[Leggi prima parte] Durante il congresso, ha raccontato il dottor Simon Castellvì, “non abbiamo solo discusso il tema della prostituzione. Abbiamo anche toccato il tema del traffico di persone in generale, che ugualmente esiste”. Ha poi precisato che “a volte lo riscontriamo anche in paesi sviluppati, dove alcune persone vengono ingannate. Costoro ricevono salari da fame e si vedono ritirati il passaporto perché non abbiano la possibilità di scappare”.
Castellvì ha aggiunto che “si tratta di persone che non conoscono la lingua del paese e nemmeno le sue leggi. Ci sono istanze internazionali ma questo è qualcosa che andrà combattuto con più decisione. La nostra carità come Chiesa, il nostro amore per gli altri, fa sì che vediamo queste persone come molto vulnerabili. Devono essere la priorità per noi”.
Il presidente della FIAMC ha riconosciuto che, sebbene “ci sia un problema di sicurezza, vi è anche un problema giuridico e politico”. Ha poi precisato che vi sono anche “rifugiati apolidi che vengono abusati e maltrattati. Per questi casi c’è l’ONU. Naturalmente la Chiesa dà il suo contributo. Noi ci domandiamo da dove viene una persona. Solo per cortesia. Diamo aiuto in ciò che possiamo: nell’assistenza sanitaria, alimentare, con l’affetto, con l’accompagnamento…”.
Riguardo al traffico di organi, Castellvì ha spiegato che “è qualcosa di terribile quello che succede nel mondo. Non soltanto in Europa, negli Stati Uniti, in Giappone o in Corea del Sud, ma anche in altri paesi del mondo. È qualcosa che realmente accade. Si può lottare per la causa non solo parlando di immoralità. A volte si convince meglio la gente, specie in alcuni paesi asiatici, dicendo che un organo comprato non dà garanzia di salute. In questi paesi, la gente ricca compra organi ma questi organi non danno garanzie sanitarie, né la chirurgia è utile. L’ideale è entrare nel circuito legale, dove l’origine degli organi è morale nel 100% dei casi. Vale a dire che dobbiamo seguire le vie che corrispondono”.
“Va detto – ha precisato il presidente della FIAMC – che il traffico di organi, che è importante in quanto al numero di casi e in quanto alla terribilità del caso, rappresenta una percentuale bassa rispetto al traffico delle persone in generale. Forse tra il 2% e il 5% di tutti i traffici. Evidentemente bisogna combatterlo. È qualcosa di molto periodico ma rappresenta una percentuale bassa del totale”.
Castellvì ha aggiunto che esistono anche casi estremi, come “quello dei condannati a morte e di chi si approfitta dei loro organi. È qualcosa che, in qualche modo, non ci piace, perché il cadavere è il simbolo della persona e va rispettato. Se la persona ha desiderato donare, va bene. Però, che si approfitti di una pena di morte, molte volte senza garanzia giuridica, non va bene”.
“Alcune persone – ha ricordato il medico con riferimento alle situazioni di povertà – vendono organi per arricchirsi”. Ciò non avviene solo nei paesi sottosviluppati, tuttavia, visto che anche in paesi ricchi “accade qualcosa di terribile, persino in paesi civilizzati come la Spagna, dove vengono donati ovuli e sperma. Viene mascherata da donazione ma si paga un prezzo. La morale e la legge dicono che si deve compensare la persona che dona: per i disagi, per il tempo, ecc. Però in molte occasioni si tratta di una vendita, perché quella persona ci guadagna”.
Sempre in Spagna accade che “una studentessa universitaria può guadagnare euro per donare degli ovuli. E anche questo, in fondo, mascheratamente, è un traffico di qualcosa di molto importante, perché un ovulo porta con sé il patrimonio genetico della persona. Ciò non è accettabile”.
“La Chiesa accetta sempre la donazione della vita per l’altro. Padre Kolbe, ad Auschwitz, diede la propria vita per un padre di famiglia. Si può donare il midollo osseo, si può donare il sangue… Questo è lodevole, lodevolissimo. Si può anche donare il proprio corpo per la scienza”.
A tal proposito Castellvì ha citato un esempio storico: “Gli antichi romani, prima di Cristo, lo affermavano molto chiaramente. Ci sono molte cose che devono rimanere res extra commercium, fuoridal commercio. La donazione di organi, ad esempio, non può essere mercificata”.
Interpellato da ZENIT sul DNA nel caso del traffico di esseri umani e sulle persone scomparse, il presidente della FIAMC ha affermato: “Sì, alcuni sviluppi ci possono aiutare. Lo studio del DNA dei bambini scomparsi, che sono stati rapiti o che provengono da zone ad alto rischio sociale, può servire per sapere chi sono i loro padri o i loro familiari. A volte non si possono localizzare i padri, ma se qualcuno individua una zia di primo grado, già è qualcosa, no? Bisogna aiutare questi bambini”.
“I controlli del DNA, i kit del DNA o le analisi, non si possono fare a tutta la popolazione (implicherebbero problemi di tipo etico o di tipo giuridico), tuttavia sono molto utili per identificare i minori. È un metodo scientifico per aiutare la persona. In paesi come il Guatemala sono molto diffusi e hanno aiutato molti bambini a recuperare le loro origini”.
Quanto alle proposte concrete, il dottor Castellvì ha spiegato che “ci sono state proposte per l’attuazione, tra cui alcune indirizzate alla Santa Sede. Dopodiché la Santa Sede deciderà perché, tanto l’Accademia, quanto i medici cattolici aderiscono all’antropologia dell’umanesimo cristiano, dando un contributo al magistero, pur senza produrlo. Saranno il Santo Padre e i vescovi che lo determineranno”.
“Abbiamo fatto proposte concrete – ha aggiunto Castellvì – come la ratifica di alcuni protocolli. Ad esempio, quello di Palermo per il traffico di persone, che sarebbe ottimo se la Santa Sede lo firmasse, magari con alcune integrazioni o precisazioni, anche sul tema della proibizione. Aiutare i paesi a proibire realmente la prostituzione, perché è un problema che è intrinsecamente unito a quello della droga, della violenza mafiosa, alla coercizione delle persone e ai crimini della frode fiscale”.