Domani, giovedì 21 novembre, ricorre la Giornata Mondiale della Pesca (World Fisheries Day), che ha lo scopo di ricordare la situazione di precarietà in cui vivono moltissime comunità di pescatori, dedite a un lavoro tra i più pericolosi al mondo, e vuole anche sottolineare l’importanza di preservare le risorse che il mare offre.
Per la ricorrenza il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha preparato un Messaggio, che riprendiamo di seguito.
Il dicastero ricorda che oltre la metà (50/60%) delle persone colpite nelle Filippine dal tifone Haiyan sono pescatori che hanno perso tutto: i loro cari, la casa e gli strumenti di lavoro. Chi vorrà inviare un contributo al Fondo speciale per la gente del mare nelle Filippine troverà le indicazioni sul sito di questo Pontificio Consiglio www.pcmigrants.org. Il Fondo verrà utilizzato per progetti a lungo termine, quali la ricostruzione di alloggi, l’acquisto di barche, di motori e di reti da pesca, e l’istituzione di borse di studio per gli orfani.
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Il 21 novembre di ogni anno le comunità della pesca celebrano in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Pesca, per ricordare la situazione di precarietà in cui molte di esse vivono, come pure l’importanza di preservare le risorse che offre il mare.
In anni recenti il sistema di pesca si è sviluppato secondo la logica del profitto: riempire le reti al massimo nel minor tempo possibile e, spesso, con poca considerazione del patrimonio ittico e dei tempi necessari perché si rigeneri. Il principio del guadagno che influenza tutto il mondo della pesca, da quella industriale a quella artigianale, naturalmente porta i pescatori a lavorare anche in condizioni meteorologiche avverse e per lunghe ore, con un eccesso di fatica che spesso causa infortuni e, talvolta, anche incidenti mortali. Generalmente, ma ancora di più in casi di disgrazie sul lavoro, la protezione sociale per il pescatore e la sua famiglia è ridotta al minimo, se non inesistente.
Nella pesca industriale i contratti sono carenti o irregolari, il salario non è adeguato e a bordo mancano i requisiti minimi di sicurezza, mentre nella pesca artigianale l’inquinamento delle coste e la distruzione dell’habitat di riproduzione lungo i litorali costringono i pescatori a spingersi sempre più al largo con imbarcazioni inadeguate, mettendo a repentaglio la propria vita.
I rapporti familiaridi quanti sono impegnati nell’attività della pesca vengono messi a dura prova dalle prolungate permanenze in mare e dalla brevissima presenza in famiglia. La moglie del pescatore affronta con coraggio le difficoltà prodotte dall’assenza del marito, assumendo il doppio ruolo di padre e madre, con gravi ripercussioni sul processo evolutivo e sull’educazione dei figli.
I ritmi di lavoro e la vita dura, talvolta associata alla mancanza di un’educazione, rendono i pescatori uomini “senza voce” nella società, impotenti nel far valere i loro diritti, emarginati e isolati.
Infine la globalizzazione della pesca e la mancanza di manodopera hanno creato un fenomeno nuovo e preoccupante da non sottovalutare. Stiamo parlando dello sfruttamento di lavoratori migranti che, a causa di situazioni di povertà e miseria, possono facilmente diventare preda di agenzie di reclutamento che li costringono a forme di lavoro forzato, diventando talvolta vittime del traffico di persone a bordo di pescherecci.
Raccogliendo le parole rivolte da Papa Benedetto XVI ai partecipanti del XXIII Congresso Mondiale tenutosi nella Città del Vaticano nel novembre 2012: “A voi pescatori, che cercate condizioni di lavoro dignitose e sicure, salvaguardando il valore della famiglia, la tutela dell’ambiente e la difesa della dignità di ogni persona, vorrei assicurare la vicinanza della Chiesa”, l’Apostolato del Mare vuole ancora una volta essere voce di chi non ha voce e denunciare i problemi e le difficili situazioni di lavoro e di vita dei pescatori e delle loro famiglie.
Rinnoviamo il nostro l’appello a tutti i governi interessati affinché ratifichino il più presto possibile la Convenzione sul Lavoro nella Pesca 2007 (N. 188) per garantire ai lavoratori nel mondo della pesca sicurezza sul lavoro, assistenza medica continua, sufficienti ore di riposo, la salvaguardia di un contratto di lavoro e la stessa protezione sociale di cui godono i lavoratori a terra.
Facendo nostre le parole di Papa Francesco preghiamo insieme Maria “Stella del Mare” affinché sostenga i cappellani e i volontari dell’Apostolato del Mare nel loro servizio pastorale alla gente del mare e protegga i pescatori e loro famiglie da ogni pericolo: “Madre di Dio e Madre nostra, volgi il tuo sguardo dolcissimo su tutti coloro che ogni giorno affrontano i pericoli del mare per garantire alle proprie famiglie il sostentamento necessario alla vita, per tutelare il rispetto del creato, per servire la pace tra i popoli” (Lampedusa, 8 luglio 2013).
Antonio Maria Card. Vegliò, Presidente
X Joseph Kalathiparambil, Segretario