India: "La fede cresce fra i cristiani perseguitati in Orissa"

Mons. John Barwa SVD, Arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, a cinque anni dai pogrom

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“La nota osservazione di Tertulliano ‘il sangue dei martiri è il seme dei cristiani’ è diventata una realtà nella Chiesa dell’Orissa”: lo afferma S. Ecc. Mons. John Barwa SVD, Arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar (Stato di Orissa, in India orientale), in un messaggio diramato in occasione dei cinque anni dalla violenza anticristiana nel distretto di Kandhamal (2008-2013), che fa parte della sua diocesi. “Facendo memoria di quegli eventi dolorosi, preghiamo per quelle anime coraggiose e ribadiamo il nostro impegno a promuovere la pace, giustizia e speranza”, recita il messaggio, inviato all’Agenzia Fides, aggiungendo: “Questa missione, di fronte alle persecuzioni violente, è diventata il fulcro di vocazioni religiose e sacerdotali”.

L’Arcivescovo ripercorre la storia della missione nel distretto di Kandhamal, avviata dai Missionari di San Francesco di Sales di Annecy (MSFS) e poi curata dai sacerdoti della Congregazione della Missione (CM), detti Lazzaristi. Il 1° giugno 1947 fu creata la “Missio sui iuris” di Cuttack da Papa Pio XI e nel 1974 divenne Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, in un territorio che oggi ha una popolazione di 11,5 milioni di abitanti. I cristiani sono 160.000, fra questi 64.000 cattolici.

“Ogni crescita è un processo che richiede potatura, prove e le sofferenze”, dice Mons. Barwa, affermando che “in un arco di 70 anni la popolazione dei distretto di Kandhamal, dove vive la maggioranza dei cattolici dell’Arcidiocesi, ha affrontato indicibili persecuzioni”. Il punto più alto sono stati i pogrom del 2008: “Durante le persecuzioni, in 400 villaggi vi è stata un pulizia etnica di tutti i cristiani, più di 6.000 case, 340 tra chiese e cappelle, dispensari e scuole sono state bruciate e distrutte. Migliaia di fedeli sono rimasti ferite, diverse donne e ragazze tra cui una suora, violentate e circa 60.000 uomini, donne e bambini sono rimasti senza tetto”. Il Vescovo ricorda che 75 cristiani (22 cattolici, 28 battisti, 12 pentecostali, 5 di chiese indipendenti) e 8 tribali non cristiani sono stati brutalmente assassinati.

Il testo prosegue: “A cinque anni delle persecuzioni, visitando le comunità colpite, i fedeli dicono al Vescovo: i persecutori hanno bruciato le nostre case, proprietà e massacrato i nostri cari, ma non hanno potuto distruggere la nostra fede e non possono separarci dall’amore di Cristo Gesù. Siamo orgogliosi di essere cristiani e orgogliosi della nostra fede”. Parole e azioni del genere “sono chiari segni della crescita nella fede. Sono magari poveri e analfabeti, ma gente ricca di fede”, commenta.

L’Arcivescovo spiega che tuttora non esiste la certezza che le persecuzioni non si ripeteranno: “Viviamo confidando in Dio e facendo ogni sforzo, come individui e comunità, per costruire la pace a Kandhamal, ma ci arrendiamo a Dio e diciamo: Sia fatta la tua volontà”. 

In linea con l’osservazione di Tertulliano, la fede in Orissa sta crescendo proprio a causa delle persecuzioni che “hanno resa più forte e hanno aiutato i giovani e meno giovani a rendersi conto del valore della fede”, pprosegue. Inoltre le persecuzioni hanno rafforzato l’unità tra le comunità cristiane di diverse confessioni in Kandhamal, in particolare, creando “forti legami di unità, di comunione e simpatia, di armonia”.

L’Arcivescovo afferma di aver ricevuto “sostegno sia finanziario che spirituale da tutto il mondo per la ricostruzione in Kandhamal” e ringrazia di cuore tutti i benefattori che hanno contribuito a ricostruire case e chiese distrutte. Oggi la Chiesa locale resta impegnata “ad aiutare in particolare poveri, emarginati e svantaggiati nella loro lotta per la giustizia e la pace”.

(Fonte: Agenzia Fides 23/8/2013)

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ZENIT Staff

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