"Non lasciatevi ingannare dai falsi messia!"

Le parole di Papa Francesco alla recita dell’Angelus

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Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Francesco si affaccia alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

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[Prima dell’Angelus:]

Cari fratelli e sorelle buongiorno,

il Vangelo di questa domenica (Lc 21,5-19) consiste nella prima parte di un discorso di Gesù: quello sugli ultimi tempi. Gesù lo pronuncia a Gerusalemme, nei pressi del tempio; e lo spunto gli è dato proprio dalla gente che parlava del tempio e della sua bellezza. Perché era bello quel tempio. Allora Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra» (Lc 21,6). Naturalmente gli chiedono: quando accadrà questo?, quali saranno i segni? Ma Gesù sposta l’attenzione da questi aspetti secondari – quando sarà?, come sarà? – la sposta alle vere questioni. E sono due. Primo: non lasciarsi ingannare dai falsi messia e non lasciarsi paralizzare dalla paura. Secondo: vivere il tempo dell’attesa come tempo della testimonianza e della perseveranza. E noi siamo in questo tempo dell’attesa, dell’attesa della venuta del Signore.

Questo discorso di Gesù è sempre attuale, anche per noi che viviamo nel XXI secolo. Egli ci ripete: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome» (v. 8). E’ un invito al discernimento, questa virtù cristiana di capire dove è lo spirito del Signore e dove è il cattivo spirito. Anche oggi, infatti, ci sono falsi “salvatori”, che tentano di sostituirsi a Gesù: leader di questo mondo, santoni, anche stregoni, personaggi che vogliono attirare a sé le menti e i cuori, specialmente dei giovani. Gesù ci mette in guardia: «Non andate dietro a loro!». “Non andate dietro a loro!” E il Signore ci aiuta anche a non avere paura: di fronte alle guerre, alle rivoluzioni, ma anche alle calamità naturali, alle epidemie, Gesù ci libera dal fatalismo e da false visioni apocalittiche.

Il secondo aspetto ci interpella proprio come cristiani e come Chiesa: Gesù preannuncia prove dolorose e persecuzioni che i suoi discepoli dovranno patire, a causa sua. Tuttavia assicura: «Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto» (v. 18). Ci ricorda che siamo totalmente nelle mani di Dio! Le avversità che incontriamo per la nostra fede e la nostra adesione al Vangelo sono occasioni di testimonianza; non devono allontanarci dal Signore, ma spingerci ad abbandonarci ancora di più a Lui, alla forza del suo Spirito e della sua grazia.

In questo momento penso, e pensiamo tutti. Facciamolo insieme: pensiamo a tanti fratelli e sorelle cristiani, che soffrono persecuzioni a causa della loro fede. Ce ne sono tanti. Forse molti di più dei primi secoli. Gesù è con loro. Anche noi siamo uniti a loro con la nostra preghiera e il nostro affetto. Anche abbiamo ammirazione per il loro coraggio e la loro testimonianza. Sono i nostri fratelli e sorelle, che in tante parti del mondo soffrono a causa dell’essere fedeli a Gesù Cristo. Li salutiamo di cuore e con affetto.

Alla fine, Gesù fa una promessa che è garanzia di vittoria: «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita» (v. 19). Quanta speranza in queste parole! Sono un richiamo alla speranza e alla pazienza, al saper aspettare i frutti sicuri della salvezza, confidando nel senso profondo della vita e della storia: le prove e le difficoltà fanno parte di un disegno più grande; il Signore, padrone della storia, conduce tutto al suo compimento. Nonostante i disordini e le sciagure che turbano il mondo, il disegno di bontà e di misericordia di Dio si compirà! E questa è la nostra speranza: andare così, in questa strada, nel disegno di Dio che si compirà. E’ la nostra speranza. Questo messaggio di Gesù ci fa riflettere sul nostro presente e ci dà la forza di affrontarlo con coraggio e speranza, in compagnia della Madonna, che sempre cammina con noi.

[Dopo l’Angelus:]

Saluto tutti voi, famiglie, associazioni e gruppi, che siete venuti da Roma, dall’Italia e da tante parti del mondo: Spagna, Francia, Finlandia, Paesi Bassi. In particolare, saluto i pellegrini provenienti da Vercelli, Salerno, Lizzanello; il Motoclub Lucania di Potenza, i ragazzi di Montecassino e di Caserta.

Oggi la comunità eritrea a Roma celebra la festa di San Michele. Li salutiamo di cuore!

Oggi ricorre la “Giornata delle vittime della strada”. Assicuro la mia preghiera e incoraggio a proseguire nell’impegno della prevenzione, perché la prudenza e il rispetto delle norme sono la prima forma di tutela di sé e degli altri.

Anche vorrei adesso a tutti voi consigliarvi una medicina. Ma qualcuno pensa: “Il Papa fa il farmacista adesso?” E’ una medicina speciale per concretizzare i frutti dell’Anno della Fede, che volge al termine. Ma è una medicina di 59 granelli intracordiali. Si tratta di una “medicina spirituale” chiamata Misericordina. Una scatolina di 59 granelli intracordiali. In questa scatoletta è contenuta, la medicina e alcuni volontari la distribuiranno a voi mentre lasciate la Piazza. Prendetela! C’è una corona del Rosario, con la quale si può pregare anche la “coroncina della Misericordia”, aiuto spirituale per la nostra anima e per diffondere ovunque l’amore, il perdono e la fraternità. Non dimenticatevi di prenderla, perché fa bene, eh? Fa bene al cuore, all’anima e a tutta la vita!

A tutti voi un cordiale augurio di Buona Domenica. Arrivederci e buon pranzo!

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ZENIT Staff

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