Come ho detto, i miracoli eucaristici sono numerosi. Tra i più celebri vi è quello di Lanciano, città dell’Abruzzo, in Italia, accaduto nel secolo VIII. E’ il meno documentato da un punto di vista storico, ma è un autentico grattacapo per gli scienziati che se ne sono interessati. Il fatto è simile a quello accaduto a Bolsena. Un monaco basiliano celebra la Messa pieno di dubbi sulla possibilità che il pane dell’Ostia diventi vero corpo di Cristo, e mentre pronuncia la formula della consacrazione l’Ostia diventa carne e il vino sangue vero.
Non ci sono relazioni scritte del fatto, né documenti. Restarono solo le reliquie: quell’ostia trasformata in carne e il vino diventato sangue che poi si era coagulato in cinque grumi di diversa dimensione. Il primo documento scritto risale al 1631, quindi nove secoli dopo. Le reliquie, chiuse in una teca d’argento, furono conservate nell’antica chiesetta e poi in quella di San Francesco costruita al posto della precedente.
La sorprese iniziarono quando si cominciò a “investigare” scientificamente su quelle reliquie. Il primo dato sorprendente venne dal peso dei grumi di sangue, che sono cinque. Pesati singolarmente, hanno tutti lo stesso peso anche se sono di volume diverso. Pesati tutti insieme, il valore del peso collettivo è uguale a quelli di ogni grumo singolo. Perché?
Nel 1970, il vescovo di Lanciano di allora, monsignor Pacifico Maria Luigi Perantoni, ottenne il permesso dal Vaticano di sottoporre le reliquie a un approfondito esame scientifico. Il compito venne affidato al professor Odoardo Linoli, primario del laboratorio di analisi cliniche e di anatomia patologica dell'ospedale di Arezzo, coadiuvato dal professor Ruggero Bertelli, ordinario di anatomia all’Università degli Studi di Siena. Due professionisti di fama internazionale. Le ricerche durarono quattro mesi. I risultati, pubblicati nel 1971, suscitarono grande clamore.
Nella sua lunga relazione, il professor Linoli evidenziò, tra le altre cose: “L'Ostia diventata carne si compone di un tessuto di origine mesodermica riconoscibile come cuore, miocardio ed endocardio”“.
“Il Sangue è vero Sangue. L'analisi cromatografica lo dimostra con certezza assoluta e indiscutibile”.
“La Carne ed il Sangue appartengono alla specie umana”.
“Il gruppo sanguigno AB è risultato uguale nel Sangue e nella Carne. Questa identità del gruppo sanguigno può indicare l'appartenenza della Carne e del Sangue alla medesima persona”.
Nel 1973, il professor Giuseppe Biondini, medico e biologo italiano, membro effettivo del Consiglio Superiore della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), interessò del fatto l'Organizzazione. Il Consiglio dell'OMS, dopo aver esaminato la relazione del professor Linoli, decise di fare ulteriori verifiche, in collaborazione con l'ONU, affidando l'incarico a un'equipe di esperti appartenenti a sette nazioni.
Queste nuove indagini durarono quindici mesi. I ricercatori eseguirono oltre 500 esami scientifici, avvalendosi del supporto di tecniche e attrezzature aggiornatissime, non escluse quelle offerte dalla medicina nucleare. Al termine, scrissero una loro dettagliata relazione che venne pubblicata nel dicembre 1976 a New York e a Ginevra. La Commissione Scientifica Internazionale confermò pienamente tutti i risultati che aveva conseguito il professor Linoli. Inoltre, per quanto riguarda l'Ostia diventata Carne, la Commissione fece un'altra strepitosa osservazione: quel frammento di carne non solo è tessuto del cuore, ma, “senza alcun dubbio, è tessuto vivente perchè risponde rapidamente a tutte le reazioni cliniche proprie degli esseri viventi”.
Eventi del genere non sono relegati al Medioevo, ma sono fatti che si verificano anche nel nostro tempo. Uno degli ultimi casi è il miracolo eucaristico di Buenos Aires. Non è molto conosciuto perché le autorità ecclesiastiche hanno voluto mantenere la massima discrezione. Ma l’ecclesiastico che lo ha seguito fin dal principio è stato Jorge Bergoglio. E quando questi è diventato papa, ha attratto l’attenzione dei media anche su quei fatti.
Molti giornali ne hanno parlato in questi ultimi mesi. Molti Siti internet continuano a interessarsene. Spesso con superficialità, riportando informazioni non sempre esatte. Per questo, ci siamo affidati, per questo nostro scritto, a un Sito scientificamente rigoroso, gestito da un gruppo di universitari cattolici: Il sito si chiama “UCCR: Unione Cristiani Cattolici Razionali”. Le loro relazioni sono sempre molto rigorose e precise.
Tutto cominciò il primo maggio 1992. Sull’altare della chiesa di Santa Maria che si trova al centro di Buenos Aires, vennero trovati due pezzi di Ostia. Il parroco, Alejandro Pezet, non sapendo quale origine avessero, se appartenessero a Ostie consacrate o meno, seguì le diposizioni disciplinari stabilite dalla Chiesa per simili casi. Poiché la presenza “vera e reale” di Gesù nell’Ostia consacrata è strettamente legata al supporto delle specie eucaristiche, cioè del pane, basta sciogliere il pane nell’acqua, e quando non c’è più pane non c’è più presenza reale di Cristo. Il parroco perciò fece mettere i due frammenti in un bicchiere d’acqua e attese. Ma, con il passare dei giorni, le Ostie restavano intatte. Anzi, l’8 maggio avevano assunto un colore rosso sangue.
