Oliver Twist

In televisione domani il “remake” del capolavoro di Charles Dickens

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In onda domani, domenica 10 novembre 2013, alle ore 21.30, su RETE 4

Oliver Twist (Barny Clarc) riesce a fuggire dall’ orfanotrofio dove subiva solo angherie e a raggiungere Londra dopo una settimana di cammino. Affamato e senza un soldo, finisce per unirsi a una banda di ladruncoli capeggiati da un torvo ebreo di nome Fagin (Ben Kingsley). L’accoglienza che il ragazzo riesce ad avere dal ricco e generoso sig. Brownlow fa credere a Oliver che i tempi peggiori siano passati, ma Fagin lo sta cercando per riprenderlo con se….

Di Oliver Twist si contano almeno altri due  film in versione italiana (in quella inglese almeno 219 : Il primo, Le avventure di Oliver Twist del 1948 è di  David Lean, mentre il secondo, di Clive Donner è dell’ ’82). Molti di più i remake de i Miserabili (almeno otto versioni), per citare un’altro famosissimo romanzo ottocentesco. E’ naturale che quando si tratta di classici di ogni tempo, si cerchi di riproporli periodicamente alle nuove generazioni.

L’ ultimo lavoro di Polansky (premio Oscar per il Pianista) va pertanto analizzato in due modi: come può apparire ad un giovane che scopre questo racconto per la prima volta e come possono giudicarlo gli adulti, quelli che hanno potuto vedere, magari alla televisione, la precedente edizione del  ’48 e che forse hanno letto anche il libro.

Il film ci appare di grande qualità da un punto di vista scenografico, fotografico e dei costumi. La ricostruzione (a Praga) di Londra all’inizio ottocento è di grande effetto: gli squallidi viottoli  di Jacob’s Island  popolati di straccioni, mendicanti e baby prostitute; gli opifici sul porto, primi segni di una industrializzazione vivace ma non ancora massificata  o King Street,  affollata di carrozze dei benestanti mentre una massa informe di povera gente si accalca sugli stretti marciapiedi.

Vera opera di maestria è la sequenza notturna dove  la fioca luce dei lampioni stradali lascia intravedere nella fitta nebbia il profilo incappottato di due loschi figuri che trascinano con se il piccolo Oliver così come è indimenticabile la grande sala della working house dove centinaia di bambini, pigiati uno contro l’altro per il poco spazio, cercano di confezionare  della stoppa. La polemica di Dickens contro le teorie Maltusiane molto diffuse all’epoca (tenere la massa crescente dei poveri sotto rigida disciplina e sempre affamata, quindi debole) trova nella versione di Polansky una vivida rappresentazione.

Per merito della magia narrativa di Dickens emergono anche questa volta come indimenticabili i protagonisti della storia, sopratutto quelli cattivi: Fagin, il curvo e torvo ebreo, Bill Sykes, il violento e irascibile scassinatore ma anche la dolce Nancy. Merito invece di Polansky aver reso cinematograficamente i personaggi dickensiani come lo scrittore li aveva concepiti: non delle rappresentazioni realiste di persone in carne ed ossa, ma dei tipi, delle categorie comportamentali. Esemplare a questo riguardo la sequenza della lunga camminata in fuga per la campagna del torvo Sykes dopo aver commesso un atroce delitto: il mantello lungo fino a terra, la bombetta calata sulla fronte, lo sguardo rivolto in basso, accompagnato da un onnipresente cagnone bianco, simbolo inquietante di una forza bruta (nel film di Lean era un innocuo bastardino bianco e nero). Non stiamo vedendo quel preciso signor Sykes: stiamo ricevendo la rappresentazione della “figura” del cattivo.

Il film ripercorre fedelmente la storia pubblicata da Dickens nel biennio 1837-38 su di una rivista mensile con alcune giustificate eccezioni (la versione del ’48 era molto più aderente all’originale): manca la sequenza iniziale della morte della madre e conseguentemente la conclusione con la scoperta delle nobili origini del ragazzo. Scelta saggia, dal momento che oggi non è più necessario forzare un lieto fine che riporti il ragazzo  al suo “giusto rango”. Infine una originale costruzione del personaggio Fagin (Ben Kingsley), figura di cattivo volutamente complessa che lascia intravedere anche barlumi di bontà

Un discorso a  parte merita la scelta, a nostro giudizio infelice, dell’attore che impersona Oliver Twist (Barny Clarc): fisicamente centrato, con la sua aria dolce e remissiva, ma con una espressività da pinocchio di legno: per sapere se sta  piangendo o se fa il serio bisogna concentrarsi sui dettagli per controllare se c’è una lacrima che gli sta scorrendo sul viso.

Complessivamente  la trasposizione del romanzo in pellicola  è risultata oltremodo  professionale ma impersonale. Roman Polansky, tre premi oscar per il pianista nel 2003, questa volta non ci ha messo del suo: sembra aver compiuto  un serio  studio filologico sull’Inghilterra dell’ottocento e il mondo di Dickens, più che una trasfigurazione artistica.

Fatte questi dovuti rilievi,il film è senz’altro consigliabile alle nuove generazioni di ragazzi: come argutamente ha sottolineato Natalia Aspesi su la Repubblica: “Film troppo colto e crudele per i bambini di oggi, potrebbe essere usato come punizione esemplare ogni volta che uno di loro fa scenate ai genitori tremanti, per ottenere da loro l’ennesimo telefonino o i jeans firmati o qualunque altra scemenza che i tempi bestiali li obbligano a desiderare”.

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Titolo Originale: Oliver Twist
Paese: Gran Bretagna/ Cecoslocacchia/ Francia/ Italia
Anno: 2005
Regia: Roman Polansky
Sceneggiatura: Ronald Harwood
Durata: 130′
Interpreti: Ben Kingsley, Barney Clarc, Jamie Foreman, Leanne Rowe, Jamie Foreman

Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it

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Franco Olearo

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