La genetica e i suoi rischi

Se ne è parlato a San Salvatore in Lauro in una conferenza organizzata dalla Fondazione “Ut Vitam Habeant” e presieduta dal cardinale Elio Sgreccia e il professor Bruno Dallapiccola

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“Quanto vale la genetica all’interno del corpo umano? Quali risorse e quali rischi comporta?”. Questa domanda formulata dal cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, ha introdotto la conferenza che si è tenuta mercoledì pomeriggio presso il Salone dei Piceni del Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro, a Roma.

L’evento, organizzato dall’Ente di Diritto canonico Ut Vitam Habeant, operante nell’ambito della Pastorale della Vita, ha avuto nel professor Bruno Dallapiccola, genetista di fama mondiale, un relatore di assoluto prestigio.

Il professore ha spiegato che la genetica è una materia che va affrontata con particolare cautela, in quanto il limite tra la risorsa e il rischio di derive etiche e illusioni è molto sottile. Ben vengano dunque gli screening, i quali “aiutano i genetisti perfezionando il calcolo dei rischi di malattia”, purché non ve ne sia però un abuso.

La diffusione di determinati test è invece oggi presente in modo talmente capillare da far sembrare – agli occhi dei non esperti – che il loro risultato equivalga a un vaticinio inconfutabile. Al contrario, ha ricordato ad esempio Dallapiccola, i test biochimici sulle donne in gravidanza possiedono un’attendibilità non superiore al 70%.

A tal proposito, il professore si è mostrato molto cauto anche nei riguardi del test messo a punto nella primavera scorsa dal King’s College di Londra, il quale riuscirebbe a diagnosticare la sindrome di Down del nascituro già alla decima settimana di gestazione attraverso un prelievo di sangue materno. Dallapiccola nei prossimi giorni verrà consultato e sconsiglierà il Ministero della Salute ad adottarlo anche in Italia, malgrado lo stesso dicastero abbia ricevuto “una serie di pressioni per introdurre questo esame”. Il professore lo ritiene certamente meno invasivo e rischioso dell’amniocentesi, ma altrettanto discriminatorio. Inoltre, la sua introduzione non escluderebbe, a seconda dei suoi risultati, che vi possa essere un ricorso successivo anche all’amniocentesi.

Dallapiccola ha evidenziato che troppo spesso finalità eugenetiche si celano dietro la genetica umana. Le tecniche di inseminazione in vitro vengono diffusamente adottate per perseguire questo tipo di obiettivo. Talvolta sono persino caldeggiate da personaggi illustri. Il professore ha ricordato la sinistra vicenda, scoperta nel 2007, della factory eugenetica, alimentata da alcuni premi Nobel, che sperimentava (invano) di far nascere bambini geni in modo arbitrario.

Il professor Dallapiccola è poi dunque passato ad analizzare un passaggio cruciale nel campo della genetica, quel momento in cui si sono rotti gli argini, ossia la cosiddetta “rivoluzione genetica” del 2000. In quell’anno l’annuncio del sequenziamento del genoma umano ha aperto la strada a una ridda di promesse – compresa la possibilità di creare la medicina personalizzata – che vanno tuttavia ponderate.

“Gli oltre 1.500 studi effettuati negli ultimi anni, relativi a 250 malattie e caratteri compresi – ha spiegato Dallapiccola – hanno identificato mediamente solo una parte relativamente piccola della loro componente ereditaria: nemmeno il 15%”. “27 laboratori statunitensi sono giunti a conclusione, dopo approfondite ricerche, che i test genotici non sono utili”, ha proseguito.

Ciononostante, ha rammentato il professore, in molti continuano a cavalcare la chimera della genetica millantando incredibili scenari. Sullo schermo del Salone dei Piceni, a questo punto, sono stati mostrati una serie di recenti articoli di giornale che annunciano finti progressi della genetica: dalla nascita del bambino privo di malattie all’idea di avere un figlio “su misura”, fino alla farneticante proposta di interrompere i test sugli animali sostituendo questi ultimi con gli embrioni umani.

Altro effetto della “rivoluzione genetica”, ha spiegato Dallapiccola, è stato il drastico abbassamento dei costi dei test genotici, che li rendono “più accessibili e più diffusi”.

C’è dunque bisogno di veicolare una corretta informazione per incoraggiare corretti atteggiamenti. Va detto, secondo il professor Dallapiccola, che “lo stato di benessere o di malattia è dovuto a un concorso di fattori genetici e ambientali”. Tra i fattori ambientali, ha ricordato “la dieta e il microbioma, ovvero il genoma di alcuni trilioni di microrganismi che colonizzano il nostro corpo”.

“La nostra complessità biologica – ha dunque proseguito il genetista – non può essere spiegata soltanto con la sequenza del Dna”. Tale complessità è stata ben sintetizzata dalla celebre frase del beato don Carlo Gnocchi, che il professor Dallapiccola ha voluto citare come sintesi della sua conferenza e manifesto della medicina dei sistemi (di cui auspica la diffusione): “Non esistono malattie, ma malati, cioè un dato modo di ammalarsi proprio di ciascuno e corrispondente alla sua profonda individualità somatica, umorale e psicologica”.

Così come era iniziata, la conferenza si è conclusa con una domanda (retorica) del cardinale Elio Sgreccia: “Quanto incide l’ambiente familiare sulla formazione di malattie? Certi quesiti – ha osservato il porporato – arrivano sul tavolo degli scienziati ma sono ignorati dalle persone”.

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Federico Cenci

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