Quella di Vladimir Vorob’ev è una delle tante testimonianze di come Dio può cambiare la storia. Con queste parole, Emilia Guarnieri ha salutato uno degli ospiti più attesi del Meeting di Rimini di quest’anno, a celebrazione di una storica amicizia che lega la manifestazione ciellina con il mondo russo-ortodosso, ben prima della caduta del muro.

Vladimir Vorob’ev, sacerdote ortodosso, è rettore dell’Università Ortodossa di Tichon, presso la quale è Preside del Dipartimento di Storia Moderna della Chiesa Ortodossa. Rettore della Chiesa di San Nicola di Mosca, padre Vorob’ev è anche membro della Commissione Sinodale per la Canonizzazione dei Santi, membro della redazione scientifica per la pubblicazione di Orthodox Encyclopedia, e Presidente della Società di Teologia Ortodossa.

La sua testimonianza tenutasi stamattina presso Riminifiera, si affianca alla mostra Luce nelle tenebre: la testimonianza della Chiesa ortodossa russa negli anni della  persecuzione sovietica.

Il legame di Comunione e Liberazione con il cristianesimo russo è ormai ultracinquantenario e risale agli anni in cui don Giussani faceva pregare i suoi ragazzi davanti all’icona della Trinità.

Il testimone più importante della resistenza cristiana al comunismo fu padre Vsevolod Spiller (1902-1984), che, come ha ricordato Emilia Guarnieri, profetizzò di lì a pochi anni la caduta del sistema sovietico e il ritorno della Russia alla fede.

Vorob’ev ha esordito accennando all’universalità del cristianesimo: “Certo, è difficile parlare di luoghi come il Mar Glaciale Artico, la Siberia, il deserto del Kazakistan, in un’Italia sempre piena di sole e con un’altra cultura, eppure è la stessa fede che viviamo”.

Il rettore dell’università di Tichon ha poi raccontato di come il regime sovietico, fin dai suoi albori, avesse pianificato scientemente lo sterminio e l’annullamento della chiesa ortodossa, a partire dai suoi sacerdoti e vescovi. A tal proposito, c’è una lettera di Lenin che documenta questo intento.

Il momento più violento e nero delle persecuzioni anticristiane fu raggiunto intorno al 1937-38 ed è detto il periodo del “grande terrore”.

Ciò che contraddistingueva il regime sovietico, rispetto ad altre dittature fu la volontà di sterminare non solo migliaia di persone ma intere categorie sociali.

Il tragicomico paradosso di quegli anni, ha raccontato Vorob’ev, è che il regime ad un certo punto iniziò a diffondere per le strade un cartello recante la scritta propagandistica: “La vita è diventata più allegra”. E si insisteva in modo sempre più ostinato sul mito marxista della “religione oppio dei popoli”…

Com’è stato possibile, tuttavia, che la chiesa russa sia potuta sopravvivere a circa settant’anni di persecuzioni, con i suoi più alti rappresentanti fucilati, incarcerati, mandati nei gulag o, nella migliore delle ipotesi, costretti alla clandestinità? “C’è stato un piccolo gruppo che si è conservato nella fede e che l’ha trasmessa alle generazioni successive”, ha spiegato Vorob’ev.

La forza della preghiera ha fatto fiorire migliaia di testimonianze di martiri o di sopravvissuti, ognuno dei quali con dei carismi speciali. Alcuni di loro avevano poteri taumaturgici, altri avevano il dono della profezia, altri ancora sapevano leggere nella mente del loro interlocutore, rispondendo a tutte le domande che erano in procinto di ricevere. Tutti, però, erano accomunati da una virtù: l’incapacità di odiare e la costante misericordia per il proprio persecutore.

“Mentre ci dirigevamo in questa sala – ha raccontato Emilia Guarnieri – padre Vorob’ev mi diceva che l’esperienza di fede è esperienza di comunione. L’ideologia che ha perseguitato i cristiani nella Russia sovietica è la stessa che perseguita i cristiani di oggi in tutto il mondo”.

La presidente del Meeting di Rimini ha quindi colto l’occasione per invitare l’uditorio a firmare l’Appello per i cristiani perseguitati nel mondo, che il Meeting sta promuovendo in questi giorni presso Riminifiera.

Congedandosi con gratitudine dal pubblico di Riminifiera, Vladimir Vorob’ev ha esortato a “tenere alta la memoria di questi martiri”.

Il rettore ha poi aggiunto: “Chiunque vive secondo la fede, sarà perseguitato. Solo la fede, però, può permettere al mondo di continuare a vivere”.