A queste ed altre domande cerca di rispondere Oliver Rey, dottore in Matematica del Centre national de la recherche scientifique (CNRS) francese, con il libro “Itinerari dello smarrimento. E se la scienza fosse una grande impresa metafisica?” (edizione Ares). Attualmente il prof. Rey insegna nel dipartimento di Filosofia all’Università Panthéon – Sorbonne.
Nel presentare ieri, domenica 18 agosto, il volume al Meeting di Rimini, Flora Crescini, professoressa di letteratura e storia all’ITIS “Righi” di Corsico (MI), ha detto: “Perché l’uomo di oggi ritiene più importante che la terra giri introno al sole e non il significato dell’esistenza?”, che forse “l’uomo decade quando viene meno la sua vocazione al mistero?”.
Per approfondire un tema così attuale e scottante, ZENIT ha intervistato il prof. Olivier Rey. “Il mio libro non è contro la scienza – ha spiegato il professore – piuttosto vuole criticare il posto che la scienza ha occupato nella società moderna. Pascal distingueva tre ordini di conoscenza, l’ordine del corpo quello dello spirito e quello della carità. Lo smarrimento di cui io parlo viene dal fatto che la scienza quando la si considera come fonte principale ed unica della verità arriva ad annientare la distinzione degli ordini ed in particolare a marginalizzare l’ordine della carità”
“La verità – ha aggiunto Rey – è una conoscenza esatta che conferma ciò che si ama. Il problema che si ha con la scienza moderna è che pone per principio i suoi oggetti al di fuori del bene e del male e taglia il legame affettivo che ci pone in relazione con la realtà. Cioè si può disporre di conoscenze esatte ma queste non sono sufficienti per conoscere l’intera verità. Questo non vuole dire che la scienza sia senza valore, le conoscenze esatte possono essere estremamente utili”.
“Il problema sopraggiunge quando la scienza viene intesa come la sorgente della verità” ha ribadito, “è infatti evidente che quando Cristo dice “io sono la verità” si vede bene che la verità ha un senso che ha poco a che vedere con la scienza come viene intesa oggi. Il problema non è la scienza in se stessa ma il ruolo che si fa giocare alla scienza”.
Alla domanda su quale rapporto ci sia tra la scienza e Dio, il professor Rey ha spiegato che per millenni gli umani hanno cominciato a cercare di conoscere la realtà indagando sul Creatore. Le prime università in Europa si sono interessate alla conoscenza della natura perché era creazione divina. Lo stesso Darwin prima di fare osservazioni sulla natura aveva studiato teologia per diventare Pastore. Poi nell’epoca moderna è prevalsa la tendenza ad opporre la scienza alla religione, e sono nati molti problemi di smarrimento.
“La scienza è un modo di amare Dio – ha affermato Rey – per questo motivo lo smarrimento di cui parlo nel libro è precisamente il fatto che invece la scienza è diventata un modo per detestare Dio”. In merito al contrasto tra scienza e fede che alcuni promuovono, il professore francese ha affermato: “Personalmente non ha mai compreso le ragioni dell’opposizione tra fede e ragione. Mi sembra evidente che è la fede che fonda la ragione”.