Chi può reagire a ciò? “Può reagire la cultura – ha aggiunto il Presidente – possono reagire certamente le istituzioni più di quanto non facciano. Possono reagire i sistemi educativi, può reagire molto di più di quanto non faccia il sistema di informazione e possono molto contribuire le grandi organizzazioni sociali comprese quelle ispirate ad una fede religiosa. In questo senso il contributo che viene dai più alti livelli della Chiesa cattolica, è un contributo che soltanto i ciechi possono non vedere”.
In merito a cosa deve fare l’Europa per riconquistare un ruolo importante nelle sorti del mondo, Napolitano ha risposto che il continente “deve innanzitutto avere più coscienza di sé” e “non deve mai dimenticare i presupposti storico–culturali del grande progetto europeo di Monnet, Schumann, De Gasperi e Adenauer”. Sono questi, ha detto il presidente, “elementi fondamentali di una identità e di una cultura europea che si è costruita anche attraverso incroci molteplici”. “Ricordo – ha sottolineato – che Papa Benedetto XVI parlava di una cultura dell’Europa nata dall’incrocio tra Atene, Gerusalemme e Roma”.
Napolitano ha ricordato anche il grande contributo europeo allo sviluppo, scientifico, tecnologico, produttivo e sociale del mondo. Ha poi rilevato che il modello europeo è quantificabile come modello di economia sociale di mercato, ma è anche qualcosa di più, ricco com’è di valori civili, partecipazione e fratellanza.
Per questi motivi “bisogna evitare che questo patrimonio si sbiadisca e venga sommerso”; “dobbiamo saper reggere le sfide dell’innovazione – ha esortato il Presidente – della competitività, della produttività che sono le sfide di una rimodulazione efficace del nostro modello di economia sociale di mercato”.
In tal senso, è necessario “un forte senso della propria missione come ‘Europa’ in un mondo che cambia radicalmente e che non può perdere il contributo proprio della storia e della cultura europea”. Ii Presidente Napolitano ha ricordato come una tappa importante per la costruzione dell’Europa, l’adesione di Paesi come la Slovenia e la Croazia che sono usciti da “una terribile e spaventosa guerra fratricida”. E ha indicato la Polonia come paese importantissimo per la storia europea e dell’Europa Centrale. Al centro di un conflitto sia con la Russia che con la Germania, oggi la Polonia – ha concluso – “è all’avanguardia del processo d’integrazione europea, guidata da uomini che hanno recuperato e che portano avanti l’esperienza straordinaria di Solidarnosc”.