Lamberto lavora in una grande sartoria. Dove ogni anno mi recavo a dare la “benedizione pasquale”. I suoi colleghi, un po’ per celia, un po’ a ragione, me lo additavano come ateo, mangiapreti, uno da trattare con le molle. Sorridendogli, mi facevo accettare, tanto che siamo diventati amici.
Tutte le volte che mi vedeva passare per la strada, apriva la finestra del negozio e mi intratteneva a lungo piacevolmente.
Un giorno mi ha raccontato che sotto la grondaia accanto alla sua finestra, spunta ogni anno un fico dall’asfalto. Lui, appena lo vede spuntare, sparge tutt’attorno erbicidi, veleni d’ogni tipo, usa ogni mezzo per svellerne le radici e farlo sparire dal marciapiede.
Ma “come vedi – mi dice accalorandosi – anche quest’anno è rispuntato… è un fenomeno…quello è dio”.
Senza dubbio espressioni da prendere con le molle…ma mi ha fatto riflettere come un ateo posa avere la sua idea, il suo modo di cercare e di concepire la fede. Un fico che resiste, che non si abbatte e che, offeso, rifiorisce, crea meraviglia.
Riflettendo mi sono detto…”se il nostro cristianesimo, mostrasse persone che non si lasciano abbattere dalla persecuzione, dalle offese, dai maltrattamenti dell’odio…forse sarebbe più credibile e rivelerebbe meglio l’origine divina della nostra fede che “recisa virescit”: offesa rinverdisce, ammazzata risuscita.”
Ciao da p. Andrea
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