È morto lo scorso 28 ottobre a Varsavia, Tadeusz Mazowiecki, il primo ministro non comunista del dopoguerra in Polonia, all’età di 86 anni. Ieri, migliaia di persone sono accorse per il suo funerale nella cattedrale di san Giovanni in Varsavia. Tra questi anche il presidente della Polonia Bronislaw Komorowski, il primo ministro Donald Tusk, i presidenti delle camere del Parlamento; gli ex presidenti della Repubblica di Polonia, Lech Walesa e Aleksander Kwasniewski; i membri del Corpo diplomatico e anche il Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso.
“Era un uomo di fede, di speranza e di amore” ha detto all’inizio della Messa il cardinale metropolita Kazimierz Nycz, sottolineando lo stile “umile” con cui Mazowiecki praticava la politica, che nel momento in cui doveva assumere delle decisioni da primo ministro, lo portava a domandarsi quale fosse il bene per la Polonia.
L’omelia è stata tenuta invece dal domenicano padre Aleksander Kauke-Ligowski, il quale ha affermato che guardando alla vita di Mazowiecki si possono ritrovare le beatitudini elencate da Cristo nel Discorso della Montagna. “Tadeusz Mazowiecki era l’uomo delle beatitudini” ha detto padre Ligowski.
Intervenuto anche, al termine della liturgia, il presidente Komorowski che ha sottolineato come il primo ministro fosse “un uomo dalle regole semplici”. “Tadeusz Mazowiecki – ha detto il Capo di Stato – ci ha insegnato che la modestia personale, combinata con un atteggiamento di servizio, rende il valore di un politico agli occhi dei concittadini”.
Anche Papa Francesco ha inviato un telegramma di cordoglio per la morte di Mazowiecki, letto durante la cerimonia funebre da mons. Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato. “Era un uomo di Stato – ha scritto il Santo Padre – che ha accreditato la sua Patria e la nazione, oltre gli affari personali”. “Era un coraggioso uomo di conciliazione, modesto e umile – ha proseguito il Pontefice – che ho seguito con grande gioia e speranza, fino agli ultimi giorni della sua vita”. Come Capo del Governo, Mazowiecki ha operato “con dedizione e saggezza, con rispetto per i valori cristiani e fede viva”, dando l’esempio “di un nobile impegno per il bene comune”, ha concluso il Papa.
Dopo la Messa, la salma è stata sepolta nel cimitero di Laski, nei pressi di Varsavia.
Nato il 18 aprile 1927, a Plock, Tadeusz Mazowiecki ha seguito gli studi di giurisprudenza presso l’Università di Varsavia. Negli anni 1946-55 è stato membro della Associazione “PAX” e attivo nel settimanale “Dziś i jutro” (Oggi e Domani), edito da Boleslaw Piasecki. Dopo aver svolto il ruolo di vice direttore del quotidiano ” SŁowo Powszechne”, è stato cofondatore e capo redattore del settimanale cattolico “Wrocławski Tygodnik Katolików”, nel biennio 1953-55.
Nel 1957 fu tra i fondatori del Club dell’Intellighenzia Cattolica in Varsavia. Nel 1976, è stato uno dei firmatari della protesta contro la modifica della Costituzione, negli anni in cui entrò nella Costituzione il ruolo guida del partito comunista e l’amicizia con l’Unione Sovietica. In questo periodo, Mazowiecki ha cooperato con il movimento di opposizione, lavorando a stretto contatto con l’ambiente intellettuale dell’Istituto per i Ciechi, diretto dalle Suore Francescane “Ancelle della Croce” di Laski.
Nel 1980, ha guidato da presidente il comitato per lo sciopero dei consulenti nel cantiere navale di Danzica (Gdańsk). Dal 1981 al 1989 ha lavorato come capo redattore di “Tygodnik Solidarność” (Il Settimanale Solidarność). Dopo la caduta del comunismo, nell’agosto 1989 – dicembre 1990, è stato il primo capo di Governo non comunista dopo la seconda guerra mondiale. Sotto la sua dirigenza, si è assistito ad una normalizzazione delle relazioni tra Chiesa e Stato Polacco e un ritorno delle catechesi alla scuola pubblica.
Membro del parlamento dal 1991 al 2001, Mazowiecki è ribaltato agli onori della cronaca internazionale dopo essersi dimesso dal ruolo di relatore speciale del conflitto nella ex Jugoslavia (1992-1995), su nomina della Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani, come protesta contro l’inerzia della comunità internazionale di fronte alla pulizia etnica nei Balcani. Nel 1995 è stato insignito dell’Ordine dell’Aquila Bianca e nel gennaio 2012 gli è stata conferita da Papa Benedetto XVI l’alta onorificenza dell’Ordine di San Gregorio.