«Siamo disposti a soffrire, ad essere vittime, a perdere le nostre chiese e le nostre case. Lo accettiamo se è per il bene del nostro paese e di tutti i cristiani e i musulmani d’Egitto». Così scrive il vescovo copto cattolico di Luxor, monsignor Joannes Zakaria, in un messaggio inviato ieri (19 agosto) ad Aiuto alla Chiesa che Soffre.
In un clima di grande tensione per l’intera comunità copta, il presule racconta alla fondazione pontificia di essere stato lui stesso vittima di un attentato lo scorso venerdì (16 agosto). «Durante una manifestazione a Luxor un gruppo d’islamisti ha provato ad irrompere in casa mia e cercando di appiccare il fuoco all’intero edificio. Grazie a Dio l’esercito è intervenuto in nostro aiuto». Il presule riferisce inoltre che in seguito ai duri attacchi anti-cristiani di questi ultimi giorni, molte chiese sono state chiuse e che i fedeli, i sacerdoti e le religiose hanno paura di lasciare le proprie abitazioni. «Preferiamo restare in casa, al riparo da nuove violenze».
Da mercoledì 14 agosto, giornata in cui le forze armate hanno iniziato a sgomberare i presidi pro-Morsi al Cairo, decine di chiese e di edifici religiosi sono stati attaccati da sostenitori dell’ex presidente, convinti della connivenza dei cristiani con l’esercito. Stando a quanto dichiarato ieri ad ACS dal vescovo copto cattolico di Assiut, monsignor Kyrillos William Samaan, sarebbero circa 80 le chiese bruciate o danneggiate insieme a diversi conventi, scuole, abitazioni e negozi cristiani. Molti attacchi hanno avuto luogo nell’Alto Egitto, nelle città di Minya, Assiut, Fayoum, Beni Suef, Luxor e Sohag – dove un cristiano sarebbe stato ucciso a colpi d’arma da fuoco. Non sono mancati però episodi anche a Giza, Cairo, Suez e Alexandria, dove giovedì un tassista copto è stato picchiato a morte. Stando alle dichiarazioni di monsignor Zakaria, almeno cinque cristiani e un musulmano sarebbero inoltre stati uccisi a Dabbiah, vicino Luxor. Tra gli altri episodi denunciati dall’episcopato locale anche gli slogan anti-cristiani sugli edifici religiosi. Come le parole scritte sulle mura esterne della Chiesa greco-cattolica di San Cirillo al Cairo: «Abbasso voi bugiardi, abbasso voi traditori».
«Eravamo preparati a possibili rivendicazioni ma non potevamo immaginare tanta crudeltà», afferma monsignor William, ricordando tuttavia i tanti musulmani che hanno cercato di proteggere i cristiani ed i loro luoghi di preghiera fino a formare delle catene umane intorno alle chiese. Il presule critica invece aspramente i governi occidentali per non aver riconosciuto la gravità delle violenze messe in atto dai Fratelli musulmani. «Ho sentito parlare del diritto a manifestare: è giusto, devono essere liberi di protestare, ma senza ricorrere alle armi. Credo che l’Occidente non si renda conto di quanto stia effettivamente accadendo. La realtà è che siamo stati attaccati da un gruppo di terroristi armati».
E di terrorismo parla anche il patriarca copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak, in un comunicato ufficiale diffuso ieri ed inviato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre. «Ci rivolgiamo – si legge – alla coscienza mondiale e a ogni capo di stato perché comprendano e credano che quanto accade in Egitto non è un conflitto politico tra fazioni diverse, ma una lotta di tutti gli Egiziani al terrorismo». In linea con quanto espresso venerdì scorso dal patriarca copto ortodosso Teodoro II, l’ex vescovo di Minya ribadisce poi il sostegno, «fermo, cosciente e libero», della Chiesa cattolica egiziana alle istituzioni egiziane e in particolare all’esercito e alle forze di polizia. Non manca infine la condanna a tutti quei mezzi di comunicazione, egiziani e stranieri, «che diffondono bugie e falsificano la verità con lo scopo di deviare l’opinione pubblica mondiale».