Mercoledì 28 agosto, nella Festa di Sant'Agostino, padre spirituale dell'Ordine, si apre a Roma il 184° Capitolo Generale dell'Ordine di Sant'Agostino.

Sull'attualità del grande Dottore della Chiesa interviene S.E. il cardinale Prosper GrechO.S.A., docente emerito di varie università romane e consultore presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, uno dei più grandi biblisti viventi e co-fondatore, con Padre Agostino Trapè O.S.A., dell'Istituto Patristico Augustinianum.

Eminenza, qual è la ragione dell'attualità di Sant'Agostino?

Card. Grech: “Agostino racchiude tutto quanto nella sua personalità. Come teologo e filosofo si potrebbe parlare di Agostino come si parla di Platone ma Agostino ha in più la sua esperienza personale... tutta quanta la spiritualità e la teologia di Agostino è legata alla sua persona. Per prima cosa egli è un santo: un santo convertito, che ha fatto l'esperienza del mondo. Agostino poi è un Pastore e dalla sua azione pastorale viene anche la sua teologia. Infine Agostino è qualche volta anche un “teologo da tavolo” ma questo lo metterei in subordine. I santi Padri del passato generalmente non erano teologi da tavolino. La loro cattedra era il pulpito e dal pulpito dovevano affrontare tutti i problemi sia del loro uditorio  che della Chiesa, della spiritualità di tutta la Chiesa, e ciò che predicavano dovevano viverlo loro stessi, prima di tutto nella loro vita personale. Questo è anche il caso di Sant'Agostino.

Venendo all'attualità di sant'Agostino: le Confessioni sono il libro più letto nella letteratura cristiana dopo la Bibbia. Perché viene letto così tanto? Forse qualcuno lo legge per curiosità – pensano a chissà quali confessioni di peccati mentre “confessioni” significa lodi, ringraziamenti verso Dio – ma la vera forza di questo testo sta nel fatto che esso contiene l'esperienza esistenziale di un uomo che ha cominciato quasi dal nulla, aveva l'eredità spirituale di sua madre, fino a raggiungere la santità. È un'esperienza. La sua teologia viene non solo dai suoi bisogni pastorali ma anche da ciò che ha sentito in sé durante tutto questo cammino spirituale che ha fatto. Sappiamo poi che sant'Agostino è chiamato il “teologo della grazia”, cioè di quell'aiuto divino che sta nell'interno dell'uomo per aiutarlo a superare le difficoltà e le debolezze della natura umana. Agostino il fondamento biblico l'ha preso da San Paolo – dalla Lettera  ai Romani e dagli scritti sull'opera dell'azione dello Spirito Santo dentro l'uomo – ma ne ha parlato così diffusamente perché egli ha sentito in sé stesso questa chiamata alla santità. La grazia l'ha sentita e vissuta. Ecco la sua attualità: egli parla della sua esperienza e siccome essa è l'esperienza che l'uomo vive in ogni epoca allora leggendo Agostino leggiamo qualcosa di noi stessi, dei problemi della nostra Chiesa, dei problemi della società, delle relazioni fra Stato e Chiesa e così via perché basta leggere qualsiasi opera di Agostino che sempre si trova qualcosa che parla direttamente al cuore”.

Di quale testo di Sant'Agostino suggerisce oggi la lettura?

Card. Grech: “Io direi di leggere o Le Confessioni o i Commenti sui Salmi, in modo particolare quei passi storici o più spirituali delle Confessioni.

Anche se uno non legge direttamente le sue opere, ci sono moltissimi libri di “divulgazione” che potrebbero suscitare l'appetito di ulteriori approfondimenti oltre poi ad antologie, ad esempio quella a cura di Padre Cremona, dove si possono leggere i passi più facili di sant'Agostino che suscitano poi il desiderio di approfondire la sua conoscenza”.

Il 28 agosto si apre il Capitolo dell'Ordine di Sant'Agostino. Cosa auspica per l'Ordine per i prossimi anni?

Approfondimento intellettuale e azione pastorale, un binomio inscindibile...

Card. Grech: “La pastorale non significa parole vuote, si potrebbe cadere nella retorica vuota... lo studio è pastorale. Prima dobbiamo studiare. Mentre uno studia dovrebbe sempre avere in mente che rilevanza ha quanto apprende nella sua vita come religioso e poi come sacerdote... e naturalmente la Sacra Scrittura. Agostino come tutti i Padri era interprete della Scrittura: loro vivevano della Bibbia. La leggevano e rileggevano, la meditavano e la meditavano dentro la preghiera. Non solo come esegeti in terza persona ma come persone impegnate a viverla in prima persona. Rileggendo San Giovanni, San Paolo ma anche nell'Antico Testamento i Libri sapienziali e i Libri profetici, uno comincia a entrare nelle radici da cui Agostino è partito per dare risposte sia pastorali che teologiche”.

Eminenza, Papa Francesco e Sant'Agostino...

Card. Grech: Il Papa era molto devoto di Santa Monica: spesso visitava la tomba di Santa Monica e vi sostava a pregare. Da Agostiniano, spero che Papa Francesco possa “innamorarsi” sempre più anche di Sant'Agostino che certamente non ignora.

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Intervista a cura dell’ufficio stampa della Curia Generalizia Agostiniana