico Bene -nel tempo e al di là del tempo- perché premurosa custode della Grazia donata a noi, suoi figli carissimi.
Padre Mario Piatti icms è direttore della rivista “Maria di Fatima”