Quell’immagine è stata portata a Castel Gandolfo da papa Pio XI, che era stato Visitatore Apostolico e poi Nunzio in Polonia.
Ma quale significato ha questa immagine della Madonna, così importante nella storia e nella fede del popolo Polacco?
Se si guarda alla storia della nazione e del popolo polacco si rimane sbalorditi da come siano riusciti a sopravvivere da quelle che sono state le due maggiori dittature della storia europea, cioè il nazismo e il comunismo.
Il popolo polacco ha subito sofferenze immani, milioni di morti nel secondo conflitto mondiale, un numero enorme di donne e uomini segregati nei lager nazisti e nei gulag sovietici.
Più volte nella storia della Nazione polacca i gruppi dirigenti sono stati spazzati via, ma il popolo ha saputo resistere e rigenerarsi con risultati eccellenti.
Basti pensare che sono almeno tredici i polacchi premi Nobel, cinque dei quali per la letteratura: Henryk Sienkiewicz (1905), Władysław Reymont (1924), Isaac Bashevis Singer (1978), Czesław Miłosz (1980) e Wisława Szymborska (1996).
Qual è il segreto di questa vitalità del popolo e della nazione polacca?
Lo abbiamo chiesto a don Mariusz Frukacs, sacerdote dell’arcidiocesi di Częstochowa e vice caporedattore del settimanale ‘Niedziela’.
Secondo don Mariusz, il popolo e la nazione polacca hanno una forte identità nella fede cristiana e in particolare un legame profondo con Maria.
E la Madonna di Częstochowa è la rappresentazione concreta del legame tra i polacchi e Maria.
Nel suo primo viaggio in Polonia, Giovanni Paolo II spiegò il legame tra lo stato e il popolo dicendo del santuario di Czestochowa: “In questo luogo ci siamo sentiti sempre liberi”.
Il Papa faceva riferimento ai tanti avvenimenti storici in cui la Madonna di Czestochowa, è stata determinante per animare la resistenza dei polacchi alle occupazioni.
Nel 1655, la Polonia era quasi interamente occupata dall’esercito svedese. Gli svedesi protestanti si opponevano ai cattolici polacchi.
Il Santuario di Częstochowa si trova in cima alla collina di Jasna Gora, ed è circondato da mura poderose.
Fu grazie alla resistenza del Santuario di Częstochowa che i polacchi fermarono gli svedesi e organizzarono una controffensiva vittoriosa.
Di fronte alle truppe svedesi che assediavano il Santuario un piccolo gruppo di soldati polacchi, radunati dal priore intorno all’immagine miracolosa della Madonna Nera, è riuscito a costringere il nemico a ritirarsi, suscitando nell’intera nazione il sollevamento di massa contro gli invasori.
In pochi mesi gli svedesi vennero respinti, e da allora, la Vergine Maria è stata ufficialmente chiamata “Regina della Polonia”.
Giovanni Paolo II si riferiva non solo alle vicende del 1655. La Polonia è stata invasa e occupata dai russi, dalla fine del secolo XVIII al 1917, dalle truppe naziste durante la Seconda Guerra Mondiale e dalla dittatura comunista fino al 1989.
In tutte queste occasioni il popolo polacco ha preso coraggio dalla Madonna di Częstochowa.
Il legame tra il popolo e la Madonna di Częstochowa era ben noto anche agli occupanti.
Si racconta che per fiaccare la resistenza dei polacchi, lo zar di Russia fece radere al suolo le mura attorno al santuario, ma la reazione popolare fu tale che egli pensò bene di far riedificare le mura a proprie spese.
Alcuni sostengono che lo stesso Adolf Hitler provasse un certo timore nei confronti della Madonna di Częstochowa. Nel dopoguerra i sovietici non osarono toccare il santuario.
Nel santuario che si trova in cime alla collina di Jasna Góra (traducibile in “monte della luce”) è conservata l’icona della Madonna di Częstochowa,
L’icona della Madonna Nera col Bambino è di tradizione medioevale bizantina. Secondo la leggenda, si presume che sia una copia di un immagine dipinta da san Luca. A portarla dalla Russia a Częstochowa fu il principe Ladislao di Opole nel 1382.
I re polacchi hanno sempre nutrito un legame particolare con il santuario a Jasna Góra. Subito dopo l’incoronazione i re hanno reso omaggio alla Madonna di Częstochowa.
Il santuario custodisce anche una biblioteca rinascimentale con oltre 40 000 pregiati manoscritti.
Sono circa quattro milioni i pellegrini che vi giungono ogni anno.
Don Mariusz è convinto che la testimonianza di Giovanni Paolo II e la storia e fede del popolo polacco possono contribuire in maniera determinante alla riscoperta delle radici cristiane dell’Europa.
“L’Europa – ha spiegato – può essere unita e trovare la forza per ritornare al centro del mondo, ed anche nello stemma dell’Europa ci sono i colori e le stelle di Maria.”
E “Il Motto di Giovanni Paolo II – ‘Totus Tuus’ – è un programma per la Chiesa e per i popoli europei”.
Con quasi due milioni di firme raccolte in 28 paesi, l’iniziativa dei cittadini europei “Uno di Noi” ha dimostrato che sui temi come la difesa della vita e della famiglia i popoli d’Europa sono profondamente uniti.
“A questo proposito – ha aggiunto – l’esperienza di Solidarnosc per la difesa dei diritti umani può essere esportata e diffusa in tutta Europa”.
Inoltre, “ogni uomo è corpo e anima, ed è impossibile immaginare l’Europa senza anima o ridotta solo ad unità monetaria”.
“Non si tratta solo di pensare ad un’alleanza di popolo ma anche di sacerdoti”.
Don Ireneo Skubis, il caporedattore centrale di Niedzela, sostiene che è giunta l’ora di ricreare una Solidarnosc di sacerdoti, che testimoni e confessi Cristo.
“Perché i sacerdoti – ha sostenuto don Mariusz – hanno un aspirazione che è trascendentale e va oltre la vita terrena”.
“In questo senso una alleanza solidale dei sacerdoti tra di loro e per l’Europa potrebbe sollevare intere popolazioni”.
“Questa – ha concluso – è la forza vera dell’Europa che ha evangelizzato il mondo”.