Costruttori di gioia!

Non si può vivere governando solo la propria vita. Bisogna aprirsi ad un atto di fede che permetta di osare nella verità del Vangelo, sicuri che ogni parola e azione, non saranno mai contro gli uomini

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I tempi che noi viviamo non ci permettono di fermarci, di riflettere, di mettere ordine nel nostro cuore. Siamo spesso in affanno! Eppure viviamo in un tempo dove, a parole, si può comprare ogni cosa! Almeno così si dice! Sulla carta, rispetto a tempi di magra e di miseria abbastanza marcata, dovremmo, nonostante la crisi, essere più ottimisti, proiettati verso una società più giusta. I nostri tempi hanno compiuto, sicuramente, diversi passi, rispetto ai diritti fondamentali dell’uomo. Perché allora le insoddisfazioni salgono? Con chiunque si parli, al di là della posizione sociale rappresentata, si registra una mancanza di gioia nella vita! C’è un vuoto diffuso, che non si riesce a colmare!  Non siamo arrivati a farlo né con il benessere materiale, grande o piccolo che sia; né con la ricerca spasmodica di risposte secolari al mistero dell’esistenza umana, nella matematica o nella filosofia. L’uomo dimentica, spesso, che la sua grandezza è proprio nel mistero che lo avvolge e lo fa tendere a Dio.

Cristo con la sua venuta ha spalancato la mente e il cuore degli uomini, chiusi alla Verità. Eppure, nonostante la storia ogni giorno attesti l’attualità di quella Parola eterna, si fa fatica a compiere un passo di piena conversione. Ritarda in noi un atto di fede, capace di portare fraternità e gioia per ogni cuore. San Paolo, proprio quando sa che sta per morire, scrivendo ai Filippesi, cerca di trasmettere la gioia di essere discepolo di Cristo e di potergli andare incontro, fino al punto di vedere il morire, non come una perdita, ma come un guadagno. E qual’ è il suo sentimento fondamentale? La gioia! “Siate sempre lieti nel Signore; ve lo ripeto: siate lieti”. Noi credenti, per onorare la nostra appartenenza a Cristo dovremmo vivere, e far vivere, la gioia.

In un brano del Vangelo di Luca, proprio nelle risposte che Giovanni il Battista rivolge a coloro che lo interrogano su come agire con correttezza, riscontriamo l’orientamento ad essere sempre portatori di gioia, nei confronti del prossimo. Alla folla: “Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto”. Ai pubblicani: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Ai soldati: Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe”. È facile riscontrare, come risultato dei comportamenti indicati da Giovanni, un inno alla gioia che “prende”, sia chi esegue l’azione, ma anche  chi la riceve.

In questi semplici  consigli di vita si erge un fondamento di verità universale, che ancora oggi, dopo oltre duemila anni, sta alla base della giustizia e del diritto di un Paese democratico. Necessita, perciò, che il cristiano sia coerente con la sua missione e pronto al bene verso l’altro, senza aver paura di amare, rischiando di trasformare la nostra religione in una filosofia, che confezioni le risposte che noi vorremmo.

Non si può vivere pensando di governare solo la propria vita! Bisogna aprirsi ad un atto di fede che ti permetta di osare nella Verità del Vangelo, sicuro che ogni parola o ogni azione, non saranno mai contro gli uomini. Le risposte di Giovanni sono l’anticamera del discorso della montagna, che Gesù farà per l’eternità dei tempi. Le beatitudini sono infatti il mistero più grande del verbo di Cristo, in grado di stravolgere l’umanità ed elevarla all’universalità del regno di Dio. Giovanni  invita ognuno di noi a fare, ma anche a non fare, qualcosa per l’altro.

È risaputo che otto dei dieci comandamenti ci invitano a non fare delle azioni, per costruire un mondo migliore sui sentieri di Cristo. Per Giovanni, chi ha il potere di riscuotere le tasse, non  ecceda nell’esigere ciò che è giusto e lo utilizzi per il benessere comune. Adesso non è così! Più aumentano le tasse, più il debito pubblico si amplia, più cresce il disagio sociale. La Chiesa ammonisca con determinazione, non chi non può pagare le tasse, ma chi amministra male il “sangue” di ogni cittadino! Il soldato si contenti della sua paga e non esca dalle “leggi della stessa guerra”, trucidando i fratelli, come sta succedendo oggi nel Medio Oriente, con la morte di donne, bambini, anziani, civili, che nulla hanno a che fare con la prepotenza di che sta favorendo un conflitto contro l’uomo. Si diventi costruttori di gioia e il mondo conoscerà un’era di benessere assoluto!

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email:egidio.chiarella@libero.itPer ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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