Era andato perduto. È il quaderno dove Luigi Pirandello dodicenne aveva iniziato a scrivere la sua prima novella. Un quaderno che riaffiora a Bonn nelle mani di Kurt Wielm, un uomo disperato. E che passa nelle mani di colui che riconosce la calligrafia del grande drammaturgo: a partire da quella lettera effe “un puledro fra le altre lettere, scalpitante, giovane”.
Ma la prima novella di Pirandello (è vera? è proprio sua?) è rimasta incompiuta e il romanzo è il racconto della sua prosecuzione: di una sottile partita fra colui che medita una truffa letteraria e lo spirito del giovane scrittore che vuole dare vita ai personaggi incompiuti della sua prima opera.
AUTORE
Giovanni Parlatoè nato ad Agrigento ed è cresciuto a Livorno. Laureato in Lettere all’Università di Pisa, è un giornalista del quotidiano il Tirreno. Nel 2011 ha pubblicato il libro “Lui non dette l’ordine. Il caso Sofri e la memoria” (Edizioni Ets). Questo è il suo primo romanzo.
NOTA DELL’EDITORE, FABRIZIO FELICI
E’ un libro, questo, di cui mi sono innamorato appena l’ho letto. L’intreccio tra realtà e finzione ti accompagna dentro una storia che, oltre a narrare, stuzzica e stimola la conoscenza, in questo caso dell’opera pirandelliana. Quando la narrativa (e quindi i libri) sono veicolo di conoscenza, penso di aver fatto bene il mio mestiere.
“La sua prima novella pubblicata fu “La capannetta” nel 1884… quella che ho fra le mani, dunque, è la prima novella scritta da Pirandello e mentre prendo coscienza di questo perdo tutta la mia freddezza, sento il bisogno di appoggiarmi al tavolo. Kurt è sparito nel sonno, mentre da fuori si avvicina la notte”.
(Da: “Il quaderno perduto di Pirandello” di Giovanni Parlato)