Citazioni:
Is 66,18-21: www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9a10sfcb.htm
He 12,5-7.11-13: www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9aghsbl.htm
Lc 13,22-30:www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9bcbkgm.htm
Come sempre, nel Vangelo di Luca siamo invitati a seguire Gesù verso Gerusalemme. È passato tanto tempo, ma le domande rimangono le stesse: chi si salva? quanti si salveranno? Come sempre, noi siamo interessati al futuro, badiamo al risultato finale e al numero, ma Gesù sposta l’attenzione sul come. Non dobbiamo preoccuparci del futuro se abbiamo fede in Dio, che è ordine e benevolenza. Non dobbiamo lasciarci sfuggire il presente, il “tempo” e il “campo” dove seminare l’amore che ci permetterà di non temere nessun evento improvviso. È il presente il “tempo” e lo “strumento” attraverso il quale possiamo sforzarci di entrare per la porta stretta, senza timore di incontrare il padrone di casa il quale, se avremo seminato amore e speranza, ci accoglierà e inizierà a servirci. Se Dio è caparbio nel desiderio di volerci con Lui, se ha mandato suo Figlio per rivelarsi definitivamente, se ci ha donato lo Spirito e possiamo gridare Abbà, non possiamo tirarci indietro ma dobbiamo sforzarci di entrare nel Regno! Non si entra nel Regno senza sforzo, senza fatica, senza vestito buono: come Gesù, dobbiamo anche noi perseverare.
La perseveranza è sinonimo di desiderio, di passione, di tenacia: sono le caratteristiche che hanno accompagnato Gesù nel mistero pasquale, che era totalmente volto alla nostra salvezza. Spesso ci riteniamo non obbligati alla fatica, all’impegno e non siamo perseveranti. Siamo stati, e in tante occasioni siamo, i beneficiari del sacrificio di Gesù ma non siamo pronti ad alcun sacrificio. Coloro che si sforzano di entrare attraverso la porta stretta sono i veri adoratori, i veri amanti di Dio, coloro che sanno prendere la loro croce ogni giorno, che sanno morire a se stessi per essere sempre più liberi da se stessi e lasciare spazio a Dio.
Potremmo cadere nell’errore di pensare che la porta si apra dopo la morte, che dobbiamo entrare nel Regno dopo la morte: niente di tutto questo! Ora è il momento di entrare per la relazione autentica, vera, intima con Dio, ora è il tempo di operare il bene, di rifiutare il male, di morire a se stessi. Ora è il tempo di entrare nella porta stretta. Ricordiamo le beatitudini, siamo beati qui e ora, quando ci sforziamo di entrare nel Regno, di imitare Gesù, di vivere la nostra vita in sua presenza: allora lo conosceremo intimamente. Quando saremo al suo cospetto, dopo aver varcato la soglia, non ci rifiuterà niente, perché qui e ora l’abbiamo conosciuto, l’abbiamo seguito, non ci dirà “allontanatevi”, saprà tutto di noi, da dove veniamo e quanta perseveranza e passione abbiamo messo nel seguirlo.
Ma tutto ciò è intimamente collegato a quanto si legge nella seconda lettura di oggi, tratta dalla Lettera agli Ebrei. Il Vangelo della porta stretta si coniuga con gli interventi di Dio nella nostra vita: le sue preziose correzioni. Questo aspetto è esposto così chiaramente, che non si può far altro che riportare gran parte del brano stesso, per rigustarne il sapore: “Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio. È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati”. La correzione divina è un grande favore del Signore nei nostri confronti, è un segno chiaro del suo amore paterno. La correzione immediatamente dispiace, è chiaro, ma arreca un frutto duraturo per la vita eterna.
In conclusione, impariamo dalla Parola di Dio odierna che è necessario sin da questa vita passare per la porta stretta e che il Signore non ci lascia soli in questo percorso: con la sua mano amorevole, che guida e che paternamente corregge, Dio ci riorienta sempre di nuovo verso il passaggio angusto ma salutare, che conduce alla beatitudine perfetta nella Gerusalemme celeste.