Alla fine del mese di agosto la liturgia ci propone un Vangelo apparentemente duro, ma in realtà è un passo ricco della misericordia di Dio, perché vuole essere un forte richiamo alla coerenza e alla speranza della vita cristiana.
Durante il pellegrinare di Gesù con i suoi discepoli verso Gerusalemme, un tale, di cui non viene menzionato il suo nome, Gli rivolge una domanda: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». (Lc 13,23).
Per il popolo di Israele la salvezza veniva dalla rigida applicazione della legge mosaica. L’osservanza dei comandamenti era la porta che consentiva l’ingresso al Regno di Dio.
Ma allora ci domandiamo: come mai è stata posta questa domanda di Gesù se la risposta era già nota?
Ovvero che i comandamenti erano tanti, e non era chiaro quale fosse il più importante, e chi fosse il prossimo con cui applicare la legge (Lc 10,29-37), ma è altrettanto vero che esistono due intenti nascosti dietro la domanda di quel tale.
La prima ragione di quell’interrogativo è la più ovvia, e la più immediata. Era una domanda per mettere alla prova Gesù, il nuovo profeta d’Israele, che sembrava voler rivoluzionare le vecchie osservanze della legge. Gesù aveva risposto in un’altra occasione di non essere venuto per abolire la legge, ma per darne il pieno compimento (Mt 5,17) e per trasformarla nel comandamento dell’amore a Dio e al prossimo.
La seconda intenzione è la seguente. Quell’uomo aveva sperimentato durante la sua vita di avere trasgredito i comandamenti, e probabilmente si chiedeva se ci fosse una speranza di salvezza anche per lui.
Prima di tutto, quell’uomo siamo ognuno di noi che ci sforziamo in tanti modi di essere fedeli al comandamento dell’amore, ma tristemente constatiamo quotidianamente la nostra povertà e la nostra debolezza. Per questo Gesù ci invita tutti i giorni a ripetere nella preghiera del Padre nostro: “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12).
Sia per una che per l’altra interpretazione, è valida la risposta di Gesù: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. (Lc 13,24-25).
Si parla di una porta stretta attraverso la quale molti cercano di entrare, ma non tutti ci riescono, perché siamo larghi della nostra superbia e del nostro orgoglio, perché nessuno è capace di osservare pienamente il duplice comandamento dell’amore. Quella porta è Gesù Cristo con il suo amore e la sua infinita misericordia che perdona sempre le nostre mancanze.
Il bussare alle porte del cuore di Gesù può avvenire anche negli ultimi istanti della vita, sull’esempio del Buon ladrone che è stato accolto in paradiso (Lc 23, 39-43). Ma il bussare, per coloro che hanno conosciuto il Figlio di Dio durante la loro vita terrena, significa vivere costantemente la piena comunione con Dio, cercarlo ogni momento della nostra esistenza per ottenere la grazia di entrare nel suo Regno.
Noi saremo accolti in questo regno se saremo stati docili all’azione dello Spirito Santo, e se avremo accolto Gesù nella persona del povero, del sofferente e dell’emarginato.
Ricordiamoci della vicenda del povero Lazzaro accolto nelle dimore celesti insieme ad Abramo, e il ricco epulone relegato per sempre tra le fiamme della dannazione eterna. Quel ricco senza nome era desideroso di ricevere un po’ di sollievo su quella lingua che aveva rinnegato l’aiuto a quell’indigente accovacciato alla sua porta (Lc 16, 19-31). Se non saremo misericordiosi verso i poveri, se non avremo aperto le porte della nostra case e del nostro cuore, non entreremo nella porta stretta del cielo, perché saremo pieni di noi stessi, di quel di più che non saremo stati capaci di dare all’altro.
Questa attesa di varcare la soglia della porta del cielo deve trasformarsi in vigilanza, come le cinque vergini sagge, che hanno preso l’olio della parola di Dio e dei sacramenti per poter entrare con lo sposo alle nozze con Lui. Le cinque vergini stolte hanno trovato la porta chiusa, perché la loro lampada si era spenta, e non c’era stato il tempo necessario per ricomprare l’olio, ed arrivare in tempo alle nozze quando la porta era ancora aperta (Mt 25,1-13).
La grazia di Dio raggiunge tutti indistintamente come un vento che accarezza chiunque incontri sulla sua strada. Il vento dello Spirito Santo soffia dove vuole, per questo: “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.” (Lc 13,29).
Allora torniamo alla domanda iniziale: chi sono i salvati del regno di Dio? Sono quelli che hanno accolto la grazia di Dio, sono coloro che avranno riconosciuto la loro ingiustizia verso gli uomini e i loro peccati verso Dio. Sono quelli che avranno compiuto opere di misericordia materiali e spirituali per sedere a mensa nel regno di Dio.
Allora per non sentirci dire anche noi: “Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità!” (Lc 13,27), non allontaniamoci dai poveri, chiediamo la grazia di essere sempre disponibili a perdonare le offese ricevute. E soprattutto, non limitiamoci solo ad ascoltare la parola di Dio, ma meditiamola sempre, giorno e notte. Quando dobbiamo prendere una decisione tiriamo fuori dallo scrigno del nostro cuore l’insegnamento e l’esempio di vita di Gesù. Chiediamo tutto questo a Maria invocandola con il titolo di Porta del Cielo.