Questi sono i risultati, sorprendenti e inaspettati, che emergono dal rapporto annuale del Centro Studi Investimenti Sociali (CENSIS) su I valori degli italiani presentato ieri a Roma .

Secondo gli autori della ricerca il quadro che emerge è in controtendenza con quanto si è scritto negli ultimi anni.

“Sembra che l'egoismo, la passività, l’irresponsabilità il materialismo e tutti gli aspetti che hanno caratterizzato il degrado sociale degli ultimi anni, stiano improvvisamente svanendo; anzi sono al loro punto massimo, ma mostrano di non avere la forza necessaria per andare oltre”, si legge nel rapporto.

Si nota l’emergere di una grande forza potenziale che punta alla “reale e onesta collaborazione, all’autentica riscoperta dell’altro, un modo nuovo di lavorare e, una ricerca effettiva di dimensioni più alte di vita”.

Il 40,1% degli italiani si dice molto disponibile a far visita agli ammalati, il 36% è pronto a rendersi disponibile in caso di calamità naturale, il 29,5% vorrebbe fare qualcosa per aiutare chi è in difficoltà, il 37% degli italiani si dice molto o abbastanza disponibile a dare una mano nella manutenzione delle scuole. Una percentuale che al Sud è del 41,2%. Anche per la manutenzione delle spiagge e dei boschi, più di un terzo degli italiani si dice pronto a collaborare (34,3%). Sono tutti in crescita i datidella disponibilità per contribuire al bene comune del suo territorio.

Secondo il Censis “è la solidarietà di base che riemerge, l’etica tradizionale, la fame di socialità che tocca tutte le classi di età, si tratta di un bisogno generalizzato, di una voglia comune di ritrovare l’altro”.

Singolare vedere che cala al 16% l’idea di occuparsi del benessere del proprio corpo, con palestre e massaggi. Sembra quasi che la centralità dell’“Io” come la centralità del proprio corpo, perdono terreno, mentre cresce la voglia di andare incontro agli altri.

Gli italiani “entusiasti” all’idea di fare qualcosa per il prossimo in difficoltà siano il doppio di quelli che invece si entusiasmerebbero all’idea di andare in palestra o di farsi fare dei massaggi

Il modello consumista ha perso tutto il suo appeal, così come la frenesia del lavoro che riduce la vita familiare.

La ricerca del Censis parla di “mentalità evolutiva in cui la riscoperta dell’altro è un momento di crescita personale e di gruppo” contrapposta all’utilitarismo consumista e materialista.

In termini personali emerge il desiderio di dare più centralità alla famiglia, al giro degli amici e alla frugalità dei bisogni primari.

Il Censis sostiene che “la crisi spinge la società a voler recuperare il suo armamentario valoriale, che però ormai non è più trasponibile e deve in qualche modo essere ripensato”.

In merito agli stati d’animo, l’85% degli intervistati si dice preoccupato, ma, nonostante la crisi, cala la percentuale di disperati (15%)

Un modus vivendi non entusiasmante, ma nemmeno particolarmente frustrante, certamente in attesa di tempi migliori.

Quattro italiani su dieci dimostrano di credere ancora in loro stessi e nel loro avvenire, sentono di avere un futuro e vogliono occuparsene.

Fino a 45 anni, la maggior parte degli italiani dice di avere un progetto per il suo futuro; c’è quindi un’energia e una vitalità che non riescono ad approdare a una fase progettuale.

Il 59,4% degli italiani si sente vitale; la preoccupazione e l’indignazione quindi, non solo non si sono mutate in disperazione e frustrazione, ma non hanno intaccato più di tanto la vitalità individuale.

Il Paese è tutt’altro che spento, sostiene il CENSIS. Semmai è in attesa di un segnale, magari proprio della conferma che la sua vitalità non è un fatto isolato: addirittura il 47,7% degli over 65 anni afferma di sentirsi vitale, mentre in tutte le altre fasce d’età la percentuale supera il 60.

Sorprendente il dato che riguarda la spiritualità e l’interiorità. Quasi il 59% degli italiani associa a questo pensiero una discreta fonte di energia, il 33,5% abbastanza e il 25,1% moltissima. Tra i cattolici praticanti la percentuale arriva al 40,5%.

Lo studio del CENSIS conferma che “la figura del Papa sta risvegliando l’interesse non solo per la fede, ma più in generale anche per la vita spirituale e il gusto per una certa frugalità dei costumi”.

“È da notare – è scritto nello studio - come i credenti, sia che si tratti di un credo confessionale o non confessionale, sia che si tratti di praticanti o non praticanti, hanno, più dei non credenti, la capacità di coltivare pensieri positivi nel loro animo”.

Molto interessante rilevare che i credenti mostrano maggiore vitalità dei non credenti non solo per quanto riguarda la vita religiosa, ma anche quando si tratta di aiutare chi è in difficoltà o di fare un lavoro importante, di realizzare qualcosa che sia apprezzato dagli altri; non di moltissimo ma comunque anche quando si tratta di guadagnare del denaro o di fare qualcosa per il proprio benessere.

“Sembrerebbe che  - conclude il CENSIS - l’abitudine a una vita spirituale, a un’interiorità forse anche all’appartenenza religiosa, abbia creato una predisposizione al "pensiero positivo".

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