Martedì 29 ottobre sul Corriere della Sera, parlando dell’Expo di Milano del 2015 e della opportunità di aprirlo agli Ogm, sono state messe a confronto le opinioni dell’oncologo Umberto Veronesi e del fondatore della catena Eataly Oscar Farinetti. Alla domanda sul perché in Italia si ha paura degli Ogm, Veronesi risponde “Perché non amiamo la scienza, se c’è una cosa dura da combattere è la presenza nel nostro Paese di una forte componente antiscientifica. La scienza è vista come una cosa diabolica.”
Considerando la grandissima tradizione scientifica italiana, quella di Veronesi è una posizione un po’ forte, anche se qualcosa di vero c’è.
Il riferimento all’istruzione scientifica in Italia, in maniera originale e diretta, appare in tre libri usciti in queste settimane che, pur appartenendo a generi diversi, consentono al lettore di confrontarsi sulle questioni della modernità.
Ci riferiamo all’ultimo romanzo di Antonio Pascale intitolato “Le attenuanti sentimentali” (1), al saggio di Elio Cadelo e Luciano Pellicani “Contro la modernità” (2) ed all’undicesimo rapporto del Censis / UCSI sulla comunicazione dal titolo “L’evoluzione digitale della specie” (3).
Il filo conduttore, anche se in modo apparentemente paradossale, può tenerlo il protagonista del libro di Pascale, Antonio Pascale, omonimo sino a potersi addirittura sovrapporre all’autore (genere autofinction) il quale, nella sua quotidianità di ispettore del ministero delle politiche agricole/scrittore/marito e padre di famiglia, vive le contraddizioni di una Italia nella quale non è semplice indirizzarsi su un percorso di valorizzazione del pensiero scientifico.
Gli Ogm e l’agricoltura biologica, i termovalorizzatori, il nucleare o le energie rinnovabili, nella narrazione di Antonio Pascale sono romanzati in quelle pagine in cui cerca di spiegare, nelle presentazioni di un libro o nel corso dei suoi incontri di lavoro, ad ascoltatori attenti ma non privi di qualche pregiudizio, l’opportunità di sviluppare ragionamenti che tengano conto di dati di fatto scientifici.
Analoga accorata profondità si trova nel saggio di Cadelo–Pellicani (“Contro la modernità”) dove, dopo la disamina storica sul prevalere in Italia di un pensiero più indirizzato alle scienze umanistiche (risalendo a Croce e Gentile), dedica i singoli capitoli all’analisi dei perché in Italia sia sostanzialmente vietata la ricerca sulle biotecnologie, perché non si possa procedere alla ricerca sul nucleare civile, cosa osta ed ha ostato la realizzazione di importanti opere pubbliche o il Ponte sullo Stretto o l’Alta Velocità.
Non è secondaria, nell’analisi di Cadelo e Pellicani, l’evidenza del dato sull’alfabetizzazione scientifica in Italia: “nel 2007 solo il 7% dei laureati aveva conseguito un titolo di studio in una materia scientifica come Fisica, Matematica, Ingegneria, Statistica”. Che fa da complemento ad un altro numero, 24%, cioè la percentuale di popolazione italiana della quale sono appannaggio i consumi culturali, quota che, nel mondo industrializzato, rappresenta il penultimo posto: solo il Messico ha valori peggiori.
Ritornando alla vita familiare di Antonio Pascale si trovano narrate le discussioni tra lui e la figlia Marianna, simbolica effervescenza adolescenziale femminile, non solo attraverso le tipiche contrapposizioni “vocali”, ma anche tramite l’utilizzo delle moderne tecnologie come le sollecitazioni spazientite con WhatsApp o l’uso compulsivo della chat di Facebook.
La “Digital Life” come la chiama il Censis nel suo ultimo rapporto sulle comunicazioni, è la possibilità al lavoro, nello studio, nel tempo libero di essere sempre connessi alla rete e che ha cambiato la vita di molti, a tal punto da rendersi evidente anche con l’esilarante scena di Pascale che irrompe nella stanza di una assonnata figlia per farle seguire su Youtube il video sulle moderne tecniche di raccolta delle olive in Spagna e in America in contrapposizione all’italico utilizzo di manodopera extracomunitaria.
Questa specie di lotta che Pascale ingaggia con la figlia per dimostrare di essere al passo con i tempi e di non appartenere ai “vecchi (come affermazione di Marianna)” il Censis ce la schematizza in un grafico dove si mette a confronto l’utenza complessiva di new media e quotidiani tra giovani (14-29 anni) e anziani (65-80 anni): Internet è utilizzato dal 90,4% dei giovani e dal 21,1% degli anziani. Dalla parte opposta del grafico, il 52,3% degli anziani legge il quotidiano mentre questo avviene solo per il 22,9% dei giovani. In mezzo, variamente modulato, facebook, youtube, web tv, twitter, tablet eccetera eccetera.
I tre libri, incrociati in un’ unica lettura, rimbalzando dall’uno all’altro in modo, come detto, apparentemente paradossale, offrono una chiave di lettura per valutare l’altro punto di vista, espresso da Farinetti, sulla contrarietà ai prodotti Ogm: “il primo (motivo) è di tipo etico. Un contadino, un agricoltore, sono tra le figure più importanti dell’umanità. (…). Se gli togli l’orgoglio, la sua possibilità di seminare, e quindi l’espressione del suo rapporto con la vita, è follia pura”.
E, chissà, se non siano anche queste considerazioni quelle che Pascale chiama “le attenuanti sentimentali”.
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NOTE
[1] “Le attenuanti sentimentali”, Einaudi, pagg. 232, € 19,50. Dello stesso autore, tra gli altri, sempre per Einaudi “Scienza e Sentimento” del 2008 e “Pane e Pace” del 2012 edito da Chiarelettere. (per ulteriori approfondimenti si rimanda alla recensione su Zenit del 16 giugno 2012). [2] “Contro la Modernità”, Rubbettino editore, pagg 172, € 12,00 [3] “L’evoluzione digitale della specie”, edita dalla FrancoAngeli, pagg. 203 € 27,00, coordinata da Massimiliano Valerii e già approfondito su Zenit del 20 ottobre 2013 nell’articolo “Le aziende tra web reputation e privacy”.