Pubblicato per la prima volta sessant’anni fa, Luce nelle montagne è una storia molto attuale. Il gesuita Franz Xavier Weiser (1901-1986) scrisse questo breve romanzo di formazione nell’immediato secondo dopoguerra ed oggi, finalmente, per iniziativa di Fede & Cultura, l’opera vede la luce anche in traduzione italiana.

Vi si racconta la storia di due cugini molto diversi tra loro: il tirolese Hans, religiosissimo e molto legato alle tradizioni della sua terra, e il viennese Fritz, figlio di una grande città moderna e un po’ annoiata.

I due sedicenni, a dispetto della parentela, non si conoscono molto. Per di più Fritz considera Hans un bigotto un po’ ottuso, che non vuole godersi la sua gioventù. Per un anno, tuttavia, Hans verrà a studiare a Vienna, nello stesso liceo di Fritz e quest’ultimo dovrà farsene una ragione.

Per Fritz è una vera crisi di identità. Inizialmente dovrà prendere le distanze dal cugino, davanti agli amici dell’UPIT (Unione Popolare degli Istituti Tedeschi), un’associazione giovanile che schernisce ed emargina qualunque studente voglia manifestare, anche solo timidamente, la propria fede religiosa.

Col passare dei giorni Fritz è sempre più combattuto. Non vuole rompere con i suoi amici di sempre ma, al tempo stesso, si sta sempre più affezionando al “cugino di campagna”. Hans, infatti, lungi dall’essere un noioso montanaro bigotto, è un ragazzo assai buono e generoso: il suo segreto è tutto nella fede cattolica che esprime con coraggio e senza alcun “rispetto umano”.

Per le vacanze di Natale, Fritz e il fratello minore Otto saranno ospiti della famiglia di Hans in Tirolo. Per Fritz è una grande conferma della stima che prova per il cugino. In quei giorni, trascorsi sullo spettacolare sfondo delle Alpi innevate, il giovane viennese rivaluta le genuine tradizioni di quella terra ed apprezza il calore umano di una famiglia semplice e profondamente religiosa, sviluppando una particolare ammirazione per la zia, la mamma di Hans, donna assai affettuosa e devota.

Mentre però Otto, con la freschezza e la spontaneità dei bambini, è stato conquistato dal cugino e ora lo segue in un gruppo di gioventù mariana, Fritz è ancora molto riluttante: ammira Hans ma non ha ancora il coraggio di intraprendere un vero cammino di fede e di riprendere la vita sacramentale abbandonata qualche tempo prima.

Il rientro a scuola è un brusco ritorno alla realtà per Fritz: gli amici dell’UPIT gli stanno sempre più alle costole e Hans è vittima dei loro scherzi e vessazioni.

Fino al giorno in cui arriveranno a utilizzare Helma, sorella di Kurt Berner, uno dei “capetti” dell’UPIT, contro di Hans: la ragazza è sinceramente innamorata del tirolese e questa liason verrà strumentalizzata, prima nel tentativo di portare Hans dalla loro parte, poi per ricattare Fritz, ormai considerato un traditore.

Alla fine tutto si risolverà nel migliore dei modi. In più Fritz riprenderà a confessarsi e a ricevere la comunione, mentre Hans ha lasciato Helma per un amore più grande: la vocazione sacerdotale.

Potrebbe davvero essere il lieto fine, ma l’autore ci coglie in contropiede con un epilogo sorprendente che ribadisce una grandiosa e ineffabile verità della fede cristiana: anche quando si segue rettamente la volontà del Signore, i Suoi progetti per noi sono sempre altri…