Sotto le maglie ‘spallone’ degli atleti di rugby c’è un cuore che batte con lealtà verso il gioco e la squadra. E dietro il casco protettivo ci sono due occhi che guardano l’avversario con rispetto e fedeltà. Il Vescovo di Roma non sarà un arbitro, né un esperto di palle ovali, ma con discernimento riesce comunque a tracciare un’oculata ‘scheda tecnica’ di questo sport apparentemente brutale.
E ci intravede tanti bei valori utili all’anima e al corpo di chi lo gioca e chi lo osserva. Su questo si è incentrato il discorso che il Papa ha rivolto stamane ai Dirigenti e agli Atleti delle Nazionali di rugby di Argentina e Italia, ricevuti in udienza in Sala Clementina. Le due squadre si affronteranno domani sera allo Stadio Olimpico di Roma per il Capiparma Test Match, per l’appuntamento conclusivo del trittico autunnale dell’Italrugby.
Per uno sportivo come Francesco è sempre un piacere incontrare due squadre, ancor più se provenienti dai due Paesi a lui più a cuore, come già accaduto lo scorso 13 agosto con le Nazionali di calcio azzurra e albiceleste. Lo ha fatto subito notare il Pontefice, dicendo: “Cari amici, vedo con piacere che tra Italia e Argentina ci sono diversi incontri sportivi! Questo è buon segno, segno anche di una grande tradizione che continua tra queste due Nazioni”.
“Il rugby è uno sport molto simpatico” ha poi affermato, perchè nonostante sia “uno sport duro”, con “molto scontro fisico”, non presenta alcuna forma di violenza, anzi “c’è grande lealtà, grande rispetto”. “Giocare a rugby è faticoso, non è una passeggiata!” ha osservato il Papa, tuttavia questo può essere una spinta “a temprare il carattere, la forza di volontà”.
Un altro aspetto che tanto piace a Bergoglio di questa disciplina “è l’equilibrio tra il gruppo e l’individuo”. Certo, ha ammesso il Santo Padre, “le famose mischie” a volte “fanno impressione”, tuttavia è piacevole vedere “che due squadre si affrontano, due gruppi compatti, che spingono insieme uno contro l’altro e si bilanciano”.
Ciò che rende speciale il rugby sono “le azioni individuali, le corse agili verso la meta”. “Nel rugby si corre verso la meta” ha detto il Papa, “questa parola così bella, così importante ci fa pensare alla vita, perché tutta la nostra vita tende a una meta”. E questa ricerca “è faticosa, richiede lotta, impegno, ma l’importante è non correre da soli!”. “Per arrivare bisogna correre insieme – ha sottolineato Francesco – e la palla viene passata di mano in mano, e si avanza insieme, finché si arriva alla meta”. Allora sì che “si festeggia!”.
“Forse questa mia interpretazione non è molto tecnica – ha ammesso Bergoglio – ma è il modo in cui un vescovo vede il rugby!”. E come vescovo, alle due nazionali il Pontefice augura “di mettere in pratica tutto questo anche fuori dal campo, nella vostra vita”. Infine ha chiesto di pregare per lui, “perché anch’io – ha detto – con i miei collaboratori, facciamo una buona squadra!”. “Grazie – ha concluso il Santo Padre – e che domani sia una bella partita!”.