In un “clima avvelenato e destabilizzante” quale è quello dell’Italia attuale, la Chiesa Cattolica, nella figura di papa Francesco, trasmette speranza e “nuove prospettive”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso di accoglienza del Pontefice al Quirinale.
Il capo dello Stato ha espresso la propria sintonia di idee con il Santo Padre sul tema del lavoro e della disoccupazione, argomento di primo piano del loro incontro.
Secondo Napolitano è necessaria un “larga mobilitazione delle coscienze e delle energie, innanzitutto morali”, per fare fronte alla nuove sfide internazionali, in particolare per il ristabilimento e la preservazione della pace.
“A tutti, credenti e non credenti è giunta attraverso semplici e forti parole la Sua concezione della Chiesa e della fede”, ha detto il presidente della Repubblica, rivolto al Papa, un uomo capace di “saper comunicare con i semplici” e di “saper trasmettere a ciascuno e a tutti i valori del messaggio cristiano”.
Un messaggio, quello del Pontefice, espressione di un “amore per gi altri” che restituisce la speranza di “combattere il dilagare dell’egoismo, dell’insensibilità sociale, del più spregiudicato culto del proprio tornaconto personale”.
Nel discorso di papa Francesco, Napolitano ha quindi visto “nuove prospettive” di un “dialogo con tutti, anche con i più lontani e con gli avversari”, come aveva detto poco prima il Santo Padre.
Alludendo alla crisi morale che coinvolge la politica italiana, il presidente della Repubblica ha esortato la classe dirigente “levare più in alto lo sguardo, di riguadagnare lungimiranza facendo nascere anche da questa straordinaria e così elevata occasione d’incontro, un impegno comparabile a quello di cui Santità Francesco ci sta dando l’esempio”.
“Noi che in Italia esercitiamo funzioni di rappresentanza e di guida nelle istituzioni politiche, siamo immersi in una faticosa quotidianità, dominata – ha sottolineato Napolitano – dalla tumultuosa pressione e dalla gravità dei problemi del Paese e stravolta da esasperazioni di parte in un clima avvelenato e destabilizzante. Quanto siamo lontani nel nostro Paese da quella ‘cultura dell’incontro’ che Ella ama invocare, da quella sua invocazione, dialogo, dialogo, dialogo”, ha aggiunto il capo dello Stato rivolto al Papa.
“Non vorrei che la solennità formale propria di questa cerimonia appannasse l’espressione dei genuini sentimenti di vicinanza e affetto” che “ci toccano ben al di là del tessuto dei rapporti tra Stato e Chiesa”, ha infine commentato il presidente della Repubblica.