Perché proporre oggi alla società dell’immagine, del tutto-subito-velocemente, di fermare la propria attenzione così distratta sulla mistica cristiana e per di più occidentale, che non si adorna con qualche superficiale alone esotico tale da saper affascinare i sensi spirituali dei ricercatori dell’indefinito? Serve veramente a qualcosa?
Si potrebbe infatti pensare che si tratta di disquisizioni accademiche, di problematiche avulse da quella che comunemente si definisce la concretezza della realtà. Eppure parlare di mistica oggi costituisce un annuncio, un kerygma salvifico, una delle modalità apostoliche di missionarietà della Chiesa.
La parola mistica ha una storia assai lunga ed è stata già sufficientemente studiata. Il senso che oggi le diamo risale solo a qualche secolo fa. Negli ultimi anni, gli studi su questo tema si sono concentrati anche sulla mistica comparata, sul ruolo dello Spirito Santo, sulla natura stessa dell’esperienza religiosa, sull’apporto di altre discipline, come la psicologia, la linguistica, la simbologia, ecc.
Precedentemente, ci si era soffermati sulla relazione tra santità e mistica, fra ascetica e mistica, sul ruolo dei doni dello Spirito Santo, sulla contemplazione infusa e acquisita. A noi pare che nell’attuale inflazione della parola mistica ci sia il pericolo di collocare sbrigativamente sotto un’etichetta e collaudare ogni qualsiasi esperienza di una certa profondità personale soprattutto di tipo acategoriale.
Occorre, pertanto, porre in giusta luce quella che è la problematica relativa all’esperienza religiosa fondamentale che la dichiarazione conciliare Nostra Aetate considera l’humus su cui germinano le diverse religioni dei popoli: «Gli uomini delle varie religioni attendono la risposta agli oscuri enigmi della condizione umana che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell’uomo: la natura dell’uomo, il senso e il fine del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l’ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, dal quale noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo» (NAE 1).
Questa esperienza e questo humus potrebbero essere secondo Karl Rahner, in base alla sua nota tesi sull’esistenziale soprannaturale, non solo lo stato di manifestazione dello stato di creatura dell’uomo, ma anche espressione della sua destinazione a Cristo, rivelazione del Padre, nella vita dell’uomo.
Concretamente, ciò significa fare memoria del Cristo che è venuto a mostrarci il mistero del Dio vivente e, al tempo stesso, imparare a conoscerlo da vicino. Ciò implica anche tornare a guardare il fondamento permanente e portante della vita e della storia degli uomini. Difatti, il cuore di ogni tentazione odierna è il mettere da parte Dio.
Occorre, invece, incentivare la ricerca di Dio, della sua Parola, della giusta maniera di impostare tutta la vita alla luce del Cristo Gesù che non è indifferente alle necessità dell’uomo di tutte le stagioni. Gli rivela il senso ultimo della vita e gli restituisce dignità rendendogli nota la sua altissima vocazione (cf GS 19), in un mondo in cui la mentalità tecnicista conduce al vuoto più assoluto.
La presunzione dell’uomo moderno che vuole ridurre Dio ad un oggetto ed imporgli la sua volontà presuppone che si neghi Dio come Dio, non lo si accetti più come il Signore della vita e della storia. Non così la vita dei mistici: in ogni tempo, scegliendo l’assoluto di Dio in Gesù Cristo, essi hanno indicato la strada di un’autentica umanizzazione e divinizzazione. Da loro s’impara a scegliere Dio, cioè a scegliere la vita.
La mistica cristiana in senso stretto è per sua natura compimento del mistero di Cristo nell’uomo e richiede l’esercizio delle virtù teologali oltre che l’opera dello Spirito Santo all’interno della mediazione della Chiesa. I mistici sono i canali attraverso cui un po’ della conoscenza della verità intradivina filtra entro il nostro universo umano. Per questo motivo, un mondo totalmente antimistico sarebbe un mondo totalmente cieco e insano (A. Huxley).
Di qui nasce il motivo del Primo Convegno Internazionale di Mistica cristiana che si svolgerà, dal 5 al 7 settembre, presso la Domus Laetitiae di Assisi – Convento di Cristo Risorto dei Frati Minori Cappuccini della Provincia dell’Umbria.
La finalità è quella di aprire una riflessione sulla mistica che si prospetta ricca di suggestioni e di sviluppi, sia sul piano teologico che pastorale. Il titolo del Convegno, difatti, è una frase tratta dall’Apocalisse «Ecco sto alla porta e busso» (3,20). Orientamenti scientifici e pastorali».
E’ stata scelta come sede del Convegno Assisi, “città della pace” il cui santo cittadino, Francesco, è stato un mistico per antonomasia. Il suo vissuto mistico attesta l’attuale sete di mistica, un tempo ambito esclusivo degli specialisti, ora alla portata di tutti, poiché la mistica appartiene all’essenza della vita cristiana.
Il Convegno si articolerà, per così dire, in tre sezioni. Nella prima, il relatore, mons. Sorrentino, prenderà in esame l’esistenza del cristiano, che è una vera e propria esistenza “teologica” nel senso di vissuto spirituale e mistico celebrato nei fatti ordinari della vita quotidiana. Tale vissuto risponde alla vocazione universale alla santità e alla mistica.
Delle differenze e convergenze tra santità e mistica parlerà il card. José Saraiva Martins. La mistica nel suo senso stretto è un lasciarsi agire dallo Spirito, che soffia dove e quando vuole in ogni ambito socio-culturale ed ecclesiale. Relatori di questi due temi saranno mons. Papa e mons. Spiteris. Nella seconda sezione, mons. D’Ercole e mons. Chiarinelli parleranno rispettivamente del vissuto mistico in Europa e del rapporto tra mistica e cultura.
Nella terza e ultima sezione interverranno mons. Renna e il card. Farina: il primo parlerà della Vergine Maria quale compendio di ogni esperienza mistica e il secondo della mistica cristiana che è per sua natura ecclesiale. Nel pomeriggio di sabato 7 settembre quattro relatori affronteranno il tema della mistica così come sistematizzata nella scuola domenicana, francescana, gesuita e carmelitana.
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