Il 10 maggio, altro evento. Durante la messa serale furono notate delle gocce di sangue sulla patena, il piattino su cui si pone l’ostia. Il parroco, stupito, volle far analizzare quel sangue da alcuni ematologi, e risultò che era sangue umano. I reperti vennero conservati in un luogo appartato e custodito, in attesa di sviluppi.
Il 18 agosto 1996, al termine della Messa, una donna si avvicinò al parroco e gli disse di aver trovato un’Ostia in un angolo della chiesa. Il parroco mise l’Ostia in un bicchiere d’acqua, in attesa che si sciogliesse. Il 26 agosto notò che l’Ostia era diventata un grumo di carne coperta di sangue. Informò il vescovo Bergoglio il quale gli disse di far fotografare il tutto da un professionista, per avere immagini perfette, aggiungere una relazione dettagliata dei fatti e spedire tutto in Vaticano.
Passarono alcuni anni e nei reperti conservati non cambiava nulla. Allora, il vescovo Bergoglio dopo essersi consigliato con il parroco e con le altre poche persone al corrente dei fatti, decise di far eseguire analisi scientifiche approfondite.
Un primo esame venne compiuto in un Laboratorio di Buenos Aires. Naturalmente senza rivelare da dove provenisse il campione da esaminare. Risultato: i globuli rossi e bianchi del sangue e dei tessuti esaminati risultarono appartenere al cuore di un uomo ancora vivo. Le cellule erano pulsanti come quelle di un cuore in attività.
Stupefatti, Bergoglio e i suoi amici, pensarono che era doveroso continuare le ricerche. Si rivolsero a una personalità molto nota: il dottor Ricardo Gomez Castañón, neuropsicofisiologo spiegandogli la vicenda e chiedendo il suo consiglio. Il dottore suggerì di far eseguire delle ricerche in un famoso laboratorio di genetica, il Forensic Analytical di San Francisco. Egli stesso prelevò i campioni per i vari test. E questa volta i campioni riguardarono tutti e due i casi, quello del 1992 e quello del 1996. Risposta: sul materiale inviato è stato trovato DNA umano. Si tratta di sangue umano con codice genetico umano.
Gli stessi campioni vennero inviati anche a un altro celebre laboratorio, quello diretto dal professor John Walker, dell’Università di Sydney in Australia. E anche qui è stato rilevato che si tratta di cellule muscolari e cellule bianche del sangue, tutte intatte. Inoltre, la ricerca ha dimostrato che questi tessuti erano infiammati, quindi la persona a cui appartenevano aveva subito un trauma.
Sempre più stupiti, il vescovo Bergoglio e i suoi amici, inviarono i campioni al più grande esperto in malattie del cuore: i l dottor Frederic Zugibe,della Columbia University di New York. Nella relazione del professor Zugube, datata 26 marzo 2005, si legge: “Il materiale analizzato è un frammento del muscolo cardiaco tratto dalla parete del ventricolo sinistro in prossimità delle valvole. Questo muscolo è responsabile della contrazione del cuore. Va ricordato che il ventricolo cardiaco sinistro pompa sangue a tutte le parti del corpo. Il muscolo cardiaco in esame è in una condizione infiammatoria e contiene un gran numero di globuli bianchi. Ciò indica che il cuore era vivo al momento del prelievo perchè i globuli bianchi, al di fuori di un organismo vivente, muoiono. Per di più, questi globuli bianchi sono penetrati nel tessuto, ciò indica che il cuore aveva subito un grave stress, come se il proprietario fosse stato picchiato duramente sul petto”.
Le persone che avevano portato i campioni da esaminare al professor Zugibe erano due australiani, il giornalista Mike Willesee, tra i più noti volti televisivi in Australia, e l’avvocato Ron Tesoriero. Chiesero al celebre cardiologo quanto potevano vivere i globuli bianchi se fossero appartenuti a un frammento di carne umana tenuto in acqua. La risposta fu: “pochi minuti”. Quanto il professor Zugibe seppe che quel materiale era stato tenuto per un mese in acqua e per tre anni in acqua distillata, restò esterrefatto.
Ancor più sconvolto quando scoprì, dal dottor Castañón, che quel frammento di cuore umano “vivente” era in origine un’Ostia, ossia un pezzetto di pane consacrato.
Ma le sorprese incredibili non erano finite. I dati prodotti dalle analisi del laboratorio di New York sono stati confrontati con quelli ricavati dal professor Linoli sulle reliquie del miracolo di Lanciano. Risultato: sembrava che le due relazioni di laboratorio avessero analizzato campioni di prova appartenenti alla stessa persona. Inoltre, da ricerche non ancora definitive, si è trovato che il Dna è identico a quello riscontrato sulla Sindone e sul Sudario di Oviedo. E le caratteristiche somatiche, sarebbero quelle di un uomo che è nato e vissuto nella Regione del Medio Oriente.
Il famoso giornalista australiano, Mike Willesee, che ha seguito a lungo le ricerche su questo evento, era ateo e si è convertito.
(La prima parte è stata pubblicata ieri, venerdì 2 agosto)