"La maternità e la protezione della vita umana" è il tema dell'incontro che ha avuto luogo, domenica 18 agosto, presso il Museo delle Monete e Medaglie di Papa Giovanni Paolo II a Częstochowa. Ospite d'onore è stato il dott. Roberto Mari, medico ostetrico e ginecologo, dell’ospedale San Giovanni Calibita, all’Isola Tiberina, più noto come Fatebenefratelli, di Roma. Il medico, fratello del famoso fotografo pontificio Arturo Mari, è stato accompagnato dalla sua moglie Antonella.

Ricordando il suo incontro con il Beato Wojtyla, il dott. Mari ha raccontato: “Nel lontano 1981 ho avuto il grande privilegio di incontrare per la prima volta Papa Giovanni Paolo II. Vi lascio immaginare la grande emozione che ho provato in quel momento”.

Mari ha dedicato il suo intervento sulla "profonda e radicale evoluzione della personalità femminile in seno alla società", dal punto di vista di un medico cattolico. Soffermandosi sul tema della maternità, ha sottolineato che essa è "il periodo che comprende l’avvenuto concepimento e la nascita” e che "rappresenta per la donna un intenso processo bio-fisiologico e psichico che cambierà in modo irreversibile la sua esistenza". "Tale 'sacro' avvenimento - ha proseguito - come si legge nel libro della Genesi è legato alla struttura dell’essere donna e alla dimensione personale del dono”.

In tal senso, secondo il medico, "la maternità risulta una parte integrante del comune essere genitori. L’uomo non deve considerarsi marginale all’evento, ma entra in comunione con la futura madre". “Inizia così un cammino che deve poggiare il suo fondamento sulla dignità della persona e sul profondo rispetto della vita, inteso come  dono di Dio, che ha affidato ad entrambi il dominio sulla terra in egual misura” ha aggiunto.

L’Ospite dell’incontro ha inoltre posto in luce il ruolo di Giovanni XXIII che, nella “Pacem in Terris”, "aveva indicato come estremamente positivo e giusto l’ingresso della donna nello spirito evangelico, per aiutare l’umanità a non decadere”. Ha poi ricordato il fondamentale l’apporto del Papa polacco nell’affermare che "la realizzazione del progetto di Dio, la procreazione, passa per merito della comunione tra donna e uomo fatti a Sua somiglianza”.

L’immagine della donna descritta nella lettera apostolica ”Mulieris Dignitatem” del 15 Agosto 1988, "non viene proposta come visione platonica, idealista, né quantomeno stilnovistica (donna angelica)", ha spiegato il dott. Mari, ma come "figura concreta e reale nella sua totalità, volta ad una realizzazione concreta e consapevole della sua immagine, lontana perciò da quella visione fittizia ed errata presente nell’immaginario maschile e, talvolta, purtroppo, anche da una piccola parte di popolazione femminile, che la considera come oggetto privo di sacralità e dignità".

È per questi motivi che, secondo lo specialista, si è affermato recentemente il "turpe fenomeno del femminicidio”, a dimostrazione della "inadeguatezza degli uomini nei confronti della donna e della sua 'sacra missione': donare la vita". “È merito di Karol Wojtyla – ha osservato il medico - aver fatto cadere il tabù sul tema della sessualità o della differenza tra i due sessi”. “Non troviamo nei suoi insegnamenti equivoci in merito a tale argomento”, perché il Beato “non attribuisce alla donna il peso del peccato originale, o di essere inferiore spiritualmente o di non essere l’immagine di Dio come spesso era indicato nella prassi ecclesiale e nella storia teologica”.

Roberto Mari ha ricordato anche che nella lettera papale si deduce che l’uomo e la donna hanno al cospetto di Dio pari dignità “perché hanno la stessa origine e la stessa vocazione in Cristo”. Non solo, si afferma in essa “il principio di uguale dignità ma viene inaugurata una nuova e propria rivoluzione teologica”. E in questa rivoluzione emerge la figura della Vergine Maria.

Giovanni Paolo II ricorda che Lei è “una donna al centro della rivelazione”. La Madonna “permette l’unione tra Dio e Suo Figlio Gesù Cristo”. In questo modo, la donna, attraverso la Vergine, “rappresenta l’umanità che appartiene a tutti gli esseri”.

Per il ginecologo, in Europa attualmente “l’istituzione della famiglia è in grave pericolo”. “Le dilaganti filosofie del relativismo e del provvisorio – ha detto - stanno scardinando tale istituzione”. E la “nuova Europa” tende a “eliminare le radici giudaico-cristiane dal proprio Statuto”. Sarebbe necessario, pertanto, da parte dei politici europei, “un’attenta lettura della lettera apostolica, in cui il Beato associa il ruolo della donna nella società alla sacralità della Vergine Maria”.

Al termine della conferenza, Mari ha ricordato le parole di Madre Teresa di Calcutta che, considerando la maternità “una scelta di amore e di dedizione”, affermava: “Se accettiamo che una madre possa uccidere il frutto del suo seno, cosa ci resta? L’aborto è un principio che mette in pericolo la pace nel mondo”.

“Considerando che la piaga dell’aborto – ha concluso – è uno ‘scempio’ che si abbatte sulla pelle e sulla psiche della donna, è fondamentale istituire il diritto alla speranza ai giovani ed una piena consapevolezza del diritto alla vita, al futuro, alla gioia ed all’amore”.