Il popolo è cambiato? Su questa domanda, il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha articolato la sua omelia, durante la messa del mattino da lui presieduta presso il santuario genovese della Madonna della Guardia, in occasione della solennità omonima.

Il porporato ha fatto riferimento al popolo genovese che, facendo di “fatica e sacrificio” il proprio “pane quotidiano” contribuì alla costruzione di quel grande edificio sacro. “Siamo davvero tanto distanti da quel modo di vedere la vita, la famiglia, dalla capacità di essere generosi e di guardarci con occhi non mercantili?”, si è domandato Bagnasco.

Il progresso e l’emancipazione dalla povertà sono sempre stati incoraggiati dalla Chiesa, ha aggiunto il cardinale, purché “tutto si faccia nell’onestà, non a qualunque costo” e purché “l’avere non mangi lo spirito e non riduca tutto a ciò che è materiale”. Una visione materialista della vita, ci condannerebbe “ad essere infelici”, ha detto Bagnasco.

Sebbene i cuori dei nostri contemporanei siano “certamente più distratti” che in passato, permangono in essi il “bisogno di infinito e di eternità, con la nostalgia di un mondo più bello e più buono”. Una nostalgia di cui non bisogna avere paura, che va ascoltata e lasciata parlare.

Andare controcorrente, come ha detto recentemente papa Francesco, è in tal senso un “tornare indietro” per “andare veramente avanti […] nella felicità, nell’amore, nella famiglia, nel proprio dovere”, ha proseguito il porporato.

Quanto alla crisi economica e alla disoccupazione, il cardinale Bagnasco ha parlato di tempi “durissimi”, in cui il lavoro è “il primo, urgentissimo obiettivo”; senza di esso, ha detto, “non c’è futuro, così come senza una casa: e senza lavoro e casa non c’è famiglia”. La società, ha aggiunto, “ha bisogno della famiglia” e le famiglie sono “grembi di vita e palestre educative”.

Proprio per questo, l’arcivescovo di Genova ha annunciato che “il prossimo anno pastorale sarà dedicato proprio alla Famiglia, comunità originaria e patrimonio dell’umanità, cellula incomparabile che genera futuro per il mondo”, invitando le famiglie a consacrarsi alla Madonna.

In conclusione Bagnasco ha chiesto di pregare “con insistenza per la pace nel mondo”, in giorni in cui “il rumore sinistro delle armi si alza, specialmente in Siria ma non solo”.

Nell’omelia durante la messa pomeridiana, il porporato si è soffermato sul tema della famiglia e all’anno ad essa dedicato. “Sarà necessario fare generoso e capillare cammino di preghiera, di confronto e di riflessione, aiutato dai sussidi diocesani, per giungere ad una sintesi che potrebbe rappresentare una “Carta della Famiglia” come strumento a disposizione di tutti”, ha detto.

Vedere in giro per la città tante famiglie, papà e mamme con i loro bambini è qualcosa che “commuove e apre al sorriso”, ha commentato Bagnasco. “Senza questi nuclei – ha proseguito - grembo d’amore che genera nuove vite, scuola di umanità e di fede, che cosa sarebbe la terra? Sarebbe più cupo e triste, senza futuro”.

La famiglia è fondamentale per imparare “la bellezza e la necessità dei legami”, che oggi “sono spesso mal sopportati perché sentiti come pesanti e noiosi” e tendenti a “mortificare la spontaneità del singolo, il suo slancio vitale, i suoi interessi immediati”.

Al contrario, i legami – siano essi affettivi, familiari, di amicizia, lavorativi -  “liberano la nostra libertà dai suoi capricci”; inoltre “non mortificano la nostra persona, ma l’arricchiscono nella comunione”.

Vanno riscoperti in fretta, quindi, “la cultura dei legami e l’elogio del quotidiano” che sono “alcune facce dell’amore”, inteso non solo come “sentimento e vibrazione” ma soprattutto come “volontà” e come desiderio del “bene vero delle persone amate anche con il proprio sacrificio”.

Tornare alla “scuola dura e affascinante dell’amore” è essenziale, se vogliamo “parlare di famiglia e fare famiglia” ed “educare le giovani generazioni. Altrimenti, saremo degli adulti immaturi e – col passare degli anni – infantili; rifiuteremo in ogni modo la nostra età e susciteremo tenerezza o forse pena”, ha quindi concluso Bagnasco.