L’approccio è storico. Si presume che per poco meno di 200.000 anni i pochi gruppi di Homo sapiens presenti sul pianeta siano vissuti praticando la caccia, la pesca e la raccolta di semi e frutti selvatici. Poi, circa 12.000 e 9.000 anni fa, alla fine dell’ultima glaciazione, avvenne la prima rivoluzione agricola che cambiò in maniera sorprendente il rapporto tra uomo e natura.
Da quel momento, attraverso l’osservazione, il lavoro, la semina, la cura delle piante e dei terreni, la coltivazione, l’irrigazione e l’allevamento degli animali, l’umanità cominciò a moltiplicare le risorse necessarie non solo per l’alimentazione. Una rivoluzione che non si è mai fermata, dalle prime piante selvatiche incrociate per produrre il frumento fino al golden rice e alla patata gold arricchite transgeneticamente con la vitamina A.
Il centro della rivoluzione sta nella capacità degli umani di osservare i processi naturali per riprodurli. La conoscenza utilizzata per una pratica di domesticazione e coltivazione che sviluppa le attività agricole. La selezione e l’incrocio di semi e piante porta ad una evoluzione decisiva. Si passa da piante naturali piccole e selvagge a piante coltivate che crescono più velocemente e con più semi e frutti.
Stupisce scoprire che la rivoluzione agricola si sviluppa contemporaneamente in diverse regioni del pianeta, nella mezzaluna fertile (vicino Oriente), nelle valli dello Yangtze e del Fiume giallo in Cina, Nel Messico centro-meridionale, e sulle pendici della Ande in Sudamerica. Per ogni regione i prodotti e le piante sono diverse, ma tutte contribuiscono a portare, cereali, proteine, vitamine. Il frumento, l’orzo, le lenticchie, i piselli, il lupino e il lino nella mezzaluna fertile. La soia, il riso, la melanzana, il miglio in Cina. I fagioli, il mais, il peperoncino e la zucca nel sud del Messico. Le arachidi, il pomodoro la patata ed il cotone nelle Ande.
Si tratta di prodotti diversi, come frumento, mais, riso che hanno avuto un ruolo importantissimo per l’alimentazione, e che sono entrati nella storia, nella cultura e nella religione dei popoli. Vengono riportate citazioni di Dante Alighieri sull’uva che diventa vino “Guarda il calor del sol che si fa vino giunto all’umor che della vite cola” (purgatorio XXV – 77-78). Il salmo 104, 14-15 in cui è scritto “fai crescere il fieno per gli armenti e l’erba al servizio dell’uomo perché tragga alimento dalla terra: il vino che allieta il cuore dell’uomo; l’olio che fa brillare il suo volto e il pane che sostiene il suo vigore”.
Si ricorda che prima dell’Eucaristia i cristiani a messa sentono le parole del sacerdote che dice “Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo: dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna”. E ancora , “Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo: dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo vino, frutto della vite e del lavoro dell’uomo; lo presentiamo a te, perché diventi per noi bevanda di salvezza”.
La parte finale della mostra è dedicata alla rivoluzione verde operata negli ultimi 50 anni, realizzata grazie al miglioramento genetico delle sementi. Si spiega il contributo che personaggi come Gregorio Mendel, Nazareno Strampelli, Norman Borlaug e Nikolaj Vavilov, hanno dato per la realizzazione della rivoluzione verde che ha moltiplicato la produzione di cibo.
Vengono mostrati anche alcuni prodotti transgenici come il golden rice, dopodiché si conclude con le parole di Papa Francesco nel suo discorso alla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) del 5 giugno scorso: “Coltivare e custodire il creato è un indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità; trasformarlo perchè sia un giardino, un luogo abitabile per tutti”.
La mostra è suggestiva, si consiglia di portarla ovunque, soprattutto nelle scuole.
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