Per i dolori sempre crescenti, Roberto vedeva, giorno dopo giorno, che non poteva rimanergli ancora tanto tempo. Anche i medici del reparto gli davano poche speranze.
Ma lui non cedeva alla tentazione dell’abbattimento. Con una forza superiore ad ogni aspettativa si aggrappava a quelle poche speranze. Perché? Prima che il tempo o la malattia te la rubino, per non perderla, dona la vita! E’ il massimo dell’amore. Chi per amore muor, vissuto è assai. Questo è morire sulla breccia come Lui”.
Ripeteva più a se stesso che agli infermieri: “Voglio morire sulla breccia”. “Non voglio morire da sconfitto, ma battagliando; voglio morire da eroe, non come chi accetta di spegnersi; voglio morire da sano”.
Per mesi durò all’ospedale questa sua battaglia: una vera agonia, appunto.
Ma un giorno trovai l’ispirazione e il coraggio per aiutarlo a “morire sulla breccia”.
Gli dissi che se non voleva morire da sconfitto, da derubato; ma da donatore, da vincitore, c’era un segreto infallibile: gli additai il crocifisso appeso davanti al letto: “Lui, la vita, si è offerto per amore. Non gli altri l’hanno crocifisso, non i nemici gli hanno tolto la vita; Lui spontaneamente ha donato la vita per me, per te.
E così il crocifisso rassicura me e te; invita a non avere paura: Lui ha vinto il mondo e dalla croce continua a regnare. Dalla croce ha trasformato le sconfitte in vittoria; ogni morte in vita.
Ciao da p. Andrea
Per richiedere copie dei libretti di padre Andrea Panont e per ogni approfondimento si può cliccare qui.